Hasa riavvolge il nastro: «La Juventus è stata casa mia, dodici anni sono davvero tanti». Poi parla così dell’addio | OneFootball

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·5 dicembre 2025

Hasa riavvolge il nastro: «La Juventus è stata casa mia, dodici anni sono davvero tanti». Poi parla così dell’addio

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Hasa ricorda i 12 anni in bianconero: il trauma della Next Gen, il dispiacere per l’addio e l’analisi sul calcio italiano che oggi premia troppo il fisico

Il percorso di crescita dei giovani talenti formati nel vivaio della Juventus è spesso un viaggio complesso, fatto di tappe intermedie, adattamenti fisici e, talvolta, separazioni dolorose. È la storia di Luis Hasa, trequartista classe 2004 che, dopo una vita passata con la maglia bianconera cucita addosso, ha intrapreso una nuova avventura professionale con la Carrarese. In un’intervista concessa ai microfoni di Cronache di Spogliatoio, il giocatore ha ripercorso le tappe della sua esperienza a Torino, soffermandosi in particolare sul passaggio cruciale dalla Primavera alla Juventus Next Gen.


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Hasa ha descritto senza filtri l’impatto con la Serie C, un campionato che funge da palestra di vita ma che riserva un trattamento molto duro ai ragazzi che si affacciano per la prima volta al professionismo.

SALTO TRAUMATICO – «La Next Gen è tutta un’altra cosa rispetto alla primavera. Vi dico la verità: ho preso davvero tante botte. Passi da sfidare ai ragazzi e la tua età a giocare con gli adulti. Un bel salto cambiano intensità e ritmo soprattutto: più sali di livello, meno tempo hai per pensare.»

Al di là delle difficoltà di campo, le parole dell’ex bianconero tradiscono un forte legame emotivo con il club che lo ha cresciuto. Lasciare la Juventus non è stata una scelta a cuor leggero, ma un passaggio che ha lasciato un segno profondo.

ADDIO DOLOROSO – «La Juventus è stata a casa mia. 12 anni sono tanti: andare via è stato un dispiacere.»

Infine, Luis Hasa ha offerto una riflessione matura sullo stato attuale del calcio italiano, spesso criticato per la tendenza a preferire atleti strutturati rispetto ai giocatori di pura qualità tecnica.

FISICO E TALENTO – «In Italia si valorizza poco la tecnica? Non penso, ma forse si guarda molto il fisico. Questo sì. Io dico che se uno è bravo prima o poi il suo momento arriva. Magari non oggi, ma arriva.»

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