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·30 settembre 2025
Guillermo Coppola: “Il mio amore con Maradona? Tra noi tutto, tranne il sesso. Avrei voluto morire io al suo posto”

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·30 settembre 2025
Lo storico agente e amico di Diego Armando Maradona, racconta il suo legame unico con il Pibe de Oro. Un rapporto fatto di successi, eccessi, separazioni e ricongiungimenti, che ancora oggi lo segna profondamente.
Guillermo Coppola, 76 anni, è stato uno dei procuratori più influenti del calcio sudamericano. In Argentina lo chiamano “El Representante”, un titolo che è diventato anche il nome di una serie TV ispirata alla sua vita.
“Ho rappresentato più di cento calciatori, ma lasciai tutto per Diego. Ho avuto luci e ombre, come ogni uomo, ma anche un privilegio unico: vivere accanto al più grande della storia”.
Maradona: genio e tormento
Per Coppola, parlare di Maradona significa evocare un mito che va oltre il calcio: “Diego era genio e tormento, estasi e dolore. Un Dio del pallone e dello spettacolo. Per comprenderlo bisogna tornare a Napoli, la città che più di tutte lo ha reso eterno. Giovanni Paolo II una volta gli disse: ‘Tu sei più famoso di me'”.
“Il nostro amore era fisico”
Coppola non nasconde la profondità del legame con Maradona: “Dal 1985 al 1990 fu solo un rapporto professionale. Dopo il Mondiale ’94, però, nacque qualcosa di diverso: un amore quasi fisico. Ci baciavamo, ci abbracciavamo, dividevamo tutto. È mancato solo il sesso, ma se fosse successo lo direi senza problemi”.
Separazioni, accuse e riconciliazioni
Il rapporto tra i due non fu sempre lineare. Coppola ricorda le accuse di appropriazione indebita mosse da Diego: “Diceva che avevo rubato soldi alle figlie. Io mi autodenunciai: non mancava neanche un dollaro. Poi ci ritrovammo di nuovo. Diego mi definì ‘la palla della sua vita’. È stata la sua frase più bella”.
Coppola e il carcere
Coppola visse anche momenti drammatici: “Fui incarcerato ingiustamente per 97 giorni con accuse di traffico di droga. Alla fine, i giudici che mi condannarono finirono loro stessi in prigione. In quel periodo la famiglia di Diego mi fu sempre vicina”.
Il miglior Maradona in campo
Secondo Coppola, il miglior Diego non fu quello di Messico ’86: “Tutti pensano al Mondiale, ma per me il Maradona più grande fu quello del primo scudetto con il Napoli. In quel periodo era felice, libero e trascinante. E poi il giovane Diego degli Argentinos Juniors, quando nacque il mito”.
Napoli: destino e amore eterno
Per Coppola, Napoli non fu un peso ma il vero destino del Pibe de Oro: “Napoli lo ha reso eterno. La città impazziva per lui. Una volta festeggiammo il compleanno su una nave e fummo circondati da centinaia di barche. Diego ricambiava questo amore, resterà per sempre un napoletano”.
“Avrei voluto morire io al suo posto”
Coppola confessa un rimpianto profondo: “Diego mi aveva promesso che avrebbe portato il mio feretro, invece è successo il contrario. Avrei voluto che fosse lui a sopravvivere a me, per godersi figli e nipoti. Se potessi cambiare qualcosa, cambierei solo il finale”.
Sulla morte di Maradona
Coppola resta cauto sulle polemiche relative alla scomparsa del campione: “Non posso accusare nessuno. La giustizia dirà se si poteva fare di più. So solo che è morto in modo triste e solitario. Se potessi parlargli oggi, gli direi grazie. E gli direi che lo amo, più di prima”.
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