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·7 settembre 2020
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Bucarest, anima dell’Europa centro orientale, simbolo di quelle che erano le nazioni indipendenti ma sotto l’influenza comunista sovietica. Proprio da quel periodo deriva la principale opera architettonica che arricchisce la città, ovvero l’immenso Palatul Parlamentului vero vanto per i cittadini. La Capitale vive gli sfarzi del centro, dove le ambasciate delle varie nazioni presenti in Romania fanno sfoggio della loro presenza, ma anche la povertà estrema che caratterizza molti quartieri e che rappresenta la visione del sud della nazione. A sollevare il morale della popolazione c’è il calcio e tra le svariate squadre che sono nate sono state in particolare due a guadagnarsi il maggiore affetto, la Dinamo e la Steaua.
Le realtà rumene che sono note a tutti oggi videro la luce soltanto a seguito della Seconda Guerra Mondiale, causa i ribaltoni interni dovuti alla dominazione sovietica. Nel 1947 nacque la Asociația Sportivă a Armatei, ovvero l’Associazione Sportiva dell’Esercito, che solo nel 1961 prese il nome di Steaua, che significa Stella. Questa vicinanza ai militari non contribuì molto alla popolarità della squadra che veniva vista di cattivo occhio, soprattutto perché accusata di favoritismi nei successi in campionato e nell’appropriazione di calciatori. Un anno dopo anche il Ministero dell’Interno volle la sua squadra e così venne alla luce la Dinamo, nome abbastanza frequente nell’est Europa in quegli anni per rappresentare la società vicina alla polizia. Nonostante anche i “Cani rossi“, non avessero una provenienza spontanea e popolare, riuscirono ad accaparrarsi le maggiori simpatie della nazione e della Capitale. Non si capì mai il vero motivo, forse perché l’Esercito veniva visto più alla mercé dell’Unione Sovietica rispetto alla Polizia.
L’importanza che vi è dietro a questa rivalità la si può tranquillamente riscontrare nel nome che viene dato a questo scontro, ovvero Eternul Derbi (Derby eterno) o Marele Derbi (Il Grande Derby). La prima storica gara venne giocata il 21 novembre 1948 e il primo confronto andò alla Dinamo per 1-0. Nonostante questo promettente inizio furono i rossoblu a prendere il sopravvento negli anni ’50 vincendo per tre anni consecutivi dal 1951 al 1953. I biancorossi invece dovettero attendere il 1955 per il loro primo successo, ma per altri trent’anni il calcio rumeno fu di quart’ordine e dimenticato dal mondo. Riuscì a far sapere della propria esistenza nel 1970, quando a sorpresa partecipò al Mondiale in Messico ed ebbe il privilegio di affrontare il Brasile di Pelé e l’Inghilterra di Bobby Charlton. Di quella nazionale allenata da Angelo Niculescu, grande cuore Dinamo, furono ben sei i giocatori dei Cani Rossi che presero l’aereo per il Centro America, mentre solo due quelli dei Militarii. Fu però un bagliore momentaneo prima dei meravigliosi anni ’80. Finalmente il calcio rumeno stava diventando popolare in Europa e i risultati di prestigio non mancarono. La Dinamo Bucarest riuscì ad arrivare nella semifinale della Coppa dei Campioni nel 1983-84 e in quella della Coppa delle Coppe nel 1989-90, dove venne però eliminata da Liverpool e Anderlecht. La vera impresa però venne realizzata dalla Steaua nell’anno di grazia 1985-86. I rossoblu riuscirono ad andare oltre ogni più rosea aspettativa e arrivarono a Siviglia per giocarsi la finale di Coppa dei Campioni contro il favoritissimo Barcellona. I tifosi blaugrana invasero la città andalusa pronti a festeggiare il più grande titolo europeo, ma sulla loro strada verso la Coppa si contrappose Helmut Duckadam. Il portierone sventò tutti gli attacchi avversari e ai rigori parò tutte e quattro le conclusioni dei catalani facendo diventare così una squadra rumena per la prima volta campione d’Europa. Il numero uno divenne un eroe per tutti ma non per il dittatore Ceaușescu che, oltre a essere a capo della nazione, era anche il presidente della Steaua. Geloso della popolarità del portiere lo fece allontanare a seguito della vittoria e la leggenda narra che addirittura gli vennero rotte le dita della mano destra. Nonostante questa bruttissima vicenda i Militarii riuscirono a rimanere al vertice del calcio europeo ancora per qualche anno arrivando in semifinale di Coppa dei Campioni nel 1988 e perdendo la finale col Milan nel 1989. Con la caduta del Muro di Berlino e la fine dell’Unione Sovietica finì anche l’ascesa del calcio rumeno che venne sempre di più relegato ai margini. La Steaua trovò gloria nel 2006 arrivando in semifinale di Coppa Uefa, ma nel 2014 iniziò una terribile battaglia legale sul nome della squadra. Il Ministero della Difesa non voleva lasciare questa denominazione una volta che lo Stato aveva perso il potere sulla squadra e nel 2017 il nome è diventato FCSB. L’esercito ha dunque deciso di ricrearsi una propria società in quarta divisione dal nome Steaua, ma per Uefa e Federazione Rumena è l’FCSB la vera squadra nata dall’allora Steaua.
Gli ultimi anni in Romania hanno visto continui cambiamenti al vertice e tante città fino a ora marginali sono riuscite a risalire la classifica e vincere dei titoli. Nel mezzo l’Eternal Derbi ha visto una netta diminuzione di pathos da quando la Steaua è fallita e i principali gruppi hooligans si sono spostati in Liga IV, ma ciò non toglie la grande passione che riempie i vari stadi dove le due squadre scendono in campo. L’equilibrio è alla base della rivalità e i rossoblu sono in vantaggio sulla Dinamo di una sola lunghezza, sessantun vittorie a sessanta con ben cinquantasette pareggi. I migliori marcatori in questa sfida sono entrambi a tredici gol e tra questi c’è anche Ionel Dănciulescu. Il centravanti è sicuramente tra i più importanti che hanno vestito entrambe le maglie, anche se senza dubbio è prevalentemente ricordato per i suoi anni alla Dinamo, dove ancora oggi ne fa parte nel ruolo di direttore sportivo. A fargli compagnia troviamo Florea Voinea, vero cuore Steaua che ha reso grandi queste sfide negli anni ’60.
Gli scontri e la violenza sono sempre stati all’ordine del giorno in questo derby e le frange ultras sono sempre stato molto vicine alla realtà hooligans. La Dinamo ha nella “Peluza Cătălin Hîldan” il suo principale gruppo in Curva Nord e ha deciso di restare abbastanza fuori dal discorso politico, nonostante abbia delle tendenze a destra. Chi invece non rinnega il proprio nazionalismo è la curva della Steaua con gli “Ultras Style 1947” e l’utilizzo di croci celtiche nel proprio materiale è molto frequente.
Due volti della stessa città, una rivalità storica che non tramonterà mai, perché a Bucarest o sei un Câinii Roșii o sei un Militarii.