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·4 settembre 2024

Il calcio saudita chiede aiuto all’Europa: club in cerca di investitori e competenze

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Gli investitori occidentali sono stati invitati ad acquistare i 18 club della Saudi Pro League. Questo è l’obiettivo dello Sport Europe Roadshow, organizzato dai ministri sauditi dell’Investimento e dello Sport. Dopo aver speso centinaia di milioni in Europa per attrarre campioni, ora il regno saudita cerca di ottenere capitali (e competenze) dal mondo del calcio europeo, con l’intento di rivitalizzare un campionato che sta perdendo interesse da parte di pubblico, emittenti televisive e giocatori.

Come riporta l’edizione odierna de La Repubblica, l’obiettivo è mantenere vivo il movimento calcistico saudita almeno fino al 2034, anno in cui l’Arabia Saudita è l’unico Paese candidato ad ospitare i Mondiali di calcio. Da oggi a martedì, Khalid AlFalih e Bader AlKadi incontreranno manager di club europei e gestori di fondi in diverse città: Londra, Milano, Monaco di Baviera e Stoccolma.


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L’attuale struttura della Saudi Pro League, con il fondo sovrano PIF proprietario delle quattro principali squadre, ha creato squilibri: l’Al-Hilal ha vinto 34 partite consecutive, gli ascolti a livello internazionale sono bassissimi, gli stadi sono parzialmente vuoti, gli sponsor stanno abbandonando e i campioni iniziano a rifiutare i trasferimenti, temendo di sprecare anni in un campionato in cui tutte le squadre rispondono allo stesso proprietario. Finora, la privatizzazione è stata gestita in modo centralizzato. Ad esempio, il club Al-Qadsiah, che ha cercato senza successo di portare Paulo Dybala a Khobar, è stato affidato a Saudi Aramco, la compagnia petrolifera nazionale. Per creare una vera competizione, sono necessarie proprietà diversificate, possibilmente straniere e competenti.

Nemmeno le stelle del calcio come Cristiano Ronaldo, Benzema e Neymar sono riuscite a generare interesse per un campionato che, per la stagione 2023/24, dichiara ricavi complessivi di 1,8 miliardi di Riyal sauditi (circa 444,5 milioni di euro), una cifra di poco superiore al fatturato della sola Juventus, ma con spese molto superiori e mai rese note. «Senza competizione non c’è spettacolo, e i sauditi lo stanno finalmente capendo», ha affermato un consulente occidentale coinvolto nel progetto.

Investire oggi nella Saudi Pro League significa, per gli operatori occidentali, aprire le porte a un progetto ambizioso che culminerà nel Mondiale tra 10 anni, con «gli stadi più belli del mondo», come annunciato dal governo. In rete circolano già i rendering dello stadio elicoidale da 47mila posti ad Al Khobar, progettato dallo studio Populous.

I sauditi offrono agli investitori stranieri un regime fiscale vantaggioso: zero tasse sulle persone fisiche, un’aliquota unica del 20% per le società, e un’IVA al 15%. Inoltre, grazie a accordi bilaterali con molti Paesi (compresa l’Italia), non è prevista doppia tassazione. Un paradiso fiscale che il sito del Ministero degli Esteri italiano descrive come: «Arabia Saudita: oltre il deserto c’è un mare di opportunità».

Le tappe del tour saudita includono: Londra oggi, Milano domani e venerdì (con un incontro su invito e una tavola rotonda), Monaco di Baviera l’8 settembre e Stoccolma il 10 settembre. Durante questi incontri si discuterà anche di altri temi, come la Formula 1, il golf e gli investimenti nel settore energetico. All’incontro di Milano saranno presenti 40 rappresentanti dell’imprenditoria italiana e dei principali attori del calcio, tra cui Inter e Milan.

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