PianetaSerieB
·3 settembre 2024
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Coniugare la crescita umana con quella sportiva è un’operazione – e un’intenzione – spesso sottovalutata nel mondo del calcio, disciplina dall’abnorme diffusione ma che, con esplicito riferimento al Belpaese, non trova fioritura – o comunque fatica nettamente a perseguire ciò – in termini di progresso metodologico. Ecco che, dunque, il progetto CUS Cosenza Acadademy si candida al ruolo di mosca bianca, a piacevole eccezione, in quella che può sembrare una sviolinata ma è in realtà in auspicio dalle basi solide, in quanto il Responsabile Tecnico ha una storia legata a doppio filo con quella città che tanto sa di calcio e tanto sa di emozioni. Cosenza e Roberto Occhiuzzi hanno camminato tanto insieme e, con questa realtà di cui è lo stesso Occhiuzzi ad aver parlato in esclusiva ai nostri microfoni, continueranno a farlo. Un progetto, un’avventura, forse una missione, che non esclude il desiderio dell’ex allenatore proprio dei Lupi e della Virtus Francaviilla, intenzionato a tornare a navigare nella quotidianità che più ama, quella della panchina, con le vibrazioni che più sente sue, quelle del Calcio.
Roberto, non si può che cominciare chiedendoti di raccontarci questo progetto che tanto può dare a Cosenza, alla Calabria e non solo.
“Il progetto si chiama CUS Cosenza Academy. Nasce da un lavoro che in questi anni ho portato avanti e che ho sempre coltivato, in quanto ho costantemente desiderato analizzare i possibili processi di strutturazione e sviluppo di una vera e propria Academy. Ovviamente ciò è possibile solo con determinate condizioni che ho riscontrato nel CUS, che mi ha aperto le porte e al contempo colto la palla in balzo, in quanto volevano anche loro iniziare un percorso importante. Avremo un ragguardevole sponsor tecnico, sarà fatto un lavoro di un certo tipo e con una visione a lungo termine. La mia idea è quella di formare i ragazzi a 360°, tanto sotto l’aspetto calcistico quanto umano. Nei periodi in cui non ho allenato sono assiduamente andato in giro per ampliare le mie conoscenze riguardanti il calcio giovanile, così da poterle portare nel lavoro con i grandi. Alla base del discorso umano che ho appena menzionato va messa la scuola e l’istruzione: il CUS Cosenza fa parte dell’Unical, con uno dei campus universitari più grandi d’Italia, ogni anno in crescita e con all’attivo 25000 studenti. Immaginiamo che un nostro ragazzo oggi giochi lì a calcio e tra dieci, quindici, vent’anni sarà laureato: l’orgoglio per questa cosa sarebbe ed è tangibile. Chiameremo questo servizio probabilmente “rinforzo cognitivo”: i ragazzi potranno fare i compiti prima dell’allenamento, con docenti specializzati, per poi passare in campo con un tutor che dall’aula lo porterà sul rettangolo verde. Nella gestione tecnica avrà poi spazio il multi-sport, perché un calciatore deve conoscere anche le altre discipline, così da poter migliorare alcuni aspetti come, ad esempio, la protezione-palla grazie al basket o l’equilibrio con il pattinaggio. Così facendo, inoltre, potremmo aprire ai bambini possibilità non esplorate, facendogli scoprire sport in cui si sentono più portati e che praticheranno con maggiore piacere”.
Una descrizione che racconta di un’idea quasi anglosassone. Come si sviluppa/svilupperà una giornata tipo?
“Immaginiamo un bambino con allenamento alle quattro e mezza: sarà accompagnato in aula verso le tre, farà i compiti con l’insegnante e andrà in campo, con il tutor che gli chiederà se avrà fatto o meno i compiti per poi fargli notare come comincerà la parte ludico-sportiva, quella per l’appunto in campo. Mi piace poi l’idea di sviluppare le conoscenze linguistiche, dunque entrerà in gioco un docente che sarà accanto all’allenatore organizzerà sedute in cui i gesti tecnici saranno detti unicamente in inglese. Senza sottovalutare poi progetti riguardanti la nutrizione. Attivare tutto ciò è e sarà molto più semplice grazie all’Università”.
Un progetto, quello di cui stai parlando, che ha aperto le porte alle calciatrici purtroppo costrette a lasciare il Cosenza Femminile, non iscritto al campionato di Serie C.
“Quella del Cosenza Femminile è sempre stata una realtà davvero apprezzata, con dei numeri importanti, me ne parlavano a Coverciano e io ero orgogliosissimo di ciò: c’erano Francesca Stancati e Luisa Orlando, insomma il lavoro procedeva davvero bene. Quando ho visto quanto successo, ho fatto da tramite tra loro e il CUS, che ha abbracciato la mia idea e aperto la porta alle ragazze, che ho provveduto a contattare. Mi dava fastidio che una simile realtà potesse restare ferma. Ho descritto il progetto e parlato del grande progetto che coinvolgerà ragazzi e ragazze: il direttivo CUS si è subito mosso per organizzare delle riunioni, fare discorsi sugli spazi e acquisire il loro marchio per questa stagione. Al CUS è stato affidato il Marco Lorenzon, stadio del Rende, dove oltre al campo regolamentare abbiamo, adiacente, il sintetico”.
Questo è un progetto che inevitabilmente si presenta come piacevolmente atipico rispetto alla massa di discorsi simili portati avanti nel nostro Paese. Hai trovato delle barriere e, se così non fosse, cosa credi che sarà più difficile implementare?
“Mi piacciono le sfide quando mi vengono raccontate come infattibili. Lì esce fuori la testa dura del calabrese. Ho trovato una struttura che si presta a trasformare le intenzioni in realtà, con persone qualificate che mi stanno aiutando. L’Università della Calabria sta crescendo anno dopo anno e ha un’incredibile voglia di dimostrare di poter arrivare in alto grazie all’innovazione. Quest’ultimo punto mi sta aiutando. I genitori hanno tanto entusiasmo, sono curiosi di capire la riuscita di tutto quello che stiamo portando avanti, che per me è una cosa davvero bellissima. Tutto è realizzabile, ovviamente servirà impegno, non a caso sto lavorando da tre mesi notte e giorno a questo progetto. C’è qualche piccolo ostacolo burocratico, bisogna aspettare i tempi tecnici ma mai demordere, agendo con pazienza e fiducia. Mi auguro che il nostro possa diventare un esempio da mostrare in giro. Parliamoci chiaro: ai ragazzi diamo enormi aspettative, credendo e facendogli credere come tutti debbano diventare campioni. Cominciando a mollare un po’ questa tensione, chi è veramente un campione avrà una chance in più per diventarlo. Tanti talenti sono nati tali ma non ce l’hanno fatta, perché le aspettative di cui ho appena parlato diventano a un certo punto troppo pesanti. I giovani sentono un esagerato senso di responsabilità per quanto viene trasmesso dai genitori, questo è un errore. Il primo obiettivo deve essere diventare un campione di vita, dopodiché arriva per ognuno il momento in cui capire in che settore si può spiccare il volo: nel calcio, nella medicina, nella professione di pizzaiolo. Tutto è nobile, tutto ha lo stesso valore. Vogliamo dunque plasmare una metodologia sulla serenità, perché riteniamo che ciò possa essere d’aiuto”.
Cambiamo parzialmente focus e soffermiamoci sul Roberto Occhiuzzi allenatore, un ruolo assolutamente compatibile con la direzione tecnica del progetto CUS Cosenza Academy.
“Assolutamente sì. I due ruoli non si ostacoleranno mai a vicenda, anzi: quando arriverà la chiamata giusta e tornerò ad allenare, questo aiuterà ulteriormente il progetto CUS, che sarà a lungo termine, come certificato dal contratto che firmeremo. Figurerò come Direttore e non come tecnico, dunque potrò esercitare entrambi i ruoli. Pur tornando ad allenare sarò una volta a settimana qui, ogni sera avrò videochiamate con lo staff tecnico, dove ho già individuato il Responsabile qualora io dovessi allontanarmi fisicamente. Avremo un programma settimanale guidato da me, e stiamo cercando di munire il centro di telecamere in quanto gradirei avere anche un riscontro video quando sarò fuori. I genitori sanno tutto ciò, gliel’ho già comunicato, possono e devono stare tranquilli. Detto ciò, la mia ambizione è chiaramente quella di tornare ad allenare, ho il fuoco dentro, ogni esperienza mi ha dato qualcosa, arriverà la giusta possibilità che mi permetterà di trovare stabilità e continuità in determinate categorie. Ho ambizione, voglio arrivare in alto, non mi sento declassato. Questo momento da Direttore organizzativo mi sta aiutando a capire ancora di più a capire sfaccettature che vanno al di là del rapporto con il semplice calciatore, come ad esempio la relazione con le istituzioni e altri argomenti non propriamente di campo”.
Dalle tue parole si percepisce come questo fuoco dentro sia accompagnato da una declinazione di pazienza fondamentale per attendere la chiamata adatta alle tue idee.
“Senza alcun dubbio. Negli anni, quando il fuoco prevale sulla razionalità, capita di sbagliare, ma ciò può essere fatto una volta e non due. Sono diventato ancora più attento e riflessivo. Seguo tanto Serie B, Serie C e il Campionato Primavera, è una fase di osservazione e valutazione, dove sto facendo delle analisi individuali su calciatori che poi mi piacerebbe avere in squadra. Al contempo sto rafforzando il processo di assimilazione di alcuni aspetti tecnico-tattici che vorrei portare sempre più dentro il Roberto Occhiuzzi allenatore. Non mi va mai di dare agli altri le colpe di annate poco brillanti, valuto quanto c’è di sbagliato in me per migliorare, e pazienza se mi rendo conto che altri non si sono comportati bene con il sottoscritto. Bisogna andare avanti, troverò i professionisti giusti, è il percorso della vita”.
Hai parlato di Serie B: possiamo chiudere con un tuo parare sulla Serie B e, inevitabilmente, un focus sul Cosenza?
“Oggi si nota che chi è brillante sta facendo qualcosa in più. La Serie B è un campionato che, su questo, può ingannare. È un torneo lungo, che porta poi a dover contare anche su altro: valori, perché la brillantezza iniziale non deve voler dire consumare energie rapidamente; attenzione nei momenti cruciali, perché in Serie B bisogna tenere alta l’asticella dell’attenzione nella parte centrale, dove bisogna puntare sul ritmo e non perderlo. Per quanto riguarda il Cosenza, stimo tantissimo Massimiliano Alvini e so che la cosa è reciproca. Nel suo calcio vedo tanti punti di contatto con i miei principi. Con il mister la prestazione c’è sempre, ma come lui ha già detto non bisogna accontentarsi di ciò, e a tal proposito mi auguro che sia supportato da ognuna delle parti coinvolte”.
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