ESCLUSIVA PSB – Popov raccontato da chi l’ha allenato. Birindelli: “Ragazzo timido e determinato, non ha mai portato la sofferenza in campo” | OneFootball

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·18 settembre 2025

ESCLUSIVA PSB – Popov raccontato da chi l’ha allenato. Birindelli: “Ragazzo timido e determinato, non ha mai portato la sofferenza in campo”

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Un’introduzione – come da significato della parola – deve presentare qualcosa o qualcuno. Ognuno ha il proprio stile, fatto di ricerche stilistiche, scelte lessicali, iniezioni più o meno vistose di emotività. Tutto è relativo e soggettivo. Detto ciò, alcune introduzioni probabilmente non necessitano di troppe parole ma di pochi concetti. Situazioni in cui limitarsi alla narrazione dei fatti attraversa il lettore lasciando un segno percepibile. Ecco, la storia di Bogdan Popov ne è un’esemplificazione inevitabilmente chiacchierata da tanti in queste settimane. Scappato dalla guerra in Ucraina, passato fugacemente in Polonia per poi arrivare in Italia. Una fuga dalla tragedia verso un’indefinita speranza, perché essere classe 2007 vuol dire non avere nemmeno compiuto la maggiore età al momento dello scoppio del conflitto. Lasciare il proprio Paese senza avere idea del domani né una famiglia accanto, con una passione come paracadute, perché il calcio ha senza alcun dubbio evitato a questo ragazzo un impatto violento con la cruda realtà che la vita gli ha presentato. L’Empoli nell’ottobre 2023 l’ha accolto (dopo poco più di un mese nel settore giovanile dello Spezia, dove non è rimasto a causa di un “ban” dalla FIFA che pendeva sul club), coccolato e valorizzato calcisticamente. Lui ha risposto a suon di gol e dedizione, dall’Under 17 alla prima squadra, dove ora brilla con quattro gol nelle prime tre giornate di campionato. Guido Pagliuca ne sta guidando la crescita così come fatto precedentemente da Alessandro Birindelli, oggi allenatore della Pianese ma fino alla scorsa stagione tecnico della Primavera proprio dell’Empoli, dove Popov è stato un suo calciatore. Chi meglio dell’iconico ex terzino, intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, per parlare del ragazzo?

Mister, nel suo percorso in quel di Empoli ha incrociato, allenato e valorizzato tante gemme. Uno di questi è Bogdan Popov, il calciatore del momento in Serie B. Giovane, talentuoso e resiliente, dote quest’ultima che ha dovuto sviluppare quando è stato costretto a lasciare il suo Paese. Ci può raccontare il suo Bogdan?


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“Un ragazzo molto timido e riservato, ma dalla grande determinazione e dalla notevole educazione. Si è messo immediatamente a disposizione, ha cercato di capire nel più breve tempo possibile la lingua e ha studiato sin da subito. Mi colpiva la sua volontà di fare proprio un contesto nuovo come quello italiano, in particolar modo una realtà importante come Empoli, dove si compete contro squadre molto forti anche a livello giovanile. Ha sempre manifestato disponibilità e voglia di migliorarsi, sia a livello puramente tecnico-tattico che fisico. Un punto, quest’ultimo, dove deve ancora lavorare, ma posso assicurarvi che negli ultimi due anni la sua crescita è stata esponenziale. Ha attraversato tante difficoltà: era minorenne, non poteva tornare in patria e al contempo i genitori, essendo prigionieri di guerra, erano impossibilitati dal venire in Italia. La situazione era complicata, ma l’Empoli è stato eccellente, ha affiancato un tutore legale al ragazzo per consentirgli di essere seguito e di avere il supporto di cui necessitava. All’inizio della scorsa stagione, non potendo rientrare in Ucraina per le vacanze, è partito in ritiro con la prima squadra ed è piaciuto a mister D’Aversa. Un’esperienza del genere gli ha consentito di crescere più rapidamente a livello calcistico e cognitivo, oltre a dargli un vantaggio competitivo nelle partite giocate con la Primavera”.

Al suo primo anno italiano è stato subito portato dall’Under 17 in Primavera da sotto-età: lei, il suo staff e la società avevate già percepito qualcosa di diverso in lui?

“Assolutamente sì. Lui, così come Campaniello e altri, sono dei giovani sui quali la società ha dimostrato di puntare tanto. Parliamo di situazioni nelle quali viene ritenuto opportuno fare uno step in avanti in tempi relativamente rapidi, perché altrimenti il ragazzo si appiattisce e rischia di perdere le motivazioni o, comunque, può non avere chiari quelli che sono i parametri reali, ergo viene portato a un livello superiore. Si cerca dunque di velocizzare il tutto: il pensiero, la giocata, la scelta. È così che, durante il mio percorso in quel di Empoli, cercavamo di far crescere i giocatori di talento”.

Mi permetta una domanda che travalica i confini calcistici: come si relazionava Bogdan con il momento vissuto dal suo Paese e con – immagino – l’intensità di un fatto così tragico?

“Parlava, ma non ha mai portato il disagio in campo. Questa, secondo me, è stata la sua grande forza. È chiaro che dentro abbia sofferto e continui a soffrire, ma posso dire per certo che non ha mai manifestato questa inevitabile forma di malessere. Bogdan in campo era felice, il suo modo di estraniarsi era stare a Monteboro con i compagni e vivere una quotidianità fatta di studio e allenamento. Nei momenti in cui era solo probabilmente veniva attraversato dalla tristezza, ma si percepiva quanto il calcio fosse la sua medicina. La situazione è drammatica, ma questo ragazzo ha una ciclopica forza d’animo”.

Torniamo in campo: si aspettava un simile impatto in Serie B, dove Bogdan occupa al momento tutte le copertine locali e nazionali?

“No, nessuno avrebbe potuto immaginarlo. Il ragazzo, nella sfortuna patita la scorsa estate, quando – come detto poc’anzi – è dovuto restare a Monteboro, è riuscito a capitalizzare il vantaggio di poter andare in ritiro con la prima squadra. Quest’anno ha nuovamente avuto tale possibilità, dato che mister Pagliuca voleva vederlo e valutarlo: l’esperienza già maturata, e un pizzico di fortuna, che nella vita serve sempre, è cominciata una favola che mi auguro non termini con queste quattro giornate. Bogdan potrebbe vivere fasi di stallo, e in tale eventualità, che speriamo chiaramente non ci sia, tutte le parti dovranno essere unite e compatte. Il ragazzo, col passare delle settimane, avrà un carico di responsabilità chiaramente maggiore, motivo per il quale la sua gestione dovrà essere avveduta, ma l’Empoli è una società esemplare, dunque i toscani sapranno accompagnare la crescita di Popov”.

Nell’annata 23/24 gli attaccanti del suo Empoli Primavera erano Popov e Giacomo Corona, anche lui ora in cadetteria, ma con il Palermo). Le posso chiedere un parere anche su di lui?

“Ho fortemente voluto Giacomo all’Empoli. Con il Torino non giocava mai, ma vidi un paio di spezzoni delle sue partite e mi piacquero sia la sua personalità che la qualità nelle giocate. A noi mancava un terminale offensivo con quelle caratteristiche, e assieme a Nabian Herculano e Andrea Sodero completava un tridente forse un po’ strano, ma che risultò poi efficace e, soprattutto, in grado di parlare la stessa lingua. Nella scorsa stagione è andato a Pontedera, è partito dalla panchina per poi riuscire a dimostrare il proprio talento. Giacomo ha bisogno di giocare, deve avvertire la fiducia attorno a sé e lui sa che a Palermo ce n’è. Ci siamo sentiti, mi disse “mister, ma figurati se mi tengono”, eppure alla fine è andata così. Dovrà farsi trovare pronto quando sarà gettato nella mischia, anche se per pochi minuti. Dico una cosa senza timore di essere smentito: a livello attitudinale è un ragazzo di cui ci si può fidare”.

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