Calcionews24
·4 dicembre 2025
Dossena sul Torino: «Pesa molto l’assenza di quel giocatore. Retrocessione? Penso che i granata…»

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Beppe Dossena è un’icona della storia granata, indimenticabile protagonista della rimonta nel derby del 1983. Centrocampista di talento e grinta, campione del mondo nel 1982, ha legato il suo nome al Torino in anni indimenticabili. Ospite d’onore al Museo del Grande Torino nel giorno del 119° compleanno del club, Dossena analizza con Tuttosport il momento difficile della squadra, tra assenze pesanti e la contestazione dei tifosi.
LE ASSENZE «Purtroppo l’assenza di un giocatore come Simeone pesa. E poi Zapata ha bisogno ancora di tempo per ritrovare la migliore condizione fisica. Loro sono i giocatori che avrebbero potuto trascinare la squadra».
TORINO-COMO 1-5 «Il Como è la squadra più pericolosa da affrontare in questo momento. Fino a prima di quella partita la squadra mi era piaciuta. Ma in generale questo è un Toro che mi piace: c’è un bel mix di giovani e giocatori maturi. Speriamo che questo momento negativo sia solo di passaggio».
GLI ATTACCANTI «A me piace Adams come giocatore. Gli attaccanti in generale sono molto importanti. Se hai giocatori che tengono palla, creano situazioni, si inventano una giocata in avanti, poi è tutto più semplice». BARONI «È difficile valutare dall’esterno il lavoro fatto da un allenatore. Non sarebbe neanche corretto dare giudizi».
CAMBIARE L’ALLENATORE «In Italia la moda del cambio di allenatore è sempre in voga: quando le cose vanno male, paga l’allenatore. Le valutazioni devono essere fatte dalla società, prendendo in considerazione tutto».
IL TORO RISCHIA DI ENTRARE IN ZONA RETROCESSIONE «Non credo. Poi è vero che quando le cose iniziano a girare male, tra infortuni e circostanze sfortunate, le cose possono peggiorare. Ma per ora non vedo questo pericolo».
COSA SERVE «Servono compattezza e unità, non bisogna lasciare soli la squadra e l’allenatore».
CHIAREZZA SUGLI OBIETTIVI «Capisco i tifosi che vorrebbero di più, questo vale per ogni squadra. Il problema è all’origine: quando un presidente arriva in un club dovrebbe essere chiaro, dovrebbe essere sincero e dire subito quali sono i traguardi che si possono raggiungere, senza fare promesse o voli pindarici. Il calcio è un mondo particolare, le squadre sono aziende in cui bisogna conciliare gli aspetti economici con i risultati sportivi».
LA DIMENSIONE DEL TORO «A oggi il Toro è in quel gruppo di squadre che si trovano a metà classifica. Ma quando non si può investire tanto, servono le idee, trovare buone opportunità». «Oggi se non appartieni a un fondo o comunque a un proprietario che ha grandi possibilità economiche, non è più possibile rincorrere i grandi club. È impossibile oggi paragonarsi a certi club».
LA CONTESTAZIONE A CAIRO «Il malcontento ormai è troppo radicato, nemmeno la vittoria di uno scudetto potrebbe cambiare il rapporto tra i tifosi e la proprietà. È una situazione difficile da sanare. Ma la squadra non credo ne risenta: si può estraniare da questa situazione, considerato che la contestazione riguarda principalmente la società».
IL SUO CALCIO «È difficile fare paragoni, il mio calcio è preistoria in confronto a quello di oggi. Quando giocavamo noi era un calcio differente, anche se ci sono caratteristiche che rimangono sempre immutate. Noi siamo figli dei tempi in cui abbiamo vissuto, così come i calciatori di oggi lo sono di questi tempi».
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