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·10 agosto 2025

Inter, Ausilio: «La cessione più difficile? Quando faticavamo a pagare gli stipendi»

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Da promessa della Pro Sesto a direttore sportivo dell’Inter, passando per un infortunio che ha cambiato il corso della sua vita. Piero Ausilio, in un’intervista a La Gazzetta dello Sport, ripercorre la sua carriera e rivela alcuni retroscena, tra cui la cessione che considera «forse la più importante» della sua gestione nerazzurra.

Tutto iniziò in un match di Allievi, Pro Sesto-Milan: «Mi sono scontrato con Cudicini, che poi è diventato mio amico, e il ginocchio mi è saltato per aria: cartilagine, menisco, anche legamento. Giocavo da sempre nella Pro Sesto, ho cominciato a 7 anni, e la mia carriera è finita lì. Ricordo la mia disperazione e la sensibilità di Capello, allora dirigente del Milan, che venne negli spogliatoi a farmi coraggio».


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Si definisce «bravino» come giocatore, un centrocampista «non veloce ma con senso della posizione. Ha presente Cambiasso? Una cosa del genere, solo un po’ peggio». Senza quell’infortunio, però, forse non avrebbe intrapreso la carriera dirigenziale: «Quello scontro fortuito ha cambiato il corso degli eventi in positivo. Solo che allora non lo sapevo».

Dopo due anni di interventi e tentativi di recupero, la resa: «Non ho più toccato il pallone. All’inizio volevo allenare, ma il presidente della Pro Sesto, Giuseppe Peduzzi, mi disse: “Ci sarà sempre un allenatore migliore di te perché ti manca l’esperienza da calciatore, ma sei sveglio e potrai fare un bel percorso da dirigente”. Aveva ragione».

Dalla Pro Sesto al calciomercato, fino alla chiamata dell’Inter nel 1997 come segretario del settore giovanile: «Erano solo sei mesi di contratto, ma non sono più andato via. Ho provato tutto, comprese quattro proprietà diverse: Moratti, Thohir, Suning e ora Oaktree».

Tra i colpi di mercato di cui va più fiero cita Kovacic, Brozovic, Onana, Lautaro, Bisseck e Thuram. Ma il racconto più emblematico riguarda un’altra operazione: «Mercato invernale, vendo un giocatore all’estero e respiro: il periodo era durissimo, faticavamo a pagare gli stipendi. Quando stiamo per firmare mi chiama un notissimo avvocato divorzista: non può far partire il calciatore, la moglie vuole la separazione, abbiamo chiesto il ritiro del passaporto. Li ho chiusi in una stanza finché non hanno sistemato tutto: accordo per il divorzio e cessione del giocatore. Non so se sia stata l’operazione più difficile, ma forse per l’Inter è stata la più importante».

C’è spazio anche per un rimpianto di mercato: «Kvaratskhelia. Lo hanno offerto a tanti in Italia, ma noi giocavamo col 3-5-2 e lui è un calciatore da 4-3-3».

Infine, uno sguardo in famiglia: «Giulia ha preso un’altra strada. Niccolò con i piedi non era buono, ma ha passione: vede mille partite, studia i giocatori. Quando Jashari è andato al Milan mi ha rimproverato: “Te l’ho consigliato quando era al Lucerna, te lo sei fatto scappare”. È vero, ma mica li possiamo prendere tutti noi quelli bravi».

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