BundesItalia
·30 marzo 2021
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Regionalliga West, 30 gennaio 2021, ventiquattresima giornata, Borussia Mönchengladbach II contro Bergisch Gladbach. Heiko Vogel, allenatore della seconda squadra dei Fohlen, viene espulso e mentre lascia il terreno di gioco ha da ridire sull’arbitraggio di Marcel Benkhoff e soprattutto di una delle assistenti (sono Vanessa Arlt e Nadine Westerhoff). Uscendo si rivolge a lei con una “frase discriminatoria”, come riconosciuto dallo stesso club, “il cui contenuto riguardava la presenza di donne sul campo di calcio, ma nient’altro di offensivo dal punto di vista personale”.
La decisione della WDFV. Ma la polemica in Germania, anche se il caso avrà poi risonanza pure fuori confine, non nasce soltanto dal fatto in sé, ma soprattutto dal modo in cui la Federcalcio della Germania Occidentale ha gestito il caso successivamente. Innanzitutto per i tempi lunghi (la pronuncia sul fatto è arrivata soltanto il 9 marzo), poi per il contenuto della decisione. Due giornate di squalifica per comportamento antisportivo, 1.500 euro di multa e, ecco qui la parte incriminata, obbligo di svolgere sei sessioni di allenamento per una squadra femminile del Borussia Mönchengladbach.
Le reazioni. Questa parte della decisione ha scatenato l’indignazione prima dei social, poi del mondo del calcio. Hanno iniziato i capitani delle squadre femminili, di cui si è fatta portavoce su Instagram la leader del Wolfsburg Alexandra Popp.
“Questa sentenza discrimina tutte le donne nello sport e soprattutto nel calcio. Il comportamento di Vogel è molto più che antisportivo, è offensivo e discriminatorio. Esortiamo la DFB, come massima istituzione del calcio tedesco, a prendere posizione e ad agire”.
La risposta non ha tardato ad arrivare, per voce della Vicepresidente della DFB Hannelore Ratzeburg, che ha sottolineato la parte forse più discussa della sentenza: “È incomprensibile che allenare una squadra femminile sia considerato come parte di una punizione”.
La risposta del Borussia Mönchengladbach. Il club di Mönchengladbach con un comunicato sul sito ufficiale ha provato a porre fine alle polemiche, spiegando nel dettaglio lo svolgimento dei fatti. Decisivo in tal senso il passaggio in cui si sottolinea che “durante l’udienza del WDFV Heiko Vogel si è offerto di condurre diverse sessioni di allenamento per le squadre femminili del Borussia, insieme alle scuse personali. Questo è stato incluso per iscritto come condizione nel verdetto finale”.
La spiegazione di Heiko Vogel. Lo stesso Vogel è intervenuto con una dichiarazione all’interno del comunicato dei Fohlen. Nel passaggio fondamentale, con il quale sia lui che il club sperano di chiudere definitivamente la questione, dopo le scuse, il quarantacinquenne di Bad Dürkheim risponde così alla domanda sulle tante critiche di chi ha percepito la decisione di tenere delle sessioni di allenamento con le squadre femminili come parte della punizione e non come mezzo per scusarsi.
Visualizza l' imprint del creator“Capisco questa critica. Definire una cosa del genere come una punizione manderebbe un messaggio completamente sbagliato. Non è mai stata mia intenzione proporlo come parte di una qualsiasi forma di punizione. L’ho presentato come suggerimento per dimostrare che volevo scusarmi con le ragazze e le donne che giocano a calcio al Borussia. Volevo dimostrare loro che apprezzo il calcio femminile e che lo vedo allo stesso livello del calcio maschile. Sfortunatamente, la mia proposta è apparsa come totalmente sbagliata. La mia intenzione era quella di far seguire alle mie scuse verbali l’azione”.