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·23 dicembre 2025
Gattuso: "Portare l'Italia al Mondiale è il mio chiodo fisso, non esistono più partite facili"

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Rino Gattuso ha rilasciato un'intervista a Vivo Azzurro TV nel corso della quale ha parlato dei suoi primi sei mesi sulla panchina della Nazionale e dei play-off di marzo in cui l'Italia si giocherà il pass per i Mondiali. L'obiettivo del ct della Nazionale è quello di riuscire a completare la missione di riportare la Nazionale al Mondiale di calcio 2026. Un traguardo da centrare, un tabù da sfatare in una doppia sfida ai playoff il 26 marzo contro l’Irlanda del Nord a Bergamo, in caso di vittoria l’altra sfida contro Bosnia o Galles in trasferta da disputarsi il 31 marzo, saranno il vero banco di prova per il tecnico calabrese e per tutto il movimento che non può per la terza edizione consecutiva restare fuori dalla manifestazione per eccellenza del calcio mondiale.
Il chiodo fisso è andare al Mondiale, tornare lì dove siamo stati per tantissimi anni, anche da protagonisti. Dobbiamo volerlo a tutti i costi, non cominciare a vedere i fantasmi alla prima difficoltà. Tra tre mesi ci giocheremo qualcosa di importante, tutta la nazione ci sta aspettando. Ci vuole tranquillità, dovremo arrivarci con la giusta mentalità e con l’amor proprio per il Paese che rappresentiamo e per questa maglia. Vediamo di farci trovare pronti per quello che ci aspetta. Non dobbiamo commettere lo stesso errore di quattro anni fa con la Macedonia del Nord. Il calcio moderno dice che partite facili non esistono più, che un’avversaria può sempre metterti in difficoltà. L’importante è saper reagire, non andare in down se succede qualcosa di negativo, ma dare continuità per novanta minuti.

gattuso - fraioli
Quando mi è stato proposto di diventare ct ho detto subito di sì, senza chiedermi quali fossero i pro e i contro - ha spiegato il ct azzurro -. Ho accettato e non me ne pento, sono orgoglioso di rappresentare il mio Paese. Mi sento un privilegiato, un uomo molto fortunato. Ho la possibilità di allenare la Nazionale italiana e penso che milioni di persone si vorrebbero trovare al mio posto. Ho tanta responsabilità, ma la responsabilità ce l’ho avuta anche all’età di dodici anni: quando sono andato a Perugia, stavo in una stanza e il pensiero era che non potevo tornare a casa, altrimenti avrei fallito. È da una vita che convivo con le pressioni, spero di dare il massimo e di regalare con i miei ragazzi una gioia all’Italia intera.









































