Calcionews24
·8 giugno 2025
Fiasco Italia in Norvegia, Capello: «Mi ero vergognato dopo la Svizzera, lo stesso ora; una volta ci si dimetteva»

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·8 giugno 2025
Fabio Capello ha parlato a la Gazzetta dello Sport dopo la debacle dell’Italia contro la Norvegia, analizzando il momento critico della nazionale azzurra dopo la sconfitta che compromette la qualificazione ai mondiali. Di seguito le sue parole.
DELUSIONE AZZURRA – L’ITALIA NON CAMBIA MAI – «Io dissi che mi ero vergognato dopo la netta sconfitta con la Svizzera e posso ribadirlo ora. Eppure Luciano Spalletti aveva ammesso gli errori fatti e qualcosina sembrava essere migliorato nel post Europeo. Invece, rieccoci qui, un’altra volta caduti in basso. E quando ci facciamo gli esami di coscienza è sempre troppo tardi».
SPALLETTI IN BILICO – «Credo sia normale considerarlo almeno in una posizione difficile. Una volta in Italia, quando facevi male una grande competizione, che fosse il Mondiale o l’Europeo, andavi a casa. Ora, invece, nessuno dà più le dimissioni».
GRAVINA NON È IL PROBLEMA – «Anche, sebbene io non pensi che i risultati della Nazionale dipendano dal presidente federale. E poi Gravina a febbraio è stato riconfermato dall’Assemblea elettiva con quasi il 99% dei voti, quindi di che parliamo?».
I VIVAI NON FORMANO TALENTI – «Non mi stupisce. Se nei settori giovanili, al posto di incentivare qualità e fantasia, si chiede ai ragazzi di seguire gli schemi, tenere il possesso palla, appoggiarsi al portiere, ma dove vogliamo andare… Abbiamo preso il lato peggiore del “guardiolismo”. I nostri centrocampisti non si girano mai verso la porta avversaria, mentre gli altri guardano sempre in avanti e hanno una velocità di esecuzione che noi ci sogniamo. Ce lo ha detto anche la finale di Champions…».
SOLUZIONE: GIOVANI ITALIANI IN CAMPO – «Cambiare mentalità nei vivai, perché la povertà di talento è preoccupante e non può essere solo un problema generazionale, ma di metodo. E poi far giocare di più i nostri giovani in prima squadra. Fosse per me, obbligherei le squadre di Serie A a schierare almeno tre italiani nell’undici titolare in tutte le partite».
UNA NAZIONALE SENZA ORGOGLIO – «Dalla Serie C alla B ci sono due gradini, dalla B alla A quattro e dalla A alla Nazionale addirittura sei. La maglia azzurra è diversa da quella di un club. Rappresenti un intero Paese. Io ho visto una squadra senza senso di appartenenza, senza amor proprio. Non so se i nostri giocatori sentano o meno l’orgoglio nazionale, ma di sicuro non riescono a metterlo bene in campo. E poi non ho gradito certe defezioni e rifiuti…».
IL CASO ACERBI – «Non mi è piaciuta la vicenda Acerbi. Ok, Spalletti ha sbagliato a dire certe cose in pubblico, ma un giocatore non può rifiutare la Nazionale. Doveva andare per dimostrare al c.t. che aveva bisogno di un “vecchietto”. Invece ha detto no, ed è un brutto segnale».
IL MISTERO CALAFIORI – «In azzurro giochi anche non al top, è questione di responsabilità».