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·18 maggio 2021

Dragan Ćeran: “La nazionale uzbeka è pronta al salto di qualità”

Immagine dell'articolo:Dragan Ćeran: “La nazionale uzbeka è pronta al salto di qualità”

Quella di Dragan Ćeran è una carriera che rappresenta un prezioso unicum all’interno del macrocosmo calcistico internazionale. Attaccante serbo, originario di Kikinda ( nord-est della nazione, al confine con la Romania), arrivato in Uzbekistan, nel luglio del 2016, enigmatico stato dell’Asia Centrale al quale ha deciso di legare, indissolubilmente, le sorti del suo percorso professionale. Con discreti esiti a giudicare dai risultati ottenuti. 82 gol, 19 assist in 112 presenze nell’Uzbekistan Super League, senza dimenticare il suo decisivo apporto nell’Asian Champions League (la massima competizione continentale).

Siamo riusciti a raggiungerlo per un’intervista esclusiva. Dragan non si è di certo limitato o controllato nelle sue esternazioni, dimostrando sincerità ed insospettabile onestà intellettuale.


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Buon divertimento!

Intanto grazie mille per la disponibilità Dragan! Da diversi anni riesci a fare la differenza in uno dei campionati più imprevedibili e competitivi dell’Asia centrale. Quello uzbeko è un movimento in forte crescita, come testimoniano i risultati ottenuti dalla nazionale maggiore, ed il “tuo” Pakhtakor ha dimostrato di poter dire la sua anche in Asian Champions League. Come mai il tuo lavoro, le tue prestazioni non vengono riconosciute in patria?

Bella domanda. Spesso provo a darmi una risposta anche io, con scarsi risultati però… In Serbia, ormai da circa 10 anni, il calcio ha perso la meritocrazia che lo ha sempre contraddistinto. Commissari tecnici, membri dello staff ed agenti preferiscono fare i loro interessi piuttosto che favorire chi davvero merita la convocazione in nazionale. Ormai il business ha travolto il nostro settore, non è facile riuscire a trovare il giusto equilibrio.

3 anni fa, dopo una breve ma intensa esperienza con il Football Club Nasaf hai deciso di firmare un contratto con il Pakhtakor. Quali sono le ragioni dietro questa scelta (a posteriori rivelatasi vincente)?

Quelli al Nasaf sono stati due anni splendidi. Non posso nasconderlo, se la società non avesse avuto problemi economici, probabilmente avrei prolungato la mia permanenza a Karshi -capoluogo della regione di Kashkadarya, nella parte sud dell’Uzbekistan.- Ho scelto il Pakhtakor perchè all’epoca rappresentava e rappresenta ancora oggi, una delle squadre più forti del panorama calcistico dell’Asia Centrale.

Lo scorso anno avete stupito per continuità di prestazioni e risultati ottenuti. Quali sono gli ambiziosi obbiettivi per la stagione corrente? Difficile riuscire a migliorarsi ulteriormente…

Negli ultimi due anni ci siamo tolti delle grandissime soddisfazioni, a livello nazionale e continentale. Stiamo facendo il possibile per confermarci anche in questa stagione come una delle squadre più temibili d’Asia. Non sarà facile ma lavoriamo per riuscirci.

Secondo la tua esperienza personale, come pensi sia stata gestita la pandemia Covid-19 in Uzbekistan?

Non posso che elogiare il governo centrale. La complessa situazione epidemiologica è stata regolata con grande lungimiranza ed accortezza. Sono rimasto positivamente stupito.

Da un punto di vista prettamente sportivo, i trasferimenti di Jaloliddin Masharipov (Shabab Al-Ahli Club), Igor Sergeev (Aqtöbe Fwtbol Klwbı ), Dostonbek Khamdamov (Al-Nasr Sports Club) possono aver indebolito la vostra rosa?

Abbiamo perso alcune colonne portanti della squadra. Professionisti di primissimo livello, con un peso specifico importante anche all’interno dello spogliatoio. Si sono meritati, con il duro lavoro, queste opportunità starà a loro sfruttarle al meglio. Non mi sento di criticarli, quello uzbeko è obbiettivamente un panorama calcistico limitato.

Hai sollevato una questione sicuramente interessante. A che punto pensi sia la crescita del movimento calcistico in Uzbekistan? Molto lavoro è stato fatto negli ultimi anni, grazie ad investimenti statali oculati, ma tanta strada deve essere ancora percorsa…

La nuova generazione è pronta a prendere il testimone dalla “vecchia guardia”: non esclusivamente da un punto di vista tecnico. Ibrokhimkhalil Yuldoshev (20 anni), Khozhiakbar Alizhonov (23 anni) rappresentano il futuro del calcio in Asia Centrale. La nazionale dei “Lupi Bianchi” è pronta per il salto di qualità a livello continentale ed internazionale.

Negli ultimi anni hai indissolubilmente riscritto la storia dell’Uzbekistan Premier League. Qual’è il tuo rapporto con i tifosi?

Eccezionale, davvero. Ho notato anche un grande rispetto nei miei confronti da parte degli “aficionados” di società rivali, non credo ci sia niente di più bello.

Un ultima domanda: come ti sei avvicinato al calcio? Quali erano i tuoi idoli?

Difficile rispondere. In passato dissi di non avere idoli, pur augurandomi di diventarlo presto per i più giovani. Posso dire che apprezzavo particolarmente le giocate di Totti e Batistuta.

Ringraziamo Dragan Ćeran per la disponibilità e la pazienza dimostrata.


Dragan Ćeran‘s career is a precious unicum within the international football macrocosm. A Serbian striker, originally from Kikinda (north-east of the country, on the border with Romania), he arrived in Uzbekistan in July 2016, an enigmatic Central Asian state to which he decided to indissolubly link the fate of his professional career. With good results judging by the results obtained. 82 goals and 19 assists in 112 appearances in the Uzbekistan Super League, not forgetting his decisive contribution in the Asian Champions League (the top continental competition).

We managed to catch up with him for an exclusive interview. Dragan certainly didn’t limit or control his remarks, demonstrating sincerity and unsuspected intellectual honesty.

Enjoy!

First of all, thank you very much for your availability Dragan! For several years now you have managed to make a difference in one of the most unpredictable and competitive leagues in Central Asia. Uzbekistan is a fast-growing movement, as witnessed by the results obtained by the national team, and “your” Pakhtakor has shown that it can have its say in the Asian Champions League. Why is it that your work and your performances are not recognised in your homeland?

A good question. I often try to answer it myself, but with poor results… In Serbia, for about 10 years now, football has lost the meritocracy that has always distinguished it. Technical commissioners, staff members and agents prefer to serve their own interests rather than favour those who really deserve to be called up for the national team. Business has taken over our sector and it is not easy to find the right balance.

3 years ago, after a short but intense experience with Football Club Nasaf, you decided to sign a contract with Pakhtakor. What are the reasons behind this choice (which later turned out to be a winner)?

Those at Nasaf were two wonderful years. I can’t hide it, if the club hadn’t had financial problems, I would probably have extended my stay in Karshi – the capital of the Kashkadarya region, in the south of Uzbekistan – I chose Pakhtakor because at the time it represented, and still represents today, one of the strongest teams on the Central Asian football scene.

Last year you amazed for continuity of performance and results. What are your ambitious goals for the current season? It is difficult to improve further…

In the last two years we have achieved great satisfaction at national and continental level. We are doing everything possible to confirm this season as one of the most fearsome teams in Asia. It won’t be easy, but we are working to do it.

From your personal experience, how do you think the Covid-19 pandemic in Uzbekistan was handled?

I can only praise the central government. The complex epidemiological situation was regulated with great foresight and care. I was positively amazed.

From a purely sporting point of view, have the transfers of Jaloliddin Masharipov (Shabab Al-Ahli Club), Igor Sergeev (Aqtöbe Fwtbol Klwbı ) and Dostonbek Khamdamov (Al-Nasr Sports Club) weakened your squad?

We have lost some of the pillars of the team. They are professionals of the highest level, with an important specific weight in the locker room. They have earned these opportunities with hard work and it will be up to them to make the most of them. I don’t feel like criticising them, Uzbekistan is objectively a limited football scene.

You have raised an interesting question. At what point do you think the football movement in Uzbekistan is growing? A lot of work has been done in recent years, thanks to prudent state investments, but there is still a long way to go…

The new generation is ready to take the baton from the ‘old guard’: not only from a technical point of view. Ibrokhimkhalil Yuldoshev (20) and Khozhiakbar Alizhonov (23) represent the future of football in Central Asia. The national team of the ‘White Wolves’ is ready for the quality leap at continental and international level.

In recent years you have inextricably rewritten the history of the Uzbekistan Premier League. What is your relationship with the fans?

Exceptional, really. I have also noticed a great respect for me from aficionados of rival clubs, I don’t think there is anything nicer.

One last question: how did you get into football? Who were your idols?

It’s difficult to answer that. In the past I said I didn’t have any idols, although I hoped to become one soon for the younger generation. I can say that I particularly liked the plays of Totti and Batistuta.

We would like to thank Dragan Ćeran for his availability and patience.

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