ESCLUSIVA PSB – Da terzino con il Numero Dieci a DS, Antonazzo: “Dionigi vive per il calcio, Abate farà bene. Adorante? Di un altro livello, ma non era pronto caratterialmente” | OneFootball

ESCLUSIVA PSB – Da terzino con il Numero Dieci a DS, Antonazzo: “Dionigi vive per il calcio, Abate farà bene. Adorante? Di un altro livello, ma non era pronto caratterialmente” | OneFootball

In partnership with

Yahoo sports
Icon: PianetaSerieB

PianetaSerieB

·2 agosto 2025

ESCLUSIVA PSB – Da terzino con il Numero Dieci a DS, Antonazzo: “Dionigi vive per il calcio, Abate farà bene. Adorante? Di un altro livello, ma non era pronto caratterialmente”

Immagine dell'articolo:ESCLUSIVA PSB – Da terzino con il Numero Dieci a DS, Antonazzo: “Dionigi vive per il calcio, Abate farà bene. Adorante? Di un altro livello, ma non era pronto caratterialmente”

Una carriera, che poi diventa una vita, finora costruita sul calcio. Attraverso questo sport vuol dire collezionare momenti, intrecciare esperienze e sommare idee smussabili, perché differenti contesti generano differenti pensieri. Angelo Antonazzo, da calciatore e da dirigente, di chilometri ne ha percorsi tanti e di valigie ne ha riempite altrettante. Oggi Direttore Sportivo del Giugliano, ieri difensore da più 500 presenze dall’Eccellenza alla Serie B. Guardare indietro genera il rumore della nostalgia, ma i ricordi sono lo stratagemma per ingannare il tempo che passa. Intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, sono stati diversi i temi toccati.

Immagine dell'articolo:ESCLUSIVA PSB – Da terzino con il Numero Dieci a DS, Antonazzo: “Dionigi vive per il calcio, Abate farà bene. Adorante? Di un altro livello, ma non era pronto caratterialmente”

Inevitabile partire dal presente: dopo quattro anni da Direttore Tecnico della Virtus Francavilla è iniziata una nuova esperienza in quel di Giugliano, dove ha tra l’altro raccolto l’eredità di Domenico Fracchiolla, ora DS della Reggiana. Come sono state queste prime settimane campane?


OneFootball Video


“Sono state settimane caotiche e movimentate in virtù del periodo: siamo in pieno calciomercato, dunque tra conferme, nuovi acquisti, cambio di allenatori e tanto altro ci sono sempre cose da fare. Ho trovato una struttura di squadra ben consolidata, ma le dinamiche generate dal mercato non sempre confermano quelle che sono le idee, anche perché poi bisogna tenere in considerazione le richieste. Il Giugliano è una società abituata a lavorare con le plusvalenze, non a caso in queste ore stiamo trattando la cessione di un nostro profilo”.

La sua carriera, sia da calciatore che da dirigente, ha molteplici collegamenti con la Serie B. Elencarli tutti sarebbe noioso, dunque dalla margherita estrarremo solo alcuni petali. Il primo riguarda Andrea Adorante, che lei ha avuto per qualche mese a Francavilla. Era un altro momento di vita e di carriera per l’attaccante del Venezia, ora indiscutibilmente uno dei profili più importanti della cadetteria.

“Francavilla è sempre stata terra di attaccanti: Patierno, Vazquez, Saraniti, Perez, Adorante, Artistico e diversi altri. Parlando di Andrea, parliamo di un giocatore che in allenamento faceva cose che poi in partita non riusciva a replicare. È un ragazzo molto emotivo, forse in quel momento non era pronto caratterialmente, ma mostrava cose da giocatore di livello: i suoi fondamentali, a mio avviso, lasciavano intendere come fosse da categoria superiore. È stato bravo a dimostrarlo nelle esperienze successive, aveva davvero qualcosa in più rispetto alla Serie C. Lo stesso discorso vale per Artistico, che a Francavilla ha trovato la consacrazione e ha fatto molto bene. Spero di vedere entrambi in Serie A a stretto giro”.

Percorriamo la linea del tempo: da calciatore, in quel di Modena, ha condiviso lo spogliatoio con un giovane Ignazio Abate, oggi allenatore della Juve Stabia. Le chiedo se ne sta seguendo l’evoluzione da tecnico e, inoltre, che ricordi ha della sua presenza all’interno dello spogliatoio.

“Modena per me è stata una tappa fantastica. Ho avuto la possibilità di giocare con alcuni ragazzi che poi hanno avuto carriere notevoli, e uno di questi è proprio Ignazio. Avevamo un rapporto speciale già all’epoca, anche perché eravamo vicini di casa, e continuiamo ad averlo ancora oggi. Ci siamo sentiti poco tempo fa, tra l’altro. Il suo percorso da calciatore è stato incredibile: aveva grande disciplina, non a caso lo chiamavo ‘piccolo soldato’, ed è stata decisiva nel suo incredibile. Da allenatore, ti dirò, mi ha un po’ sorpreso per la velocità con cui è riuscito ad affermarsi: nel settore giovanile del Milan ha fatto benissimo, così come nella scorsa stagione in C. È in netta rampa di lancio, sono sicuro che farà bene alla Juve Stabia: è un ragazzo che ha dei valori incredibili e sa trasmetterli alla squadra. La sua storia può essere da esempio”.

Direttore, probabilmente ai tempi le sarà stato chiesto tante volte, ergo pardon per la ripetizione, ma la curiosità è tanta: a Modena, nella stagione 07/08, indossava la Numero Dieci, seppur da terzino. Come mai?

“Nacque un po’ per gioco. Ero un terzino, è vero, ma sicuramente atipico: mi proponevo spesso, attaccavo tanto, e il tecnico scherzava definendomi un trequartista. Ivan Tisci, il Dieci, andò via, dunque la casella resterò libera. In quella squadra, secondo me, l’unico degno di prendere un numero così importante era Alex Pinardi, ma giocava con l’8, dunque decisi che fosse il mio momento. In ogni società, quando bisogna assegnare un numero, si fa un’asta, dove il ricavato viene devoluto in beneficenza. Ad avere la meglio fu il sottoscritto, ed ecco che dunque spiegata la cosa”.

Alla Reggina, seppur per qualche mese, così come a Taranto, ha lavorato con mister Davide Dionigi, oggi proprio alla Reggiana con Fracchiolla. Che allenatore era?

“Era un allenatore emergente, ma già dimostrava notevoli idee e un grandissimo lato umano. Ha avuto un percorso un po’ particolare, ma adesso si è ritrovato centrando una salvezza pazzesca con la Reggiana, dopo aver fatto bene anche ad Ascoli. È un tecnico davvero molto bravo, con idee incredibili. Alle volte ci sentiamo e mi ricorda dettagli tattici di anni fa: è un malato di calcio, vive per questo sport. Sono sicuro che comporrà una coppia perfetta con Domenico Fracchiolla, Direttore Sportivo molto bravo nella ricerca di calciatori dalle caratteristiche compatibili con il credo tattico dell’allenatore. Penso che entrambi possano fare davvero molto bene”.

Ha giocato anche nell’Empoli. Chiederle della qualità del lavoro dei toscani sarebbe banale, dunque la domanda è più diretta: perché è una realtà diversa dalle altre?

“L’Empoli è una macchina perfetta. La struttura è snella, diretta, ci sono pochi passaggi dal presidente all’ultimo anello della catena, dunque è tutto facilmente controllabile. Le persone che lavorano lì rispecchiano i valori della società: questa è una delle tante cose in cui Corsi è veramente bravo, perché sa scegliere le risorse umane. Ecco perché questa società riesce a fare sempre cose pazzesche. Il loro segreto risiede nella semplicità. Sono bravissimi a lavorare con il settore giovanile: Pino Vitale fece un lavoro magnifico nei primi anni, che il club ha poi conservato nel tempo. Non hanno mai sconfessato la propria identità, anche nei momenti difficili hanno proseguito il proprio cammino su una strada che, ribadisco, è quella corretta”.

Concludiamo con una domanda che spesso viene fatta ai calciatori e mai, o quasi, ai dirigenti, che meritano però di avere desideri e obiettivi così come gli atleti: qual è il sogno dell’Angelo Antonazzo direttore sportivo?

“Chi fa questo lavoro ama il campo e il calcio, dunque desidera vedere che tutto ciò che ha nella propria testa diventi concreta. In questo momento del mio percorso, spero che attraverso me ci possa essere una possibilità per qualche ragazzo che punta a emergere. Il mio obiettivo è prendere calciatori e, nel corso della stagione, fare in modo da dargli una mano, attraverso un lavoro a 360°, a credere ulteriormente nel proprio sogno. So quanto sia bello raggiungere determinati stadi, e aiutare a farlo è la mia soddisfazione più grande. Fatto ciò, solo in un secondo momento subentrano le mie aspirazioni, inevitabilmente collegate a crescere sempre di più e a essere all’altezza del ruolo che ricopro”.

Visualizza l' imprint del creator