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·7 novembre 2025

Finanza, tecnologia e multifunzionalità: il futuro degli stadi in Italia nelle esperienze di Legends, NTT DATA e Clifford Chance

Immagine dell'articolo:Finanza, tecnologia e multifunzionalità: il futuro degli stadi in Italia nelle esperienze di Legends, NTT DATA e Clifford Chance

Il futuro degli stadi italiani, con uno sguardo agli Europei del 2032 e ad altre sfide internazionali, è stato il tema centrale del convegno “EURO 2032 e oltre. Finanziamento e valorizzazione degli stadi come asset strategici”, ospitato mercoledì 29 ottobre nella sede milanese di Clifford Chance, studio legale tra i leader mondiali nel settore.

L’evento, articolato su due tavole rotonde, è stato promosso e ideato da Stella Riberti, responsabile del settore sport & entertainment in Italia di Clifford Chance, avvocata per altro che vanta solida expertise nel settore dello sport.


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La moderazione è stata curata da Luciano Mondellini, direttore di Calcio e Finanza, testata che è stata Media Partner esclusiva del convegno.

Nello specifico la kermesse si è tenuta nell’agorà all’ultimo piano del palazzo di via Broletto, sede milanese dello studio internazionale. E nonostante la pioggia e la giornata di campionato, ha visto l’ampia sala gremita oltre i suoi posti a sedere a testimonianza di come il tema stadi e infrastrutture venga percepito sempre più come di primaria importanza dalla la business community italiana.

Non a caso l’evento ha riunito istituzioni, club, investitori e operatori del mondo sportivo, con l’obiettivo di confrontarsi su strategie e strumenti per valorizzare e modernizzare le infrastrutture calcistiche italiane, in vista di grandi eventi internazionali e di una crescita sostenibile del settore.

In particolare, il parterre della seconda tavola rotonda era formato da manager di altissimo profilo come:

  • Eduardo Garcia, Global Financial Markets Partner, Clifford Chance
  • Joe Rizzello, Managing Director, Legends Global – Italy
  • Francesco Petullà, Vice President, EDGE & System Engineering di NTT DATA Italia
  • Stella Riberti, resonsabile del settore Sports & Entertainment Sector, Clifford Chance

Garcia: «Il ruolo della finanza privata e la nuova centralità degli investitori»

Eduardo Garcia ha aperto i lavori sottolineando come il panorama europeo stia attraversando una trasformazione profonda nel rapporto tra investimenti pubblici e privati. «Un tempo – ha ricordato – la maggior parte degli stadi era costruita o finanziata da autorità pubbliche. Oggi stiamo passando a modelli in cui i capitali privati, provenienti da fondi e investitori istituzionali, giocano un ruolo sempre più decisivo».

Garcia ha citato i casi del Santiago Bernabéu (del cui finanziamento si è occupato in prima persona) e del Camp Nou, esempi di progetti interamente sostenuti da capitali privati e strutturati su ricavi diversificati: biglietteria, hospitality, eventi e spazi commerciali. «Il clima politico rende oggi più difficile ottenere fondi pubblici – ha aggiunto – ma le amministrazioni possono comunque sostenere questi progetti con strumenti indiretti, come investimenti in trasporti o infrastrutture urbane».

Secondo Garcia, il modello americano — basato su stadi multifunzionali e leghe chiuse — sta influenzando anche l’Europa, pur con le dovute differenze culturali. «Il futuro passa da un approccio più sofisticato al finanziamento, con strutture contrattuali solide e flussi di ricavi sostenibili. Gli stadi devono diventare veri ecosistemi economici, capaci di durare decenni».

Rizzello: «Gli stadi devono vivere tutto l’anno»

Joe Rizzello, Managing Director di Legends Global – Italy, ha portato la prospettiva di una realtà che gestisce oltre 500 impianti in cinque continenti, tra cui i celebri stadi dei Dallas Cowboys e dei New York Yankees. «Non esistono due stadi uguali – ha spiegato – anche se hanno la stessa capienza. Ogni progetto deve adattarsi al contesto urbano, economico e culturale. Basti pensare al food & beverage: quello che piace all’estero a livello di cibo non è detto che piaccia in Italia, dove siamo abbastanza esigenti».

Rizzello ha insistito sulla necessità di garantire la sostenibilità economica nel lungo periodo: «Lo stadio deve poter sopravvivere anche se la squadra retrocede o cambia proprietà. Altrimenti rischia di diventare una cattedrale nel deserto».

Altro punto centrale è il controllo dei costi e l’efficienza gestionale. «Dobbiamo progettare impianti non solo belli, ma anche economici da mantenere, perché in 30 o 50 anni i costi di manutenzione possono superare l’investimento iniziale».

Negli Stati Uniti — ha ricordato — gli stadi vengono concepiti anche come infrastrutture civili, utilizzabili in caso di emergenza. «Dopo l’uragano Katrina, il Superdome di New Orleans fu trasformato in rifugio. Oggi la FEMA ha accordi con molte squadre NFL: entro 48 ore, uno stadio può diventare un centro operativo. È una lezione di responsabilità sociale che dovremmo importare anche in Europa».

Guardando al contesto italiano, Rizzello ha richiamato la necessità di un cambio culturale: «Non dobbiamo solo inseguire gli altri, ma costruire qualcosa di migliore. Gli stadi italiani devono vivere tutto l’anno, non solo il giorno della partita. Dovrebbero inoltre essere progettati sin dall’inizio per ospitare anche altri sport come il football americano o il rugby».

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