Calcio e Finanza
·19 ottobre 2025
FIFA, la Federcalcio norvegese: «Mondiali 2030 e 2034 assegnati senza rispettare le regole»

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·19 ottobre 2025
I Mondiali 2030 e 2034, già assegnati dalla FIFA, sono finiti nel mirino della Federcalcio norvegese, guidata da Lise Klaveness, ex calciatrice ritiratasi nel 2011 con oltre 70 partite con la nazionale femminile.
«Abbiamo presentato un’obiezione alla loro assegnazione – ha esordito Klaveness al quotidiano spagnolo AS –, non per generare un cambiamento, ma perché volevamo che venissero rispettate le regole. Non lo sono state, o almeno non nel modo in cui avrebbero dovuto esserlo, secondo la nostra opinione. Chiediamo semplicemente che le regole di assegnazione siano rispettate».
La FIFA ha assegnato i Mondiali 2030 a Spagna, Portogallo e Marocco, con partite anche in Argentina, Uruguay e Paraguay per le celebrare i 100 anni dalla prima edizione. Per quanto riguarda il 2034, invece, a organizzare la competizione iridata sarà l’Arabia Saudita. Su quest’ultima decisione già al tempo dell’assegnazione di qualche mese fa ci furono proteste per un bando aperto in tutta fretta dalla FIFA che tagliava fuori di fatto ogni nazione che non avesse già un dossier pronto, cosa che l’Arabia Saudita aveva visto che si era candidata, prima di decidere di candidarsi, per l’edizione 2030.
«Viviamo in un mondo che a volte è molto politico, dove la gente segue leader esterni e può avere paura di essere punita se protesta, quindi sono poche le federazioni che si fanno sentire – ha continuato la presidente della Federcalcio norvegese –. Qatar 2022? Penso che il Mondiale in Qatar, o almeno tutta la preparazione precedente, sia stata la prima volta in cui il mondo del calcio, compresi i suoi dirigenti, ha realmente visto i lavoratori. Prima di allora, non li avevano mai visti. Non avevamo mai visto le persone che trasportavano i mattoni e le pietre per costruire gli stadi. E, naturalmente, questo è rilevante ovunque. Se avessimo il Mondiale in Norvegia, anche noi abbiamo molti lavoratori migranti: la salute e la sicurezza sono molto importanti. È fondamentale che i campionati vengano assegnati a paesi preparati per organizzarli. Altrimenti, il rischio di dover costruire troppe nuove infrastrutture è molto alto».
Sui diritti umani: «In Qatar, quel rischio era così grande che la gente ha guardato al paese — al sistema kafala e altro — e ha visto un enorme problema. Questo ha portato a un grande dibattito sui diritti umani in tutti i paesi. Le cose sono ancora lontane dall’essere perfette, non dico il contrario, ma ha portato la FIFA ad adottare carte dei diritti umani. In Norvegia non le avevamo prima. Non so se la Federazione spagnola le abbia, ma dopo l’assegnazione al Qatar le abbiamo adottate anche noi, come molti altri. Quindi credo che tutti abbiamo dovuto guardarci allo specchio. Stessa situazione per Arabia Saudita 2034? Le normative attuali sono molto diverse da quelle che c’erano quando furono assegnati i Mondiali al Qatar. Ma la ragione per cui abbiamo presentato un’obiezione alle assegnazioni del 2030 e del 2034 è che non sono state seguite le regole».
«Il processo di assegnazione doveva essere trasparente e competitivo – ha continuato Klaveness –. La FIFA ha cambiato le regole dopo il 2016 per trasformarlo in una votazione aperta, non in un processo a porte chiuse come quello del Qatar — che ora sappiamo, o almeno ci è stato detto, che fu corrotto. Ma la FIFA ha chiuso il processo prima del voto, eliminando la competizione. Quindi per noi si tratta di rispetto delle regole. Le norme sono buone, ma dobbiamo tutti assicurarci che vengano davvero applicate».
Sulla possibilità di boicottare i Mondiali: «Non abbiamo una posizione contraria a quei paesi. Quello che dico è che agiamo per principi. La nostra obiezione alle assegnazioni del 2030 e del 2034 non ha a che fare con i paesi in sé. Vogliamo giocare in Spagna. Si tratta delle regole. Sto parlando delle regole della FIFA. È molto importante che, quando si costruiranno stadi in Arabia Saudita, i lavoratori siano protetti come avrebbero dovuto esserlo all’inizio del Mondiale in Qatar. Penso che sia possibile, ma dobbiamo lavorare per ottenerlo. Se decidessimo in anticipo che non funzionerà, allora saremmo solo giornalisti. Io devo lavorare perché funzioni. Non posso limitarmi a puntare il dito. Dobbiamo spingere nella direzione giusta, lottare per ogni centimetro. Le cose possono anche peggiorare, quindi dobbiamo mantenere il terreno già conquistato».