Calcionews24
·26 settembre 2025
Hojlund: «Vicino al Milan? Felice a Napoli. Devo migliorare il mio italiano, Conte preoccupato che non capisca»

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·26 settembre 2025
Un passato da nuotatore da record, un presente da bomber del Napoli campione d’Italia e un futuro da scrivere all’ombra del Vesuvio. Rasmus Højlund, in una lunga intervista a La Repubblica, si racconta a 360 gradi, svelando il ragazzo dietro il calciatore e la sua totale immersione nel progetto azzurro.
Dal suo passato in piscina alla scelta definitiva per il pallone, la sua è una storia di sport e famiglia. «In piscina da bambino nuotavo forte, feci il record di categoria per i 2003 nello stile libero. Quando ho smesso, il mio allenatore mi supplicò di tornare: era convinto che sarei diventato un professionista. La mia è una famiglia di sportivi, mamma correva nella nazionale di atletica, io ho giocato anche a tennis. Ho due fratelli in Germania, Oscar nelle giovanili di Eintracht Francoforte ed Emil in quelle dello Schalke 04, sono gemelli. Il pallone è entrato nella mia vita a tre anni, quando ne ho compiuti quattordici ho capito che sarei diventato un attaccante. Mio padre è stato un insegnante severo, mi ha aiutato molto».
Tornato in Serie A dopo l’esperienza all’Atalanta, Højlund descrive le differenze con il calcio inglese e il rapporto con il suo nuovo tecnico, Antonio Conte. «È sempre come la ricordavo dalla stagione con l’Atalanta, qui il calcio è molto tattico, ci sono tanti duelli uomo contro uomo. In Premier invece il ritmo è un po’ più alto: tutti sono veloci, forti ed esplosivi fisicamente. Ecco se devo indicare una differenza tra i due campionati è proprio questa. A 22 anni ho già un bel po’ di esperienze alle mie spalle. Ma adesso sono a Napoli e conto di fermarmi». «Lui sa che devo migliorare il mio italiano e me lo chiede in continuazione, preoccupato di farsi capire. “È chiaro? È chiaro?”: sono le parole che usa più spesso con me. Io gli rispondo sempre di sì, ma se ho un dubbio chiedo ai compagni. Sostituire Lukaku? Non tocca solo a me, nel Napoli ci sono anche altri attaccanti bravi come Lucca e Ambrosino. E aspettiamo con ansia il ritorno di Romelu, da lui abbiamo tutti da imparare».
Domenica a San Siro c’è il Milan, un club che in passato lo aveva cercato. «So solamente che sono felice dove sono: qui a Napoli. Affronteremo una squadra davvero forte, che sembra stia giocando bene con il suo nuovo allenatore. Ma andremo lì per cercare di ottenere il massimo. Scendere in campo con lo scudetto sulla maglia è una responsabilità, oltre che un privilegio».
Quando si parla di modelli, il danese ha le idee chiare. «A livello mondiale i più forti per me sono Cristiano Ronaldo, Haaland, Lewandowski, Gyökeres. In A invece scelgo Lukaku, Vlahovic, Lautaro Martinez e poi ci sono io, Rasmus. Gli scandinavi? Le doti fisiche le abbiamo sempre avute per natura e oggi i centravanti possenti sono molto richiesti. Poi negli ultimi vent’anni abbiamo creato delle eccellenti accademie, che formano tanti ottimi giocatori, specie in attacco: non solo Haaland e Gyökeres, ma penso a Sørloth, a Isak, a Harder che farà strada».
Infine, una dichiarazione d’amore per la città e i suoi tifosi, con un toccante retroscena personale. «Qui c’è una cultura calcistica speciale, l’ho avvertita subito quando sono venuto a Napoli per la prima volta da avversario, con l’Atalanta. I tifosi erano pazzi e molto appassionati, questo li rende diversi dagli altri. La città è veramente bella, il clima è meraviglioso. Ma ho soprattutto trovato un ambiente familiare, quello di cui avevo bisogno a questo punto della mia carriera. Superstizioni? Prima di entrare in campo guardo le stelle e prego, per chiedere l’aiuto di mia nonna Bodil. Lei è scomparsa sei anni fa. Invoco la sua guida e anche un po’ di fortuna. McTominay? Nella vita è sempre il solito Scott: bravissimo ragazzo, simpatico. Ma in campo è cresciuto moltissimo, giocando in Italia. Il mio obiettivo è ripetere il suo percorso».
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