PianetaSerieB
·13 novembre 2024
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Le situazioni di Cremonese e Salernitana sono diversissime, ma ugualmente sconfortanti: esoneri e ritorni, leitmotiv di una stagione dalla piega deprimente.
Eugenio Corini ha ottenuto 7 punti in 5 partite, nulla di esaltante ma neppure un disastro completo. Una media degna dell’annata al di sotto delle aspettative della squadra lombarda. Non meritava un benservito così precoce da risultare umiliante, soprattutto se esso coincide col ritorno del predecessore Giovanni Stroppa. La dirigenza era stata chiara: è stato sollevato dall’incarico poco più di un mese fa per incompatibilità con lo spogliatoio. La decisione di richiamarlo come va interpretata? Una punizione alla squadra, l’embrione dell’ennesimo costosissimo repulisti a gennaio? Patrimonio dissipato senza un senso, senza un’idea, senza un briciolo di fantasia. L’eterno ritorno dell’uguale.
Il concetto appena espresso assume connotati quasi morbosi in terra campana: Stefano Colantuono si siede per la QUARTA volta sulla panchina dei granata. Qui la lettura è semplice: il progetto di Giovanni Martusciello è stato reputato ormai fallito a causa della rassegnazione della rosa a seguito degli ultimi risultati negativi. Si cerca una sterzata, ma non c’è budget. Si finisce dunque per affidare l’incarico a un uomo della società, già sotto contratto. Col quinto monte ingaggi del campionato, parole dell’AD Milan, non ci si può permettere un tecnico dopo aver deciso di esonerarne un altro. Questo modo di fare calcio è un suicidio annunciato.
A perderci sono sempre gli stessi: i tanti validi allenatori che restano fuori dal giro a causa dei cortocircuiti teorici e pratici dei club. Un cane che sbrana la sua coda, un insuccesso che si autoalimenta, un buco nero di noia e approssimazione che si espande. Fare meglio di così non è una vaga prospettiva auspicabile, ma un dovere professionale che non si sta onorando nella maniera adeguata.
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