Calcionews24
·4 ottobre 2025
Hojlund, il destino ritrovato: dall’ombra dell’Old Trafford al sole di Napoli, l’attaccante danese rilancia il suo futuro

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·4 ottobre 2025
La Gazzetta dello Sport dedica oggi un focus all’eroe di Napoli-Sporting, Rasmus Hojlund, protagonista con una doppietta. C’è un copione nel calcio, una narrativa ben nota che spesso lega il successo alla linea retta della progressione. Ma a volte, i migliori racconti nascono dalle deviazioni, dai percorsi tortuosi.
La storia recente di Rasmus Højlund al Napoli è proprio questo: una dimostrazione lampante di come un talento possa rifiorire, anche dopo una parentesi in chiaroscuro in palcoscenici ben più blasonati. Il biondino danese, arrivato all’ombra del Vesuvio dopo un’esperienza non del tutto soddisfacente al Manchester United, sta dimostrando che la grandezza non è sempre una questione di prime scelte, ma di seconde opportunità ben sfruttate.
L’eco di Old Trafford, il sogno di un «attico Premier» che non si è concretizzato appieno, avrebbe potuto soffocare un calciatore meno determinato. Invece, Højlund ha dimostrato una resilienza ammirevole. Ha accettato di «ridiscendere a cucinare il futuro a Napoli in A», un atto di umiltà che oggi lo sta ripagando con gli interessi.
Questa tranquillità spirituale, che sembra arrivare da lontano e che precede ogni suo gesto tecnico in campo, è il segno di un atleta che ha fatto pace con il proprio percorso e ha trovato un ambiente dove sentirsi straordinario. Poco importa che quel “posto” sia una “cucina”, se lì si forgiano le vittorie e i gol.
La sua presenza nel Napoli non è solo una questione di reti (già due contro lo Sporting, con un destro tra le gambe del portiere e un colpo di testa tra le mani), ma di una filosofia di gioco. Højlund incarna la modernità dell’attaccante: non solo finalizzatore, ma anche un anello di congiunzione tra centrocampo e attacco. Accorcia, rifinisce, e poi attacca la profondità con una caparbietà che lo avvicina a profili come Lukaku. Ha quella generosità “bambina” di lavorare per gli altri, sperando in un seguito, in un nuovo destino per ogni pallone.
Difende la sfera come un perno, ruotando e nascondendola, per poi trovare l’appoggio o tentare lo sfondamento. È un lavoro fisico prima che psichico, un motore a scoppio che, dopo un avvio in cui sembrava “inceppato”, ora è partito a pieno regime.
Il paragone con Haaland, un desiderio coltivato fin dai tempi dell’Atalanta, e l’ammirazione per Cristiano Ronaldo, delineano un orizzonte ambizioso. Højlund non è uno né l’altro, ma questa sua unicità, questo “starci in mezzo”, è un pregio. La sua famiglia di sportivi gli ha infuso gli ingredienti per stare ai massimi livelli: sacrificio, tenacia, volontà. Elementi che, innestati sul suo talento e sulle aperture “pensate con i piedi” di un De Bruyne (seppur non un vero De Bruyne), stanno elasticizzando il Napoli.
In un Napoli che sta assumendo i contorni di una “nazionale del nord” con l’estro belga (De Bruyne), la forza scozzese (McTominay), la geometria slovacca (Lobotka), Højlund è l’anomalia, il primo “biondo d’attacco” che conta davvero.
È la Danimarca che, come avrebbe forse detto Brera, porta al Napoli non solo il ricordo dei Laudrup, ma la possibilità concreta di dominare in Italia e di avanzare in Champions. La sua inquietudine in area di rigore è diventata certezza, e la sua “cucina” è ora un ristorante stellato.
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