Fabregas e il sostegno a Morata: ecco le difficoltà dell’ex attaccante del Milan | OneFootball

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·18 novembre 2025

Fabregas e il sostegno a Morata: ecco le difficoltà dell’ex attaccante del Milan

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Fabregas difende così l’attaccante del Como, ed ex rossonero, Alvaro Morata. Tra varie difficoltà e un’astinenza da gol

Intervistato da La Provincia di Como, Cesc Fàbregas, tecnico del Como, ha affrontato due temi principali: la crisi realizzativa di Álvaro Morata e la mentalità di gioco che sta infondendo nella sua squadra.

Riguardo al suo connazionale, Fàbregas ha riconosciuto che a Morata manca il gol, ma ha sottolineato che il giocatore va sostenuto in questo momento di tristezza. L’allenatore è convinto che Morata si risolleverà rapidamente grazie alle sue molteplici qualità e ha giudicato positivamente l’applauso ricevuto al momento della sostituzione come un segnale di supporto corretto. Per Fàbregas, nonostante la mancanza di reti, Morata non ha giocato affatto male.


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Passando al Como, Fàbregas ha espresso grande soddisfazione per il rinnovato entusiasmo e la forte partecipazione emotiva che si percepisce attorno alla squadra. Ha evidenziato un generale ritorno all’attendismo nel calcio moderno, notando che molte avversarie adottano il modulo 5-3-2 e aspettano l’iniziativa, una tendenza che sembra più diffusa rispetto alla stagione precedente.

Fabregas e una mentalità da cambiare in Italia

Il Como, al contrario, ha una mentalità radicalmente diversa. La squadra di Fàbregas è impostata per aggredire gli avversari e disturbare la costruzione del gioco fin dall’inizio. Questo atteggiamento aggressivo li porta a pressare giocatori chiave come Manuel Locatelli della Juventus o anche grandi campioni come Luka Modrić. Pur riconoscendo che il pressing alto comporta dei rischi e può essere punito da giocate tecniche avversarie, l’allenatore ha ribadito che, se dovesse rinunciare a giocare in questo modo, smetterebbe di allenare. Il Como è consapevole di essere forte anche in contropiede.

La chiave del suo approccio non risiede in dogmi rigidi, ma nell’insegnare ai giocatori a ragionare e a prendersi responsabilità autonome, alternando momenti di pressing intenso a fasi di costruzione più calma, rifiutando di rinchiuderli in una “gabbia tattica e mentale”.

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