Inter, Chivu: “Volevo rimanere a Parma, ma non potevo dire no a questi colori” | OneFootball

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·14 giugno 2025

Inter, Chivu: “Volevo rimanere a Parma, ma non potevo dire no a questi colori”

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Cristian Chivu, allenatore dell’Inter, ha parlato in conferenza stampa. Ecco le dichiarazioni riprese da TuttoMercatoWeb.

Emotivamente ha già realizzato di essere il primo allenatore dell’inter? “L’avevo già fatto anche se nel settore giovanile, l’orgoglio e la responsabilità ti fanno dare sempre qualcosa di importante. In prima squadra ho un grande senso di responsabilità come il primo giorno che Piero Ausilio mi portò qui da giocatore. Sono tredici anni ormai che sono qui con la piccola pausa dei tre mesi in cui sono stato a Parma”.


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Altri giocatori del Triplete le hanno scritto? “Abbiamo la nostra chat storica che va avanti da molti anni. Siamo un bel gruppo, siamo amici per tutta la vita perché i risultati ti portano a farlo. Mi ha fatto piacere ricevere tutti quei messaggi, ovviamente rimangono tra me e loro. Ma mi fa piacere vedere la felicità negli occhi di persone che hanno contribuito a scrivere la storia dell’Inter”.

“L’intenzione mia era di continuare a Parma, poi è arrivata la chiamata dell’Inter. E’ stata inaspettata. Ho subito detto di chiedere il permesso al Parma, anche come forma di ringraziamento. Poi è ovvio che per me quando chiama l’Inter è motivo di orgoglio, di onore. Inzaghi? Sempre avuto un buon rapporto con Simone. Avevo chiamato Simone prima della chiamata dell’Inter per fargli l’in bocca al lupo, poi non ci siamo più sentiti”.

Come utilizzerà Mkhitaryan vista l’età e visto anche l’arrivo di Sucic? “Non conta l’età ma le qualità umane. La carta d’identità nel calcio non conta. Non è giusto parlare dell’età di Mkhitaryan perchè quello che ha mostrato anche in allenamento non si può discutere. Spero che trovi la stessa energia, per me conta questo. Quello che è importante è lavorare duro per la squadra e i tifosi e la società”

Come si fa a ricaricare in tempi così brevi i calciatori? “È una stagione anomala, ma anche molto bella. Non possiamo dimenticare il percorso che questa squadra ha fatto. Bisogna ripartire proprio da lì, perché una stagione non si giudica solo in base ai trofei vinti. Conta la crescita, il cammino dei ragazzi, il lavoro fatto giorno dopo giorno. Il compito di una squadra e di un allenatore è dare sempre il massimo: si può vincere, si può perdere. Per me non è stata una stagione fallimentare. Solo pochi mesi fa si parlava di una squadra – Chivu prosegue – che aveva eliminato Bayern e Barcellona, che era in testa alla Serie A e considerata tra le più forti d’Europa. Questo non deve essere dimenticato né cancellato. Il fallimento non esiste nel calcio: esiste solo quando si cercano scuse e alibi. In questi giorni, vivendo il gruppo da vicino, non ho visto nessuno cercare colpevoli”.

È uno stimolo trovare di fronte così tanti allenatori forti? “Ripeto, la stagione non è ancora finita. Il mio obiettivo è essere qui con questi ragazzi meravigliosi. Bisogna trovare le energie velocemente in questo momento complicato dal punto di vista mentale, ma è giusto così. Se guardiamo troppo al futuro ci dimentichiamo quello che dobbiamo fare qui”.

Cosa può dare Chivu all’Inter? “Dal punto di vista umano tutto quello che ho. Il rispetto, la riconoscenza, il carattere, l’interismo. Questa maglia mi è rimasta dentro. Dal punto di vista professionale dovete decidere voi. Umanamente darò tutto quello che ho”.

Come si fa a far assorbire il trauma di Monaco? Mourinho ti ha scritto” “Perdere una finale di Champions League fa male. Io mi ricordo che prima di giocare quella del 2010 ho avuto il pensiero ‘E se la perdo?’. Ho detto ai ragazzi di non dimenticare il percorso. Una società e una squadra come l’Inter ha obbligo ad ambire a cose importanti. Bisogna avere rispetto per lo stemma e cosa rappresenta in giro per il mondo. Va tenuta alta l’asticella. Mournho? Sì, ci ho parlato”.

Termina così la conferenza stampa di Chivu.

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