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·6 maggio 2025

Inchiesta ultras, in manette anche il socio in affari di Vieri e Maldini

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«Poi quando buttano giù lo stadio, ancora peggio! Gli abbonamenti non devono essere più a 250 (euro): “se vuoi 1.000, perché gli altri devono metterla”». Mauro Russo e il re dei parcheggi di San Siro Gherardo Zaccagni già pensavano al futuro. Dopo essersi presi i posti auto dell’Inter e del Milan, avevano messo le mani su quelli dell’Ippodromo.

Anche grazie – scrive Il Corriere della Sera nella sua edizione odierna – al pagamento di “mazzette”, come ricostruiscono i pm dell’Antimafia Paolo Storari e Sara Ombra nel nuovo filone dell’inchiesta “Doppia curva” sugli affari criminali ultrà che ieri ha portato in carcere inquepersone e due ai domiciliari (tra cui Russo) per estorsione, usura e false fatture.


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Soldi, spiega il quotidiano, che Zaccagni avrebbe pagato a un ignoto funzionario della società che gestisce gli impianti dell’ippica. Russo, ex capo ultrà interista anni Ottanta, socio dell’ex capitano rossonero Paolo Maldini e del bomber Christian Vieri nel marchio d’abbigliamento “Sweet Years”, quello delle magliette col cuore rosso, si vantava d’essere l’inventore del business.

«I parcheggi solo io e lo sanno tutti. Addirittura avevo l’accordo col Comune: il Comune metteva le telecamere e chi non mi pagava il pass, pigliava le multe! Ti ricordi? Mi ero comprato anche l’assessore…».

Mauro Russo era socio ombra di Zaccagni al quale l’imprenditore elargiva soldi sottobanco in buste con la scritta “K” perché lo soprannominava “Komandante”. Per il gip Domenico Santoro, Russo è stato l’artefice dell’estorsione continua degli ultrà interisti a Zaccagni. È lui, ad esempio, a consigliare all’imprenditore di assumere il pregiudicato Pino Caminiti e assicurarsi la protezione di «quello di San Luca», il narcos della ‘ndrangheta 74enne Giuseppe Calabrò.

«Noi abbiamo sempre posti macchina liberi per evitare problemi, perlomeno non vengono a fare sassaiole, casini. Come voi gli date i biglietti (società alla curva, ndr) io gli devo dare i parcheggi». È di Russo, secondo le indagini degli agenti della Mobile, la proposta di versare all’allora capo ultrà interista Vittorio Boiocchi (poi ucciso nel 2022) 4mila euro al mese: 60mila euro tra «il 2018 e il 2020».

Zaccagni racconta ai pm: «Caminiti era estremamente introdotto nel mondo Inter. Era in rapporti di estrema familiarità con Ausilio, che si occupava del mercato Inter, con Marotta (il presidente, ndr), con numerosi calciatori». Tanto che quando iniziano a uscire indiscrezioni che parlano della presenza di Caminiti nelle società, Zaccagni cerca di allontanarlo.

Tuttavia, non ci riesce: «Dopo una partita vi era stata una sorta di irruzione dei componenti delle curve nei parcheggi sotterranei. Cameruccio (responsabile della sicurezza Inter, ndr) si è avvicinato a Mauro Russo e al fratello Aldo (cognato di Maldini, ndr) dicendo che non sarebbe stato male forse far ritornare Pino Caminiti» in quanto «unico in grado di porre argine a queste situazioni».

Nelle carte vengono ricostruiti anche i prestiti a usura (tassi all’803%) del rampollo della ‘ndrangheta Antonio Bellocco (ucciso dal capo ultrà Andrea Beretta a settembre). Secondo gli inquirenti anche lui aveva agganci nella società.

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