De Zerbi, Farioli e Maresca: l’eccellenza italiana costretta a emigrare. Tre storie di successo che interrogano la Serie A | OneFootball

De Zerbi, Farioli e Maresca: l’eccellenza italiana costretta a emigrare. Tre storie di successo che interrogano la Serie A | OneFootball

In partnership with

Yahoo sports
Icon: gonfialarete.com

gonfialarete.com

·19 ottobre 2025

De Zerbi, Farioli e Maresca: l’eccellenza italiana costretta a emigrare. Tre storie di successo che interrogano la Serie A

Immagine dell'articolo:De Zerbi, Farioli e Maresca: l’eccellenza italiana costretta a emigrare. Tre storie di successo che interrogano la Serie A

Sono giovani, vincenti e profondamente italiani. Roberto De Zerbi, Francesco Farioli ed Enzo Maresca rappresentano oggi il volto più moderno e internazionale della nuova generazione di allenatori italiani.

De Zerbi, Farioli e Maresca: l’eccellenza italiana costretta a emigrare. Tre storie di successo che interrogano la Serie A

Tre tecnici che, nonostante il talento e i risultati, hanno dovuto lasciare la Serie A per essere riconosciuti come protagonisti del calcio europeo.


OneFootball Video


Il paradosso è evidente: mentre all’estero si contendono le loro idee e la loro mentalità, in Italia nessuna grande squadra ha ancora deciso di affidare loro un progetto di lungo termine.

De Zerbi, il Marsiglia e la rivoluzione tattica in Ligue 1

Roberto De Zerbi ha conquistato la vetta della Ligue 1 con un Marsiglia capace di battere il Paris Saint-Germain, un’impresa che in Francia ha riacceso l’entusiasmo per un calcio tecnico e coraggioso.

Il suo approccio, basato su costruzione dal basso e pressing organizzato, ha reso la squadra una delle più spettacolari d’Europa. “Voglio che la mia squadra domini il gioco, non lo subisca,” ha dichiarato l’allenatore bresciano in una recente intervista.

Eppure, in Italia, l’unica vera opportunità ricevuta da De Zerbi è stata quella al Sassuolo, una parentesi che non gli ha aperto le porte dei grandi club.

Farioli e il Porto: leadership giovane, risultati da veterano

A 35 anni, Francesco Farioli è diventato il simbolo della nuova scuola di allenatori italiani all’estero. Il suo Porto guida il campionato portoghese con un gioco propositivo, equilibrato e moderno.

Formatosi tra le esperienze nel settore giovanile e la collaborazione con De Zerbi, Farioli rappresenta la continuità di un pensiero calcistico basato su possesso, intensità e cultura del dettaglio.

Eppure, non ha mai allenato in prima persona una squadra italiana, nemmeno in Serie C. Una mancanza che racconta molto del sistema: il coraggio di affidarsi ai giovani tecnici sembra ancora un tabù nel calcio nostrano.

Maresca, dal Parma al trionfo mondiale con il City

Infine Enzo Maresca, oggi allenatore del Manchester City campione del mondo per club. Dopo una breve e complicata esperienza al Parma in Serie B, l’ex centrocampista di Juventus e Siviglia ha trovato all’estero l’ambiente ideale per esprimere la sua visione di gioco.

Al fianco di Pep Guardiola, di cui è stato assistente, Maresca ha assimilato i principi di un calcio di posizione evoluto, portandoli ora in una squadra che domina con intelligenza tattica e flessibilità.

Il suo percorso è la dimostrazione che il talento italiano, se valorizzato, può eccellere ai massimi livelli internazionali.

Perché in Italia si fatica a credere nei nuovi allenatori

La domanda resta aperta: perché l’Italia, patria di grandi tecnici, tende a non fidarsi dei propri innovatori?

Nel nostro campionato, scrive Cocchi, “c’è una grande attenzione alla fase difensiva e chiunque tenti strade diverse non è visto benissimo.” Il risultato è un sistema dove la pazienza è merce rara: bastano pochi risultati negativi perché un progetto venga abbandonato.

A differenza di altri Paesi, dove gli allenatori vengono sostenuti nel tempo, in Serie A si preferisce cambiare in corsa, rinunciando a costruire un’identità.

L’eccezione e il compromesso: Cuesta e la lezione del Parma

L’esempio più recente è quello di Cuesta, tecnico spagnolo chiamato a guidare il Parma da Giovanni Cherubini, che lo aveva apprezzato nello staff giovanile della Juventus.

Formatosi nella scuola di Arteta all’Arsenal, Cuesta ha subito adattato la propria filosofia: “Se avessi insistito su possesso e iniziativa estrema, avrei avuto vita breve,” avrebbe confidato ai suoi collaboratori.

Il risultato è un Parma che gioca con pragmatismo, in pieno stile italiano. Una scelta di sopravvivenza più che di convinzione.

Visualizza l' imprint del creator