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·1 giugno 2025
Inter, così è inaccettabile! Il percorso non basta: dove sono le scuse? Tutti responsabili

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·1 giugno 2025
Una finale di Champions League non si prepara, si vive. Si gioca con il fuoco negli occhi e la determinazione nel cuore. Si scende in campo con la consapevolezza che si è arrivati a un passo dal sogno e che a quel punto non si può sbagliare. Non che le finali non si possano perdere, ma non con questo atteggiamento rinunciatario. La sconfitta dell’Inter è umiliante e rischia di rovinare tutto. La chiacchiere post-partita lasciano il tempo che trovano, soprattutto senza aver chiesto scusa ai tifosi. Chiunque qui è il responsabile, nessuno escluso.
COSÌ NO – Non è solo la sconfitta per 5-0 che brucia, ma l’umiliazione che, vuoi o non vuoi, rischia di annullare un percorso. Perché sì, è vero: il cammino dell’Inter è stato bellissimo, epico a tratti. Bayern Monaco e Barcellona eliminati con prestazioni da grande squadra. Ma che senso ha tutto questo, se poi arrivi alla fine e ti crolli sul più bello? E come se non bastasse senza una reazione. Questo fa più male. Se nella partita che conta più di tutte non riesci a reagire, non ritrovi gli stimoli e quel che è peggio ti disunisci, non meriti di vincere. Il PSG era forte, certo, lo sapevamo. Ma non era il Manchester City del 2023. Ieri però ci è sembrato di vedere due squadre di categorie diverse: da una parte giocatori affamati, lucidi, con un piano di gioco perfetto. Dall’altra, l’Inter: impaurita, svuotata, confusa. L’atteggiamento è stato disarmante e quel che brucia è che siamo ben consapevoli che l’Inter è questa. Ed è qui che comincia il problema più grave: non è la sconfitta a ferire, ma il com’è maturata. Senza reazione, senza orgoglio. Senza neanche quel briciolo di rabbia sportiva che in una finale di Champions dovrebbe venire fuori anche per istinto.
DOV’È FINITA LA MATURITÀ? – E allora sì, diventa legittimo chiedersi se questo gruppo ha davvero dentro di sé quello che serve per reagire. Perché perdere una finale è un conto. Essere spazzati via senza lottare è un altro. E il tifoso interista, che ha seguito questa squadra ovunque, che ha riempito San Siro ogni settimana e affrontato viaggi e sacrifici per sostenere la squadra anche in finale, merita rispetto. Merita delle scuse. Non dichiarazioni generiche di orgoglio per un percorso che, purtroppo, oggi sembra inutile. Perché nel calcio di oggi nessuno si ricorda del secondo classificato, e ancor meno di chi perde senza onore.
TUTTI COINVOLTI – Anche Simone Inzaghi, giustamente lodato in questi anni e più volte difeso dalla nostra redazione, ha delle responsabilità. La premessa è doverosa: se oggi soffriamo per questa sconfitta è perché lo stesso Inzaghi ci ha portato nella condizione di poterci credere, di essere competitivi ogni anno e di lottare su tutti i fronti. Ma dopo una finale persa così, guai a escludersi dalle responsabilità. La prima riguarda la preparazione non c’è stata: la gestione emotiva è fallita, la lettura della partita inesistente. A inizio settimana Inzaghi avrà da ribadire qualcosa alla società e, qualora decidesse di restare, pretenderà rinforzi importanti dopo i quattro anni senza mercato. Ma dopo una batosta del genere, è lecito aspettarsi che pure la società si ponga delle domande. E se sarà necessario voltare pagina, che lo si faccia in modo serio, con o senza Inzaghi.
SCONFITTA PESANTE – Ora è il momento più duro. Perché rialzarsi da una sconfitta come quella contro il Manchester City nel 2023 era possibile, anzi, quasi naturale: lì avevi dato tutto, avevi perso di misura contro i più forti. Qui, invece, hai perso con ignominia contro una squadra che volevi affrontare ad armi pari. Il paragone fa ancora più male. Una finale di Champions League non si regala. Eppure, l’Inter ieri l’ha regalata. Al PSG, alla storia, al ridicolo. E questo, purtroppo, i tifosi non lo dimenticheranno.
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