PianetaSerieB
·12 dicembre 2024
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Per analizzare un campionato di Serie B sempre più avvincente, ricco di giovani prospetti che si sono già presi la scena, abbiamo intervistato in esclusiva Nello Parisi. Con una nutrita schiera di esperienze alle spalle con i settori giovanili, su tutti quello della Roma, Parisi ci ha parlato di alcuni degli attuali protagonisti del campionato cadetto transitati sotto la sua guida. Ecco le parole dell’attuale tecnico dello Żabbar St. Patrick.
Mister, sta seguendo questa Serie B? Che tipo di campionato sta andando in scena?
“Nella zona di vertice si stanno confermando alcune squadre. Su tutte il Sassuolo, che ha fatto una prima parte di stagione importante. La società ha fatto uno sforzo notevole nel tenere in blocco tutta la squadra. Ha preso un allenatore bravo, che ha fatto già bene in Serie B. Subito dopo, la seconda posizione, è sempre una questione per tre o quattro squadre. Questo è molto bello perché tiene aperta la sfida. Sotto, come al solito, c’è densità. Fino a metà classifica, se non di più, sono tutte coinvolte. Se la giocheranno in tante. Il campionato di Serie B è sempre molto difficile, sia per chi lo gioca che per chi allena. Penso che il livello si sia alzato particolarmente, ci sono tanti giovani interessanti”.
Quello cadetto è uno dei campionati storicamente più propenso a dar fiducia ai giovani, che poi spesso la fanno da padrone. Lei che è un fine conoscitore della materia, trova che questa considerazione si stia affermando anche quest’anno?
“Io che sono stato alla Roma, che è la società che lancia più giovani tra i professionisti, posso dire che quest’anno sono davvero tanti. In questa stagione poi mi sembra di vederli giocare tutti quanti. Sono tanti e sparsi in giro per tutta Italia. Secondo me stanno facendo la giusta gavetta. La Serie B è il campionato migliore per iniziare. Già ai miei tempi era la vetrina giusta per esordire. Ora lo è ancor di più”.
Partirei da Cassano. Dopo la buona stagione dello scorso anno, adesso sembra sceso nelle gerarchie del nuovo tecnico. Il suo momento rispecchia quello del Cittadella? Crede che in questo momento Dal Canto voglia un pizzico di “quantità” in più o dietro alle recenti esclusioni potrebbe esserci dell’altro?
“Cassano è uno di quei calciatori capaci di inventare gol, giocate, tiri da lontano. Sfrutta gli spazi stretti. Anche in difficoltà riesce sempre a trovare la giocata. Quando le cose non vanno bene in una squadra le cose si complicano per tutti. Per i più esperti ma soprattutto per i giovani. Per lui questa fase è una nuova esperienza. Secondo me questa condizione lo formerà ulteriormente, momenti di questo tipo aiutano a forgiare il carattere. Quest’anno sta pagando la riconferma, perché la squadra non si esprime più sui livelli passati e lui sta avvertendo il colpo. Il Cittadella ha puntato tanto su di lui e sono certo che riuscirà a ripagare questa fiducia. Probabilmente ha pagato anche il cambio di allenatore, come è normale che sia. Parliamo però di una squadra con un progetto chiaro, che sa quel che vuole e come raggiungerlo. Sono certo che nella seconda parte di stagione usciranno fuori”.
Nella Carrarese, tra le note più positive di questo campionato, ci sono due ragazzi che lei conosce tanto bene e che stanno dando un contributo significativo a Calabro, seppur lasciano presagire che i margini di miglioramento sono ancora ampi: Devid Eugene Bouah e Luigi Cherubini. Cosa ci dice a riguardo?
“A mio avviso Bouah è già sulla giusta strada. Lui vanta già un po’ di esperienza in più tra i professionisti. Anzi, credo ci abbia messo del tempo per emergere, perché ha delle qualità veramente importanti. Poi è anche fortunato per come si è evoluto il calcio. Lui è uno di quelli capaci di fare l’esterno a tutta fascia. O come richiedono adesso l’esterno basso, capace di aiutare la manovra offensiva, con capacità di spinta e con buona tecnica. Prima questa figura se la potevano permettere solo le grandi squadre. La problematica che aveva da giovane era legata all’attenzione in fase difensiva. Adesso, con l’esperienza, è migliorato tantissimo. Il suo è un profilo da Serie A. Probabilmente ci arriverà più tardi, ma ha gamba e forza per farla. Per certi aspetti mi ricorda Bellanova dell’Atalanta. Probabilmente Bouah ha qualcosa in più sotto l’aspetto tecnico. Cherubini è uno dei talenti del settore giovanile della Roma. Lui, un po’ come Cassano, sposta gli equilibri della squadra. È uno di quei calciatori che ha grande facilità nel saltare l’uomo, ha capacità di tiro. Dai trenta metri la mette dove vuole. È un calciatore intelligente e duttile, sa giocare in tutti i ruoli dell’attacco e ha predisposizione al sacrificio. Gli dicevo sempre che somiglia tanto a Di Canio, è un giocatore totale. Come stile di gioco lo vedo come Bernardo Silva. La differenza con il portoghese è che il primo ha più visione da centrocampista, Cherubini ha visione da attaccante. Deve partire da sinistra per rientrare verso il centro. Così facendo diventa imprendibile”.
Un altro ragazzo passato per le fiorenti giovanile giallorosse, dunque anche sotto la sua guida, è Volpato, un giocatore che non ha bisogno di presentazioni. La concorrenza al Sassuolo è tanta e fin qui ha faticato a ritagliarsi lo spazio necessario per emergere definitivamente. Al netto di ipotetiche cessioni che potrebbero aumentargli lo spazio, ritiene che quello neroverde sia il club giusto per questa fase della sua carriera?
“Secondo me il Sassuolo può essere la piazza giusta da cui ripartire. Loro sono bravissimi, si vede il lavoro che hanno fatto con Berardi. Volpato, sotto certi aspetti, può somigliargli. Si fa fatica a collocarlo in campo. Non si riesce a capirne il ruolo. Lui, in un certo senso, non aiuta. Ama fare la fase offensiva, meno quella difensiva. Per questo gli allenatori fanno fatica a schierarlo. Per me lui può fare o l’uomo dietro la punta o l’esterno. Dunque sulla trequarti potrebbe giocare ovunque. La problematica che ricordo del ragazzo era questa, poca propensione alla fase difensiva. Adesso però si trova nel posto giusto dove poter migliorare questo aspetto. È uno di quei calciatori che se hai bisogno di svoltare una partita è una garanzia, negli ultimi venti o trenta minuti. Ma, se devi affrontare un momento di equilibrio tattico, non lo rischi. Perché non sai se farà il lavoro che gli chiedi di fare”.
Uno dei percorsi maggiormente paradossali, nell’attuale campionato di Serie B, è stato quello di Ciervo. Con il Cosenza ha disputato una prima parte di stagione incredibile, salvo poi iniziare a finire sempre più dietro nelle gerarchie di Alvini. La sensazione è che per compiere il salto che possa consentirgli di consacrarsi, il ragazzo abbia bisogno di lavorare sull’ultimo passaggio. Si trova d’accordo?
“Hai colpito in segno la questione Ciervo. Lo step che gli manca è proprio l’ultima fase della giocata. Il tiro, il cross, il passaggio capace di mandare in porta il compagno. Questa carenza ce l’aveva già nel settore giovanile della Roma. Lui aveva un anno in più dei ragazzi che allenavo io. Dunque lo vedevo spesso. Quella squadra aveva da una parte lui e dall’altra Cancellieri. Bove a centrocampo, Zalewski sulla trequarti. Riccardo già lì si notava. Dribbling, sprint, giocata. Non importava contro chi giocasse, bruciava sempre tutti. Il problema è che arrivava vicino all’area e non sapeva mai cosa fare. Non riusciva a decidere, non aveva chiara la giocata in mente. Probabilmente, preso dalla giocata che più sente sua, non pensava alla fase successiva. È una cosa su cui deve lavorare ancora. Alla Roma facevano tanto lavoro individuale su questo. Difensivamente è migliorato tanto. Da ragazzo non difendeva, assolutamente. Adesso, da quinto, lo vedo sempre attento e con la propensione a coprire. Per me vederlo fare questo lavoro è significativo. Se riesce a crescere su ciò che ci siamo detti prima, diventa un giocatore determinante in cadetteria”.
Discorso inverso per Pagano, che a Catanzaro ha iniziato con il freno a mano tirato. Le doti del calciatore restano comunque indiscutibili. Crede che in Calabria possa ritrovare un pizzico di serenità e scaricare le numerose pressioni che l’ambiente circostante alla Roma aveva creato su di lui? Come può emergere un giocatore del genere con Caserta?
“Catanzaro è una piazza difficile, lì vogliono risultati. Al contempo, però, c’è una società capace di aspettare. Basta vedere la fiducia che hanno dato a Caserta. Pagano si trova davanti ad un bel banco di prova. Uscire dalle giovanili e misurarsi con un campionato come quello di Serie B, in una piazza come Catanzaro, non è mai semplice. Vai a confrontarti soprattutto contro avversari dalla struttura fisica importante, quindi esci dal contesto giovanile. Il ritmo del campionato Primavera ha due o tre livelli in meno della Serie B. Quindi chi passa da quel campionato a quello cadetto il primo periodo lo paga. Un po’ di tempo è necessario darlo a questo ragazzo”.