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·21 dicembre 2024
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Per ventitré anni, un uomo s’è intrufolato nei pensieri spettinati del calcio e li ha risistemati con la dolcezza del suo talento: lui c’era nel 2-2 di Lazio-Real Madrid (e ci sistemò una doppietta); c’era nella “pazza” mitica Inter di Mou, e si prese il Triplete; c’era nel Napoli deliziosamente “ribelle” e si regalò una Coppa Italia; c’era nel Genoa di Gasp del 2016, un manifesto del bel calcio; e nella Macedonia che per la prima volta va all’Europeo, lui ci mise l’autografo, prima di battere la Germania (la Germania!).
L’ultimo highlander, con piedi di velluto, è rimasto a deliziare sino alle 39 primavere, perché non c’è mai un autunno per Goran Pandev. L’intervista, firmata Antonio Giordano, è per la Gazzetta dello sport
Genoa-Napoli è solo uno splendido pretesto per parlare di calcio con lei.
“E il vero motivo qual è?”.
Facciamo un po’ di nomi, poi decide: Inzaghi, Vieira, Gasperini, Conte.
“Andiamo per ordine ma sospetto di aver capito”.
Pandev con ognuno dei signori sopra citati ha un legame.
“Allora: Simone è amico mio, sono stato cinque anni e mezzo alla Lazio e con lui abbiamo condiviso stagioni e gol. Era un malato del calcio già a quel tempo, una specie di predestinato, sapeva tutto di tutti, gli facevi il nome di un calciatore di C e lui buttava giù una relazione. Poi è diventato bravo, anzi bravissimo, una esplosione graduale e netta, come sta dimostrando all’Inter”.
Vieira fu compagno di pochi mesi.
“All’Inter, stagione del Triplete: io arrivo e lui parte per il City ma facemmo in tempo a giocare una partita e ad allenarci un po’ insieme. Personalità strepitosa, come sta dimostrando al Genoa: è arrivato, ha preso possesso della situazione, ha messo assieme una serie di risultati”.
Vieira è una personalità strepitosa, come sta dimostrando al Genoa: è arrivato, ha preso possesso della situazione
Goran Pandev Con Gasp due momenti.
“All’Inter feci il ritiro con lui, prima di andare al Napoli, e non lo consiglio a nessuno: un lavoro che ti distrugge fisicamente, anche se poi dopo ti ripaga. Poi un campionato al Genoa. La fortuna di qualsiasi attaccante è di essere allenato da uno come lui. Si capiva che aveva qualcosa di speciale e si vede: ti cambia la vita”.
Mentre lei e il suo Napoli avete “cambiato” Conte.
“Questa non la capisco”.
Novembre 2011, stadio San Paolo, quando nasce la rivoluzione contiana con il 3-5-2.
“Vero! Mi era sfuggito il pretesto. Doppietta mia, sembriamo in controllo sul 3-1, i frutti di quel mutamento si vedono nella ripresa, finisce 3-3, mi pare che a pareggiare fu Pepe, nel finale”.
Le pare bene.
“Conte è una garanzia, come Simone e come Gasperini. Io non ho difficoltà a sbilanciarmi: questo scudetto se lo giocheranno Atalanta, Inter e Napoli, in ordine alfabetico, hanno qualcosa più delle altre ed hanno allenatori che incidono”.
Non aggiungiamo nessun’altra alla sfida?
“Mi sta piacendo la Fiorentina di Palladino, con il quale siamo stati al Genoa. Dice qualcosa di nuovo, sa come rimettersi in discussione tatticamente, ha una visione ampia”.
Le piace il campionato?
“Molto e che si deciderà nelle ultimissime giornate. Ora verranno i mesi difficili, la Champions lunga può essere un fattore e il Napoli che non ha impegni può approfittarne. A volte le differenze, minime, si nascondono in apparenti dettagli: giocare ogni tre giorni, a quel livello poi, ti consuma fisicamente e nervosamente. E puoi avere organici ricchi ma non è detto che possa bastare”.
Conte è una garanzia, si giocherà lo scudetto con Atalanta e Inter. Il Napoli non ha impegni e può approfittarne
Goran Pandev Vista questa influenza, chiamiamola così, sugli allenatori, non le viene la tentazione di andarsene un po’ in panchina?
“Non ci penso proprio. L’idea di dover ragionare per venti-venticinque calciatori e lo stress che produce il ruolo. Poi andare in ritiro, essere ostaggi dei risultati. No, farò altro”.
Tipo dt della Macedonia.
“Masar Omeragic, il candidato unico alla presidenza della Federazione, mi vuole investire di responsabilità e in un ruolo che mi piace. È una veste che penso mi possa stimolare tanto anche perché il lavoro non manca”.
Cartoline di Genoa-Napoli: ricorda la doppietta senza esultanza?
“Eccome no! Periodo Covid, stadi vuoti, brutte sensazioni ma il calcio ebbe la forza, si direbbe il potere, di aiutare a distrarre”.
A proposito, lei a Conte ha portato via – con il Napoli – anche una Coppa Italia.
“Finale a Roma del 2012, 2-0 per noi, segnò Cavani su rigore e poi la chiuse Hamsik. Contropiede fulminante, a Marek bastò appoggiarla: l’assist fu perfetto, una palla deliziosa”.
Gliela diede tale Pandev.
“Mi sono divertito tanto, con quel gruppo e anche con quello successivo. Squadra che aveva sensibilità tecnica, rapidità: arrivai e c’erano Cavani, Lavezzi e Hamsik; poi rientrò Insigne e quindi, con Benitez, l’atterraggio di Higuain, Callejon, Mertens. Che piedi, ragazzi”.
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