Calcionews24
·14 novembre 2025
Galante racconta Spalletti: «È carico. A lui piacciono le sfide. Luciano è un genio. Un allenatore moderno. Ecco chi può crescere di più con lui…»

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Fabio Galante, ex calciatore e amico fraterno di Luciano Spalletti, apre il cassetto dei ricordi in un’intervista esclusiva a Tuttosport, raccontando il loro legame speciale.
IL PRIMO RICORDO – «Facile: le lezioni di guida tra Empoli e Sovigliana. Se ho preso subito la patente lo devo a Luciano. Quando giocavamo all’Empoli capitava spesso che mi fermassi da lui, a casa di mamma Ilva. Dormivamo nella stessa stanza, facevamo cena e colazione insieme, come due fratelli. Al rientro dall’allenamento metteva a disposizione la sua macchina per farmi delle lezioni di guida.»I SUOI METODI – «Per lui è fondamentale la credibilità all’interno dello spogliatoio. Non c’è singolo che possa minare il rapporto che lui ha con il gruppo. Fa di tutto per proteggerlo. E lo ha dimostrato con le gestioni di Icardi e Totti… Andando dietro a loro rischiava di perdere gli altri. I risultati gli hanno dato ragione tra scudetti e piazzamenti in Champions.»I CASI ICARDI E TOTTI: COME LI HA VISSUTI – «Non bene, ovviamente. Si è trovato nel posto giusto al momento sbagliato. Lui è una persona buonissima e di una generosità immensa. Quando vai a cena con lui non ti fa mai pagare. Ad Appiano si metteva lì con i magazzinieri per installare i cartelloni pubblicitari… Quando vede però che qualcheduno – calciatore, dirigente o giornalista che sia – fa il furbo, va su tutte le furie.»L’HA SENTITO DI RECENTE – «Più volte. È carico. A lui piacciono le sfide, metter mano in maniera capillare nelle sue realtà sportive. E una spallettata delle sue l’abbiamo già vista con Koopmeiners. Chi l’avrebbe mai detto che potesse giocare così bene in quel ruolo… Quando lo rimetterà a centrocampo sono sicuro che potrà contare su una fiducia ritrovata, essere più leggero. Luciano è un genio. Un allenatore moderno: quando ha un’idea la porta avanti fino alla fine perché è testardo. Ha vinto in Russia, a Napoli. Piazze che non gli chiedevano il titolo. All’Inter ha ricostruito i presupposti per lo scudetto con una serie di intuizioni tattiche significative. Gli auguro di fare lo stesso alla Juventus, perché se lo merita dopo l’esperienza in Nazionale. Per lui è una ferita ancora aperta.»IN NAZIONALE AVEVA BISOGNO DI PIU’ TEMPO – «In parte è vero, ma se pensiamo a Conte e Sacchi abbiamo la prova del contrario. La differenza è che questi due avevano a disposizione un’ossatura di campioni azzurri veri a cui appoggiarsi. Penso a Buffon, Chiellini, Barzagli, Bonucci… Forse agli Europei poteva cercare di alleggerire un po’ di più i ragazzi a livello di testa. Ma è stato lui stesso ad ammetterlo.»LA JUVE É LA SFIDA PIU’ AFFASCINANTE – «Direi di sì. Ritrovarsi a maggio in lotta per il titolo sarebbe incredibile. Oggi l’obiettivo più concreto è il piazzamento in Champions, ma per i ritmi delle nostre big che, fin qui, non stanno scappando, giocare per l’Europa significa giocare per lo scudetto. È la stessa cosa.»CHI PUO’ CRESCERE CON LUI – «Direi anzitutto i profili di qualità come Yildiz e Conceiçao, passando poi per un tuttofare come McKennie, Thuram con cui proverà a lavorare sulla falsa riga di quanto fatto a Roma con Nainggolan e Cambiaso. Quando allenava ancora gli azzurri e mi capitava di cenare con lui, si metteva lì a parlarmi di tutti i suoi moduli, dei suoi schemi… Non ce n’era uno che prescindesse da Cambiaso. Gli piace da morire. Senza dimenticare Vlahovic. Me ne ha parlato qualche giorno fa: dice che è una forza della natura. Sarà un punto fermo della sua Juve.»









































