PianetaSerieB
·18 novembre 2024
In partnership with
Yahoo sportsPianetaSerieB
·18 novembre 2024
In esclusiva ai nostri microfoni, per analizzare il momento di forma del Cosenza e in particolar modo per mettere la lente di ingrandimento su due protagonisti della stagione dei Lupi abbiamo raggiunto Antonello Altamura. Il mister, attualmente nello staff tecnico di Giacomo Gattuso a Novara, ha un passato da allenatore della Primavera cosentina dove ha contribuito a far sbocciare talenti quali Florenzi e Zilli su tutti. Di seguito le sue parole.
Cosenza e il Cosenza che ruolo hanno avuto per lei?
“A livello professionale mi hanno fatto lavorare, hanno concesso di dar visibilità alle mie competenze. A Cosenza mai nessuno mi ha chiesto di vincere il campionato giovanile. Ciò che la società mi chiedeva era di far arrivare almeno un ragazzo della Primavera in prima squadra. Quell’anno lì da me sono passati Cimino, Florenzi, Zilli, Arioli. Tutti ragazzi che poi sono approdati in prima squadra. Non che sia tutto merito mio se questi ragazzi sono arrivati lì e nel corso del tempo si sono confermati. Vuol dire però che il lavoro effettuato è stato positivo. Di conseguenza questo aspetto si è riversato anche su di me, perché queste sono vittorie per un allenatore del settore giovanile. Quindi a livello personale e professionale posso dire di aver ricevuto tanto ma di aver dato altrettanto al club. Mi dispiace che non si stia riuscendo a tirar fuori ancora di più tutto il talento che c’è nel settore giovanile del Cosenza. Bisognerebbe investire maggiormente sugli allenatori affinché aiutino i ragazzi ad emergere. Nel corso della mia carriera da giocatore ho trovato pochi allenatori capaci di insegnarmi qualcosa. Probabilmente per questo ho deciso di proseguire su questa strada, perché ho voglia di dare ai ragazzi ciò che a me non è stato dato. Si corre troppo dietro ai moduli, ai numeri. Invece è necessario mettere tutti i calciatori in condizione di divertirsi. Ciò consentirà ai ragazzi di giungere sul posto di lavoro con entusiasmo”.
Lei che conosce tanto bene il club, come valuta il suo operato in questa stagione? Ci sono stati diversi episodi che hanno indispettito la piazza, sono questioni che potrebbero riversarsi sulla tranquillità della squadra?
“Parlando della prima squadra, stanno andando molto bene. Alvini è un tecnico molto preparato, che ho avuto la fortuna di conoscere e di seguire nel corso di alcuni corsi a Rimini. La squadra sta facendo bene. Già quando ha iniziato ad allenare in Toscana mi fece una buona impressione. Quando io facevo il secondo a Grassadonia a Messina, Alvini mi diede una buona impronta. Quindi è normale che la squadra sotto la sua gestione stia andando bene. Ciò non mi meraviglia. Da ex calciatore dico che se la squadra è brava ad isolarsi da tutte le vicende che non riguardano il campo, ciò potrebbe anche non inficiare sul rendimento degli atleti. Nonostante i quattro punti di penalizzazione la classifica è buona e la squadra sta rendendo. Tutto ciò che non riguarda il campo è un problema della società. Il tifoso deve poi trarre le sue conclusioni. A fine campionato sicuramente tutti faranno i conti per cui diranno ‘se non si fosse incappati in questa penalizzazione, dove saremmo arrivati con quattro punti in più?’ e tutti, tifosi, giocatori e componenti vari capiranno quanta differenza avrebbero fatto quei quattro punti”.
Una figura che facesse da tramite tra società, staff, squadra e tifosi a Cosenza è mancata tanto negli ultimi anni. Dopo un lungo corteggiamento Guarascio è riuscito a portare in rossoblù Ursino. Fin qui il contributo dato dal direttore ha rispettato le aspettative?
“Sono contento che una figura così importante come quella del direttore Ursino sia arrivata a Cosenza. Non lo scopriamo di certo noi, dunque parlare delle sue capacità sarebbe superfluo. Dopo tanti anni a Crotone, dove ha portato il club a raggiungere grandi traguardi, ha deciso di sposare questo nuovo progetto. Penso che tutte le parti in causa potranno trarre beneficio da questo matrimonio. La sua esperienza può tornare utile al Cosenza e con tutta l’esperienza che ha penso che ogni scelta sarà ponderata correttamente. La gente lo conosce e lo rispetta, è un uomo di campo. Anche perché si sa che il presidente Guarascio non è un grande tifoso del Cosenza. Per carità, è da tanti anni che sta mantenendo il club in Serie B, ma figure come quella del dg sono necessarie per mantenere standard qualitativi alti, sotto tutti i punti di vista. I risultati credo che si stiano vedendo”.
Da tecnico, la proposta che Alvini e il Cosenza stanno offrendo che impressione le ha fatto? Quali i punti di forza e quali quelli su cui è necessario ancora lavorare?
“Premetto che allenando spesso in concomitanza con le partite della Serie B non ho avuto molto modo di seguire il Cosenza. Dunque effettuare un’analisi che possa dirsi veritiera mi viene difficile. Conoscendo l’uomo e il professionista Alvini ci avrei messo la mano sul fuoco sul fatto che i Lupi quest’anno avrebbero aumentato il rendimento. La squadra è probabilmente inferiore come organico rispetto a molte altre pretendenti alla salvezza. Grazie alla compattezza che ha ricevuto dal tecnico però è sempre molto difficile affrontarla. Nonostante venga da diversi esoneri ha avuto la forza di continuare a credere nei suoi ideali e le scelte oggi lo stanno premiando. Poi si sa, nel calcio di oggi bastano due pareggi e due sconfitte per essere esonerati. Il Cosenza ha sempre preso calciatori fuori da altri progetti per costruire la propria squadra e negli ultimi anni ha sempre mantenuto la categoria tra mille difficoltà. Invece quest’anno si sta respirando un’aria diversa. Gli auguro di arrivare nei play-off”.
Tornando al discorso dei giovani, è doveroso parlare di uno in particolare: Aldo Florenzi. Lei che lo ha allenato con la Primavera, ce lo racconti.
“Di Florenzi capivi subito che aveva un passo differente rispetto a tutti gli altri. La statura lo ha penalizzato un po’. Ai giorni d’oggi, chi acquista un calciatore guarda prima alla statura, al rendimento fisico, e poi alla tecnica. Invece Florenzi ha smentito tutti. Con i fatti ha mostrato il suo valore. È stato un promotore del fatto che credere nei ragazzi della Primavera, quando c’è il talento, è doveroso. Infatti poi ne sono stati promossi altri. Lui ha dato il via a questo trend. Quell’anno, quando lui è passato in prima squadra, c’erano tanti giocatori bravi. Dispiace il fatto che nonostante quei buoni traguardi, avrebbero potuto fare ancora meglio con il settore giovanile. Il problema è che a Cosenza mancano le strutture. Ricordo che andavano a Montalto ad allenarsi. Non ci sono strutture vere e proprie in cui lavorare bene con i ragazzi. Eppure i prodotti del settore giovanile sono linfa vitale per il club. Quando tu sforni uno o due giocatori all’anno che dalla Primavera si confermano con gli adulti è tutto valore aggiunto”.
Zilli con lei fece 15 gol in 22 partite nel settore giovanile. Uno dei rendimenti più alti avuti nella sua carriera tra giovanili e professionisti. Parte dei meriti non possono che essere anche i suoi. Che tipo di attaccante è? Ha da poco realizzato la prima rete stagionale contro il Brescia ma oltre a qualche scampolo di partita si è visto poco.
“Zilli è uno di quei giocatori a cui non puoi dire nulla. Nel senso che è di una serietà e di una professionalità incredibile. Calcisticamente ha dato più lui a me che non io a lui. Nel senso che lui veniva già da un ambiente importante come la Lazio. Giunto a Cosenza era affamato, aveva patito la decisione presa da qualcuno per cui dovesse giocare maggiormente Tare, il figlio dell’allora direttore sportivo del club. Quindi è arrivato qui con una fame incredibile. Queste avversità però lo hanno formato caratterialmente e durante le partite aveva sempre quella rabbia agonistica che lo portava a fare bene. La sua fisicità lo ha sempre messo nelle condizioni di evidenziarsi. Veniva raddoppiato costantemente eppure era sempre al centro delle realizzazioni della squadra poiché giocava bene per i compagni e aveva senso del gol. Non capisco perché l’anno di Caserta, quando c’era Forte come attaccante, non hanno sfruttato maggiormente il ragazzo. Probabilmente la società avrebbe dovuto imporsi affinché Massimo giocasse di più. Tutt’ora non lo vedo abbastanza fiducioso nei propri mezzi. Secondo me, però, meriterebbe più spazio. Qualora saprà ricavarselo, sono certo che darà molto. Le caratteristiche le conosciamo. Sa far salire la squadra, aiuta. Sa quando rallentare le azioni o quando aumentare la velocità della manovra. Non è una scheggia, è pur sempre un ragazzo di quasi due metri. Ha delle caratteristiche definite e bisogna sfruttarlo per quelle. Necessita di fiducia”.
Tralasciando il contesto Novara in cui si trova adesso con un ruolo importante e al fianco di un ottimo allenatore come Gattuso, dove le piacerebbe arrivare in futuro come allenatore? Qual è la sua ambizione?
“Sono una persona onesta, umile. Vivo giorno dopo giorno, stagione dopo stagione. Per il momento mi godo questa splendida possibilità che mi hanno dato a Novara. In questo contesto in cui mi trovo ora sento come se un sarto avesse cucito un abito su misura per me. Vivo sette giorni su sette il calcio. Dopo la carriera da giocatore speravo di poter rimanere sul campo come allenatore. Fin quando sarò su un campo da calcio, sarò felice. Da professionista o da dilettante non importa. Dopo diciotto anni da calciatore professionista è giusto che io tramandi ai ragazzi di oggi le mie conoscenze”.