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·12 settembre 2025
Hernanes parla così in vista di Juve Inter: «I nerazzurri giocano il miglior calcio d’Italia ma attenzione ai bianconeri. Yildiz? Gli manca ancora un gradino per…»

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·12 settembre 2025
Intervistato da Calciomercato.com a due giorni dal derby d’Italia valevole per il 3° turno di Serie A, il profeta Hernanes, colui che in carriera ha vestito sia la maglia dell’Inter che quella della Juventus, si è espresso così.
UN PRONOSTICO SU JUVE INTER – «Juventus – Inter sarà una partita da goal, i nerazzurri sono ancora quelli che giocano il miglior calcio d’Italia ma occhio, i bianconeri sono cinici e spietati».
SE VEDO ANCORA CALHANOGLU AL CENTRO DEL PROGETTO INTER? – «È un calciatore forte, sicuramente importante. Per quanto riguarda la centralità, credo ci siano calciatori che all’interno della rosa pesino molto di più. Mi riferisco per esempio a Lautaro».
LEADERSHIP DI CALHANOGLU IN DISCUSSIONE? – «Ritengo che quella dell’Inter sia stata una flessione collettiva e all’interno di un meccanismo che sta girando in modo diverso, anche le sue prestazioni hanno smesso di spiccare. Ha avuto un momento di massimo splendore, adesso si è avvicinato di più alla normalità. Aveva abituato bene».
LE FAVORITE IN SERIE A – «Napoli al primo posto, Inter al secondo e Juventus al terzo ma li vicino. La squadra di Conte è la più concreta, quella di Chivu è quella che diverte di più, mentre i bianconeri si dimostreranno i più cinici».
CHE PARTITA MI ASPETTO IN JUVE INTER? – «Quando si torna dagli impegni in nazionale si corre sempre il rischio che alcune scelte siano condizionate. Al di là di questo mi aspetto che le due squadre alterneranno i momenti di controllo della partita ma che sarà l’Inter quella che proverà a condurre maggiormente il gioco. Per i nerazzurri il problema sarà quello di trovare spazi nella difesa della Juventus. Sabato Chivu dovrà essere molto bravo nel riuscire a far ritrovare alla squadra la giusta cattiveria, molto dipenderà proprio da questo».
SU YILDIZ – «Ritengo che dal punto di vista tecnico sia un calciatore che sa esprimersi al di sopra della media e in qualsiasi altra squadra lo apprezzerei senza alcuna riserva. Ma se sei il dieci della Juventus non basta. A quel punto a corredo delle doti tecniche occorre la concretezza dei numeri, cifre da doppia cifra per gol e assist. E per raggiungere questo status credo gli manchi ancora un gradino».
LA MIA INFANZIA – «Mi chiamavano “Pi”, che è l’abbreviativo di un altro soprannome, ovvero “Pinnoia”. Non credo abbia un significato specifico, però era così che mi chiamava una mia anziana zia quando combinavo qualcosa e lei con tono severo mi indicava accusandomi di qualcosa e chiamandomi in quel modo. Forse non era una cosa bella (ride, ndr)».
CHE BAMBINO ERO? – «Fosse dipeso da me non avrei fatto il calciatore, mi piaceva la matematica ma il mio papà mi ha indirizzato a questo sport e successivamente è stata una strada che anche io ho voluto battere».
SE MI PIACEREBBE DIVENTARE ALLENATORE? – «Sto studiando a Coverciano, mi piacerebbe poter lavorare con i giovani e fornire loro strumenti che io stesso avrei voluto avere a disposizione».
LA DIFFERENZA TRA LA MIA INTER E LA MIA JUVE – «I due club attraversavano momenti diametralmente opposti. All’Inter c’era una mentalità molto più spensierata e aperta. Si viveva in modo più rilassato. Alla Juventus invece esisteva solo il lavoro e la ricerca del risultato».
IL TRASFERIMENTO DI MAROTTA DA TORINO A MILANO HA INVERTITO CERTE DINAMICHE? – «Potrebbe essere, ritengo Marotta un dirigente molto abile nello scegliersi il giusto gruppo di lavoro e quindi nel circondarsi di persone che abbiano la giusta cattiveria e competitività».
COSA PRETENDEREI DAI GIOVANI? – «Coordinazione, passaggio e tiro in porta. Uscire da tutti gli schemi e dalla chiusura mentale e volgersi verso gli unici strumenti che ti torneranno utili quando potrebbero sentirsi in difficoltà».
ASPETTO TECNICO COME PRINCIPIO? – «No, il primo principio è la gestione della pressione, ma la tecnica aiuta a non andare nel panico perché rende più sicuri dei propri mezzi. Se non gestisci la pressione, sbagli anche cose elementari. E poi c’è un altro aspetto fondamentale che devi curare se intendi lavorare con i più giovani».
QUALE? – «È necessario offrire il diritto di sbagliare. Andate a vedere una partita dei più piccoli e vi accorgerete subito di un particolare sgradevole: in molti bambini prevale la paura di sbagliare rispetto alla voglia di provare e questo non può dipendere da loro, ma da chi deve trasferirgli i concetti giusti»
D’ACCORDO CON CHI PENSA CHE I BAMBINI NON DEBBANO AVERE NEANCHE UN RUOLO E CHE QUEST’ULTIMO VADA COSTRUITO NEL TEMPO? – «Altroché se sono d’accordo. Cos’è questa chiusura mentale attribuita a un essere umano che invece attraversa una fase della propria vita in cui la predisposizione all’apprendimento è massima? Un bambino deve crescere, imparare le diverse difficoltà che si possono affrontare a seconda delle zone di campo. Non deve ritrovarsi immediatamente sbarrato dietro a un ruolo predefinito. A me capita ancora oggi di provare fastidio quando qualcuno mi presenta come «Hernanes, l’ex calciatore». Sono tante altre cose, il calcio è solo una delle tante cose che mi possono rappresentare eppure mi definiscono in un solo e unico modo. Figuriamoci con un ragazzino».
UNA CLASSIFICA DEI MIGLIORI TIRATORI DI PUNIZIONI TRA INTER E JUVE – «Difficile, molto difficile. Ovviamente nelle mie stagioni all’Inter ho sentito spesso parlare di Mario Corso, mi hanno raccontato che era un calciatore di classe sopraffina, ma ad essere assolutamente sincero, non conosco il suo modo di calciare le punizioni. Andrò a cercare tutti i video che trovo in rete per apprezzarne il talento e le particolarità. I tifosi dell’Inter mi scuseranno ma per adesso lo metto decimo, ma ripeto, solo perché adesso non ne ho contezza. Primo Del Piero, secondo Mihajlovic, terzo C. Ronaldo, quarto Roberto Carlos, quinto Dybala, sesto Recoba, settimo Sneijder, ottavo Platini, nono Pjanic e decimo Mario Corso».