ESCLUSIVA PSB – P. Bisoli: “Cesena da play off, diversamente non sarebbe un dramma. Sudtirol possibile sorpresa. Modena? Tra le prime quattro” | OneFootball

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·9 ottobre 2025

ESCLUSIVA PSB – P. Bisoli: “Cesena da play off, diversamente non sarebbe un dramma. Sudtirol possibile sorpresa. Modena? Tra le prime quattro”

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Pierpaolo Bisoli è uno degli allenatori maggiormente capaci di spostare gli equilibri nel campionato cadetto e di rendere possibili anche quelle imprese che a priori si presentano come impossibili. È un professionista che come pochi altri conosce le dinamiche del campionato di Serie B e in questo tante volte è riuscito a conseguire obiettivi importantissimi. Anche in virtù di queste ragioni, la nostra redazione ha deciso di intervistarlo in esclusiva per stilare una panoramica quanto più completa possibile dell’attuale campionato.

Iniziamo con una considerazione generale sulla Serie B. Tralasciando l’attuale struttura della classifica, probabilmente provvisoria e potenzialmente incline a snaturarsi di giornata in giornata, qual è il livello delle venti squadre in gioco?


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“Il livello rispetto agli ultimi sette anni si è abbassato molto in Serie B, come in Serie A. Tutto il livello si è abbassato. Negli ultimi decenni abbiamo curato poco i calciatori sull’individualità. Si è pensato molto alla tattica di squadra ma non a migliorare il calciatore. Di conseguenza si arriva dove si è arrivati. Entrando nel merito di questo campionato, ti dico che è molto più difficile rispetto agli ultimi due o tre che ho fatto. Questo perché i club di bassa classifica hanno alzato il livello e non esistono più squadre materasso. Fino a due o tre anni fa le squadre più forti difficilmente lasciavano punti in giro”.

In base ai contesi da lei frequentati nelle vesti di allenatore, è doveroso partire con il Cesena. La squadra è stata rinforzata sensibilmente in estate e, complice anche l’arrivo di Dimitri Bisoli, le ambizioni sono inevitabilmente cresciute. Che squadra ha visto fin qui e dove crede che possa arrivare da qui alla fine?

“Bisogna fare una premessa: lo scorso anno la loro stagione è stata straordinaria. Da neo promossi sono arrivati ai play-off. Quest’anno, secondo me, hanno allestito una squadra forte. Il centrocampo è uno dei più forti, se non il più forte della Serie B. Dietro hanno preso un calciatore come Zaro, che io conosco benissimo, e hanno alzato il livello ulteriormente. Poi hanno tenuto i calciatori cardine della passata stagione: Klinsmann su tutti, che è uno dei portieri più forti in B, uno dei primi due. Credo che il Cesena debba lottare per i play-off. Poi, se non ci rientra, non è un dramma. Ma le chance per lottare per un piazzamento tra il sesto e il decimo ci sono tutte. I play off poi lo sappiamo tutti come sono, basta un palo dentro o palo fuori affinché le cose cambino”.

Un ambiente che tanto bene ha conosciuto, tra il 2017 e il 2019, è quello di Padova. Una neo promossa con un allenatore giovanissimo e che in estate ha inserito nel proprio organico diversi calciatori con enorme esperienza ma desiderosi di rilanciarsi.

“Da tanto tempo il Padova mancava in B. La piazza merita questo campionato. Io quell’ambiente lo conosco e so quanto la gente tenga alla maglia. Era da tanto che ci provava e con questo allenatore giovane sono riusciti a raggiungere l’obiettivo. Ha calciatori di esperienza, anche tanti giovani interessanti. Hanno iniziato a singhiozzi, poi il tecnico è stato bravo a trovare una quadra. Adesso corrono per quello che è l’obiettivo, mantenere la categoria sapendo che ci sarà da soffrire fino alla fine”.

Tra le sue esperienze più recenti c’è quella di Bolzano con il Sudtirol. Il club, dopo l’importante salvezza dello scorso anno, ha deciso di proseguire sulla strada della continuità. Crede che quest’anno Castori ambisca a qualcosa di più della salvezza? Ha le carte in regola pre provarci?

“Il Sudtirol ha una società pragmatica, che agisce in maniera oculata. Quindi l’obiettivo è la salvezza. Io credo che un parco di attaccanti come il loro non ce l’abbiano tutti. Questo può essere un fattore. Per me la sorpresa del campionato possono essere loro. Castori è un allenatore pratico, sa cosa vuole e cosa ottiene. Chiunque giocherà contro il Sudtirol avrà vita difficile. So cosa si può fare lì, come si può lavorare. C’è un organizzazione chiara. Ha mantenuto l’ossatura della rosa e l’allenatore che lo scorso anno ha fatto tanto bene”.

Il Modena la sta sorprendendo? Quel primo posto è figlio solo di un buon inizio o è un punto di partenza su cui si può lavorare per mantenerlo da qui fino a fine campionato?

“La squadra può lottare per le prime quattro posizione. Alle spalle c’è una società forte composta da gente per bene. Lì ci sono persone squisite, brave, oneste e che amano il Modena. L’ambiente deve tenersi stretto la famiglia Rivetti. Rispetto alla squadra che avevo io l’anno scorso, che era già forte, ne giocano solo tre, poi anche chi subentra è forte. Questo lascia intendere che la rosa è davvero competitiva e al momento merita il primo posto. Ci sono tre club che secondo me, come organico, sono fuori portata. Alcune volte, però, squadre come il Modena, trascinate da un ambiente molto caldo, possono contendere i posti al vertice”.

Sudtirol o Modena, quale delle due esperienze rimpiange di più? Dove crede che le cose avrebbero potuto e dovuto prendere una piega differente?

“Con il Sudtirol l’anno prima dell’esonero, che ancora non mi spiego, abbiamo sfiorato la Serie A ai play off. Il Modena è un mio grosso rimpianto. Prima ho detto che mi sono trovato benissimo con la proprietà, con cui avevo instaurato un rapporto bellissimo. Il rimpianto grosso, oltre ai legami umani, sono dovuti all’andamento in campo. Nelle prime dieci giornate ho fatto nove punti, che erano pochi. La giustificazione, però, è che io ho giocato sette o otto partite senza attaccanti. Dopo la vittoria contro la Juve Stabia ho perso Caso, Mendes, Defrel e Battistella. Avevo solo Abiuso davanti, Gliozzi mi dava disponibilità ma non si allenava a causa di un problema al polpaccio che non riuscivamo a risolvere. Oggi, che Gliozzi si allena, è un titolare. Il mio rimpianto è questo, perché credo che con quel parco attaccanti si poteva fare qualcosa di importante”.

Quale motivazione si è dato riguardo l’esonero ai tempi del Sudtirol?

“Quando sono stato mandato via eravamo a metà classifica. Evidentemente si era rotto qualcosa all’interno. Mentre l’anno prima l’aria che si respirava era idilliaca. Mi dispiace molto, lì sono stato davvero bene. Poi capisco tutte le dinamiche del calcio, quindi l’ho presa a malincuore ma con il sorriso sulle labbra”.

Per la conquista della Serie A, quali sono le squadre che vede favorite?

“Le tre squadre favorite per la conquista della Serie A sono Venezia, Monza e Palermo. Il Monza, se trova una quadra, ha una squadra da Serie A. Serve che i calciatori entrino nella mentalità del tecnico e che tutti insieme riescano a fare fronte comune. Poi ci sono tante individualità che hanno sempre fatto la Serie A, Colpani, Pessina, Petagna. Il Venezia l’ho visto due volte, ha una squadra fortissima. La terza è il Palermo, che ha una squadra incredibile con un allenatore vincente. La mentalità è anche vincente”.

Il percorso dello Spezia come possiamo giustificarlo? Si è rotto qualcosa nell’ambiente? Eventualmente, questo tipo di frattura è rimarginabile?

“È la stessa cosa che è successa a me con il Sudtirol. Quando perdi i play off alla fine, l’anno dopo o si rigenera l’entusiasmo o si inclina qualcosa e non riesci a capire il motivo. Io avevo questa situazione critica e sono stato mandato via. Invece sono contento che lo Spezia stia dando fiducia a D’Angelo, facendo quadrato intorno al gruppo. Per uscire da queste situazioni è fondamentale che la società indichi la strada chiedendo compattezza. Darsi una linea retta e mantenere la linea. Anche perché la rosa è quasi la stessa. È vero, non c’è Pio Esposito, uno dei calciatori più forti ad essere passati dalla B. Ma non è un solo calciatore che sposta così tanto gli equilibri”.

In ottica retrocessione, invece? C’è qualche organico che vede meno attrezzato rispetto agli altri?

“Quando lotti per rimanere in Serie B, i valori tecnici si riducono molto con la voglia, con il gruppo, con la compattezza e con l’entusiasmo. Non bisogna dare mai nessuno per spacciato, perché basta una scintilla per creare qualcosa di magico. Come è accaduto a me a Cosenza. Quando io sono arrivato, ci davano per retrocessi. Poi ho fatto scoppiare una scintilla e con quei sedici o diciassette giocatori siamo diventati un blocco forte. La scintilla che ho fatto scoppiare lì è stata un po’ drastica. Ho puntato su un blocco di giocatori, tagliandone fuori sei o sette. La scelta è stata magari sbagliata per qualche calciatore, ma con quelli a cui mi sono affidato, abbiamo creato qualcosa di incredibile. Poi non so perché non sono stato riconfermato lì”.

Ciervo, che lei ha allenato al Sudtirol, è stato spesso indicato come un calciatore a cui manca l’ultima giocata, quella decisiva. Questa stagione, almeno per il momento, si sta sviluppando per lui su onde ben differenti rispetto al passato. Tre gol messi a segno e una dozzina di giocate decisive. Può essere il suo trampolino di lancio?

“Ho incontrato Ciervo prima che iniziasse questa stagione, nel corso di una presentazione. Gli ho detto che quello è l’ambiente perfetto per fare calcio e ho aggiunto che se non sfonda quest’anno poi dovrà vedersela con me – ride. Ha tutto per diventare un calciatore importante anche per la Serie A. Gli manca il passo finale. Da cosa dipende? Non lo so, ma so che basta davvero poco. Ha delle qualità fisiche che hanno in pochi anche in Serie A, raggiunge 37/38 km/h e in Serie A non lo fanno in tanti. Ha una capacità di corsa sui 70/80 metri che non ha mai cali di velocità. Poi è un bravissimo ragazzo. Gli manca giusto qualcosa per esplodere, ma quest’anno lo sto vedendo decisivo”.

Una considerazione su Brescia e Cosenza? Quale effetto le fa vederle lontane dalla Serie B?

“Sul Brescia preferisco non dire nulla perché ci sono alcune problematiche. Per il Cosenza invece posso dire che mi dispiace enormemente perché so quanta passione e quanto potenziale c’è in quella piazza. È partito non benissimo ma adesso ha trovato una buona quadra e sta facendo bene. Il girone è difficilissimo. Spero che si sani la frattura tra tifoseria e presidente, perché è un danno reciproco che si riversa anche sulla squadra. Il gruppo ha bisogno della sua gente e la piazza merita di tornare in Serie B”.

Quest’estate è stato vicino a qualche club? La vedremo in pista già nella stagione corrente?

“Spero di tornare presto in pista, non sono mai stato fermo in ventiquattro anni di carriera. Questa è la terza volta che mi capita di stare fermo dall’inizio, ma ci può stare. Ho una grande voglia, fin quando la passione per il calcio è così viva in me, allenerò. Se invece dovrò andare in giro solo per avere un contratto, smetterò. Davanti ad un progetto serio in Serie C, ci ragionerei. Negli ultimi anni ho fatto sempre B, quindi mi viene naturale ragionare in questa ottica. Ma, ripeto, valuterei anche qualche discorso chiaro e ambizioso riguardante la Serie C. Quest’estate mi ha corteggiato una squadra di Serie A croata, non conoscendo la lingua ho preferito rifiutare. Poi ho avuto un contatto con una squadra di Serie C”.

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