Juventusnews24
·11 ottobre 2025
Gattuso ripensa al passato e ammette: «Dobbiamo ritornare quelli che eravamo prima. Ecco perché abbiamo perso la nostra forza». A cosa ha fatto riferimento!

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·11 ottobre 2025
Coraggio e intelligenza, un ritorno alle origini per ritrovare la via. Nel giorno della delicata sfida contro l’Estonia, il CT dell’Italia, Gennaro Gattuso, ha tracciato la sua rotta. In un’intervista esclusiva a Radio Rai, ha lanciato un manifesto per il nuovo corso azzurro: una squadra di «coraggiosi», ma che sappia anche «annusare il pericolo» e ritrovare la sua identità perduta.
Secondo l’analisi del nuovo Commissario Tecnico, il problema dell’Italia non è tecnico, ma di identità. Nel tentativo di inseguire un calcio più moderno e offensivo, la Nazionale ha smarrito le sue certezze. «Eravamo un’eccellenza nella scuola dei portieri e nel modo di difendere», ha spiegato Gattuso. «Cambiando, abbiamo perso questa forza».
La critica è precisa: si è passati da una difesa “di reparto”, organizzata e collettiva, a duelli individuali “a campo aperto”, con rischi enormi.
La cura, per “Ringhio”, è una sola: un ritorno alle radici. «Dobbiamo ritornare a quella che era la forza azzurra, al blocco difensivo italiano che tutti nel mondo temevano». Non un ritorno al “catenaccio”, ma la riscoperta di principi di solidità e organizzazione che per decenni hanno fatto la fortuna del nostro calcio.
Le sue parole sono un messaggio forte e chiaro, un richiamo alla responsabilità per tutti, a partire dai giocatori bianconeri come Locatelli, perno del suo centrocampo, Gatti e Cambiaso. L’Italia di Gattuso riparte da qui: dalla consapevolezza della propria storia, dalla voglia di ricostruire un muro invalicabile. La strada per i Mondiali passa, inevitabilmente, dalla solidità difensiva. L’era di Gattuso è iniziata, con un’idea chiara e un ritorno orgoglioso al DNA del calcio italiano.
PAROLE – «Questa sera voglio una nazionale di coraggiosi, ma i ragazzi devono sapere annusare il pericolo. È questo l’aspetto che dobbiamo migliorare. Il percorso è lungo, ma dobbiamo ritornare quelli che eravamo prima. Noi eravamo un’eccellenza nella scuola dei portieri, eravamo un’eccellenza nel modo di difendere e cambiando il modo di stare in campo, provando a fare qualcosa di diverso, abbiamo perso questa forza. Dobbiamo ritornare a fare cose che abbiamo smesso di fare. Si giocava di reparto e ora invece si difende in maniera diversa, a campo aperto uno contro uno correndo dei rischi. Dobbiamo ritornare a quella che era la forza azzurra, al blocco difensivo italiano che tutti nel mondo temevano».
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