Edoardo Bove: «Trasloco i pensieri e rinasco. Il dolore mi ha fatto sentire vivo, ora voglio solo tornare in campo. Eriksen, Mourinho e Bruno Conti: vi racconto tutto» | OneFootball

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·27 settembre 2025

Edoardo Bove: «Trasloco i pensieri e rinasco. Il dolore mi ha fatto sentire vivo, ora voglio solo tornare in campo. Eriksen, Mourinho e Bruno Conti: vi racconto tutto»

Immagine dell'articolo:Edoardo Bove: «Trasloco i pensieri e rinasco. Il dolore mi ha fatto sentire vivo, ora voglio solo tornare in campo. Eriksen, Mourinho e Bruno Conti: vi racconto tutto»

L’intervista di Edoardo Bove dopo i suoi problemi di salute, non senza qualche retroscena calcistico

Ivan Zazzaroni ha intervistato Edoardo Bove per il Corriere dello Sport, cogliendo un ragazzo sereno e in ottima forma, nel pieno di un trasloco fisico e mentale. Bove si racconta tra la difficoltà di dover riorganizzare la sua vita, l’affetto per il suo gatto “bianconero” e la profonda riflessione sulla sua carriera dopo l’incidente.

IL TRASLOCO – «Sono sotto trasloco, adesso tanto stanco. Da Firenze, dove avevo una casa grande, a Roma dove la mia l’ho scoperta fin troppo piccola. Sto buttando un sacco di roba. Sbuca di tutto, ovunque. Ho magliette della Roma d’ogni tipo, una ventina con l’8 che non ho mai indossato. Trasloco anche i pensieri dallo spirituale al materiale. Ho scoperto che la casa ti lega a un posto. Devo fare ordine».


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IL DOLORE COME MOTORE – «Mi fa sentire vivo, lo riconosco e non mi spaventa, lo accolgo. Tanto è inutile respingerlo. Il dolore mi ha fatto pensare a una vita normale. Ho tanti amici che studiano o lavorano e ci sono stati momenti, in questi mesi, in cui ho temuto di dover smettere di giocare. Se non avessi avuto quell’incidente, questa parte di vita non l’avrei conosciuta. Mi sono ritrovato a riflettere su cosa avrei fatto da grande. Situazioni come la mia sono piene di step». Il prossimo è chiaro: «Il ritorno in campo. Bisogna fissare il come, il dove e quando».

ERIKSEN – «Abbiamo qualcosa in comune, pur non conoscendoci di persona. Me lo sento vicino e sono contento che abbia trovato un’altra squadra…».

MOURINHO – «In estate ho sentito Mourinho, il mio papà calcistico, si era fatto vivo subito, a dicembre, con mio padre che lo adora»

I SOGNI – «Sì, e sono sogni frequenti. Un gol in rovesciata, sotto la traversa. Quelli che non mi competono».

LA CRISI – «Quando mi sono ritrovato senza certezze, ho attraversato una crisi che definirei d’identità. Fino ad allora non avevo fatto altro che giocare a calcio. In momenti come quelli ti poni un sacco di domande, ti chiedi cosa sarai senza il pallone. Mi hanno aiutato la famiglia, gli amici, i compagni, i tifosi, la Fiorentina, e non mi riferisco solo alla squadra, ma anche ai dirigenti».

IL FUTURO E IL FUORICLASSE – «Non ho paura del futuro. L’unico autentico fuoriclasse resta uno del ’55, Bruno Conti. Per il quale provo tanto affetto e riconoscenza».

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