Juventusnews24
·18 novembre 2025
De Siervo sicuro sulla crisi della Serie A: «La Champions League ha reso meno attraente il nostro campionato». Svelato il vero problema

In partnership with
Yahoo sportsJuventusnews24
·18 novembre 2025

L’Amministratore Delegato della Lega Serie A, Luigi De Siervo, ha lanciato un allarme drammatico sul futuro del calcio italiano. Intervenendo al Social Football Summit presso l’Allianz Stadium di Torino, De Siervo ha affrontato il tema della sostenibilità economica e della competizione globale. Il dirigente ha esordito con una previsione severa: il campionato italiano rischia di diventare le prequalifiche della Formula 1 o dei grandi tornei di tennis, un destino causato dalla supremazia dei prodotti premium di FIFA e UEFA.
Secondo l’AD, è la Champions League ad aver reso il campionato italiano meno popolare all’estero, polarizzando l’attenzione e le risorse. De Siervo ha spiegato che, a livello finanziario, i club spendono più in stipendi e procuratori di quanto riescano a incassare dai diritti televisivi. Questo squilibrio porta il calcio italiano ad alzare costantemente l’indebitamento.
De Siervo ha poi evidenziato il contrasto tra la Lega Serie A e l’ECA. La Lega è un elemento di democraticità, perché le squadre medio-piccole hanno la maggioranza. L’ECA, invece, punta ad aumentare i soldi distribuiti solo ai grandi club. Il dirigente ha ricordato che la Francia è stata la prima investita dallo tsunami della polarizzazione e che l’Italia è la prossima.
De Siervo ha affermato che la Lega Serie A deve cercare di sensibilizzare FIFA e UEFA per bloccare questo fenomeno, altrimenti si rischia di distruggere il tessuto delle squadre. Nel momento in cui perdi controllo non puoi riprenderlo, e l’Italia è vulnerabile.
Il degrado ha un impatto diretto sulla Nazionale e sul settore giovanile. La mediocrità latente tocca anche la Nazionale perché i fondi mancanti vengono sottratti allo sviluppo delle strutture e del vivaio. De Siervo ha concluso con una sentenza amara.
LUIGI DE SIERVO – «Rischiamo di diventare le prequalifiche della Formula 1 o dei grandi tornei di tennis. Il prodotto che si sta sviluppando sempre di più è il prodotto premium di FIFA e UEFA. Punto di svolta in questo passaggio il ruolo che ha avuto l’ECA: le squadre che governavano il calcio erano in G14, oggi sono 20 le squadre che guidano l’ex ECA, ma sono l’elemento che serve a Fifa e Uefa per dimostrare che condividono un progetto fatto dalle squadre. È la Champions League ad aver reso meno popolare il nostro campionato all’estero. Pensate all’Inghilterra: la fantomatica Premier League ha dovuto mettere sul mercato il 35% delle gare in più, e il costo di ciascuna partita è diminuito del 21%. La crisi perciò riguarda tutti i campionanti, non solo la Serie A. Quello che può fare la Lega Serie A è cercare di sensibilizzare FIFA e UEFA per bloccare questo fenomeno, altrimenti rischiamo di distruggere il tessuto di queste squadre. Dobbiamo avere chiaro che questa distanza di valore nel tempo crea parte sinistra e destra della classifica, ma si rischia anche di avere partite che finiscono tanto a poco. La Francia è stata la prima lega investita da questo tsunami, noi siamo i prossimi, abbiamo un sistema che ci tutela a poco nei diritti televisivi. Nel momento in cui perdi controllo non puoi riprenderlo. Riusciamo a rimanere un riferimento per il pubblico solo mantenendo un livello alto. Quando sono stato all’assemblea ECA ho scoperto che il paese che contribuisce maggiormente all’ECA come numero di squadre è l’Italia. La differenza tra ECA e leghe è che noi rappresentiamo un elemento di democraticità del sistema. I voti in assemblea lega Serie A sono 20, maggioranza squadre piccole medio piccole, non possiamo ragionare con la polarizzazione verso l’alto. Ha l’obiettivo di aumentare i soldi distribuiti alle partecipanti a questi tornei. La trasformazione della Champions League è avvenuta quando èvenit oil tema della Superlega: ha strappato quel sistema prevenente e ha creato un modello che comunque portava guadagni alle squadre più importanti. Non ci sono più i presidenti di una volta che con un assegno coprivano le perdite, oggi ci sono strutture che cercano di avere un punto di equilibrio. Otteniamo meno soldi dai diritti televisivi di quanti ne vengono spesi per calciatori e procuratori, porta tutti gli anni il nostro calcio ad alzare l’indebitamento. Facciamo fatica a programmarci, ci mancano le risorse per gli investimenti. Se non riusciamo a garantire risorse con continuità non saremo in grado di programmare il nostro futuro. La mediocrità latente tocca anche la nazionale: i soldi che mancano vengono tolti allo sviluppo delle strutture e del vivaio. Oggi è più conveniente comprare un giocatore talentuoso che formarlo».









































