BundesItalia
·22 dicembre 2020
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Nel novembre 1994 Volker Goll, Antje Hagel e Andreas Lampert, tutti e tre tifosi del Kickers Offenbach, decidono di fondare una rivista dedicata ai fan della squadra, che in quella stagione milita in Regionalliga-Süd, all’epoca la terza divisione del calcio tedesco. Il trio battezza la nuova pubblicazione “Erwin”. Nulla di strano se non fosse che quel nome è un omaggio a un calciatore, peraltro ancora vivente, Erwin Kostedde, miglior marcatore di sempre della storia dei Kickers e il primo calciatore di colore a vestire la maglia della Nazionale tedesca.
Un’infanzia difficile – Erwin, classe 1946, è nato e cresciuto a Münster, nel Nordrhein-Westfalen. È il figlio di una donna tedesca e di un soldato afroamericano appartenente alle truppe USA di stanza nella (non ancora nata) Germania Ovest. Per Kostedde, che suo padre non l’ha mai conosciuto, gli inizi non sono facili. A Münster, città cattolica e conservatrice, dove come ha raccontato in un’intervista del 2014 a Die Welt guardavano male persino chi portasse i jeans di domenica, Erwin è oggetto di insulti anche pesanti. I ragazzi che lo vedono per strada a volte gli urlano “Quando mio padre torna – riporterà a Die Welt – ti spara”. Il luogo in cui Kostedde si fa notare è il campo da calcio. Milita in diverse compagini cittadine, a partire dal SC Münster 08. È rapido ed estremamente tecnico. Nel TuS Saxonia Münster il suo allenatore è Felix Gerritzen, per tutti “Fiffi”, ala che ha disputato anche quattro partite con la Nazionale a inizio Anni Cinquanta. Con lui mette a punto la “Erwin-Shuffle”, una finta che sarà un suo marchio di fabbrica. Kostedde è così forte che entre nelle giovanili del SC Preußen 06, una delle squadre fondatrici della Bundesliga. Con i neroverdi farà il suo debutto nel calcio dei “grandi” del 1965, prima di passare nel 1967, a 21 anni all’ambizioso Duisburg.
Una scelta particolare – Per Erwin è la prima esperienza con un club della massima serie. Al MSV di Gyula Lorant, un tipo duro e molto attento alla disciplina, però non va bene. Nel 2016, di quella stagione 1967/68 Kostedde dirà onestamente “ero giovane, ho giocato come un giovane dio. E tutto mi è andato alla testa”. Cinque gol in diciannove partite e un’offerta dall’estero, dallo Standard Liegi. Sembra un passo indietro, invece per il 22enne tedesco è un trampolino di lancio. Tra i suoi compagni di squadra è uno dei pochi a non essere nel giro delle Nazionali e impara da un gruppo di professionisti “veri”, come Milan Galić, perno della Jugoslavia e oro alle Olimpiadi di Roma ’60. Senza pressioni, Kostedde in Belgio segna a ripetizione. In tre anni, 51 gol in 67 partite, con la ciliegina sulla torta nel 1971 del titolo di capocannoniere del campionato, succedendo a Lothar Emmerich, una leggenda.
Scendere per risalire – Erwin nel 1971 ha l’occasione di tornare in patria. L’offerta è quella del Kickers Offenbach, che nei mesi precedenti era coinvolto (e punito) per lo scandalo delle partite vendute. Gioca in seconda divisione, ma Kostedde accetta. Insieme a lui arriva anche Siggi Held, un anno prima, terzo al Mondiale messicano del 1970. L’allenatore è un 36enne con un discreto passato da calciatore all’Hertha Berlino. È Otto Rehhagel, alla seconda esperienza in panchina dopo il Saarbrücken. Scriverà la storia col Kaiserslautern. I Kickers dominano prima il girone di Regionalliga, poi la fase finale per la promozione in Bundesliga. Quarantaquattro partite, nessuna sconfitta ed Erwin Kostedde, capocannoniere con 27 gol. I successivi tre anni sono di ottimo livello. Al vecchio Bieberer Berg è un idolo, anche perché una delle sue vittime preferite è l’Eintracht Francoforte. Al primo derby i Kickers vincono 3-2, lui ne fa tre. Da quel momento quando arriverà sul Meno si prenderà gli insulti, compresi i cori razzisti in cui si parla dell’Offenbach come una squadra con “10 fr….. e un neg…”.
La chiamata della Nazionale – Kostedde nel 1974 è uno dei migliori bomber della Bundesliga, tanto che si inizia a ventilare una sua chiamata in Nazionale. Dopo il Mondiale vinto tutti, compreso il ct Helmut Schön, sono alla ricerca del successore di Gerd Müller. Tra chi lo mette tra gli eredi del “Bomber der Nation” c’è addirittura Franz Beckenbauer. La chiamata arriva nel dicembre 1974, per un incontro delle qualificazioni europee in trasferta contro Malta. È una squadra sperimentale che peraltro non ha neppure in panchina Schön, malato. Quest’ultimo tra l’altro si è raccomandato con Kostedde affinché neghi che in Germania esista il razzismo. Prima della partita c’è un problema. Nessuna taglia di pantaloncini da gara riescono a contenere i muscoli delle gambe di Kostedde. Glieli trovano ed Erwin esordisce con la Nationalmannschaft. Giocherà altre due partite, una delle quali a Wembley contro l’Inghilterra, presenza raccolta per “intercessione” ancora di Franz Beckenbauer, impressionato dalla doppietta di Kostedde nel 6-0 rifilato dai Kickers al Bayern.
Gli squilli finali – Nel 1975, dopo l’addio ai Kickers, Kostedde girovagherà tra Belgio, Germania e Francia. Le migliori esperienze sono quelle con il Laval, in Ligue 1, dove nel 1980 vince la classifica marcatori a pari merito con l’italo-argentino del Monaco e con il Werder Brema. Lì in 2.Bundesliga lo vuole il manager Rudi Assauer e soprattutto Otto Rehhagel. Assauer, che poi farà la storia dello Schalke 04, zittirà così gli scettici per l’acquisto del 34enne Kostedde: “A noi non serve che Erwin corra, basta che stia nell’area avversaria e che segni con il suo didietro”.
All’inferno e ritorno – La vista post calcistica di Erwin Kostedde è un calvario. Prima perde i soldi in una truffa, poi nel 1990 viene accusato di aver preso parte a una rapina. Passerà in carcere sei mesi, prima che grazie ad alcune nuove testimonianze venisse completamente scagionato. Per risarcimento gli daranno solo 3mila marchi, anche se il più grande riconoscimento gliel’hanno dato a Offenbach, dove il suo nome non è (solo) quello di una rivista.