Inzaghi Inter sull’orlo dell’addio, il popolo nerazzurro si divide tra gratitudine e frustrazione | OneFootball

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Calcionews24

·3 giugno 2025

Inzaghi Inter sull’orlo dell’addio, il popolo nerazzurro si divide tra gratitudine e frustrazione

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Inzaghi verso l’addio all’Inter spacca la tifoseria: tra chi esprime gratitudine a chi ne sottolinea limiti e colpe

Un fulmine a ciel sereno, o forse il culmine di sussurri diventati boati: oggi, il futuro di Simone Inzaghi sulla panchina dell’Inter sembra appeso a un filo sottilissimo. Le voci di un possibile divorzio, rimbalzate con insistenza nelle ultime ore da fonti vicine alla società e amplificate dal tam-tam incessante dei social network, hanno gettato il popolo nerazzurro in un vortice di ansia, dibattito e recriminazioni. Dopo stagioni intense, culminate con la conquista del ventesimo Scudetto e la memorabile cavalcata fino alla finale di Champions League del 2023, seguite da ulteriori trofei, qualcosa sembra essersi incrinato. Ma cosa pensa davvero la tifoseria di questa situazione al cardiopalma? E quali sono, agli occhi dei suoi sostenitori, le “colpe” del tecnico piacentino?

Il sentimento predominante, navigando tra forum, gruppi Facebook e le infuocate discussioni su Twitter (ora X), è di profonda spaccatura. Da un lato, c’è chi invoca a gran voce un cambio di rotta, stanco di quella che viene percepita come una stagnazione tattica e una certa prevedibilità. Le “colpe” imputate a Inzaghi da questa frangia di tifosi, spesso la più rumorosa, sono molteplici. In primis, una gestione dei cambi e delle partite a volte giudicata tardiva o conservativa. “Sempre gli stessi cambi al 70esimo!“, tuona un utente su un noto forum interista, “Mai un guizzo, mai una mossa per sparigliare davvero le carte quando le cose non vanno“. A questo si aggiunge la critica per un gioco ritenuto a tratti troppo speculativo e meno dominante rispetto alle aspettative, specialmente dopo una stagione, quella appena conclusa (2024-2025), che non ha soddisfatto appieno le ambizioni di vertice in tutte le competizioni.


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Un’altra “colpa” frequentemente sottolineata riguarda la valorizzazione della rosa e l’integrazione dei nuovi acquisti. Alcuni opinionisti social e tifosi più critici lamentano una presunta difficoltà nel lanciare con continuità i giovani più promettenti o nell’inserire rapidamente nei meccanismi di squadra i giocatori arrivati dal mercato, preferendo affidarsi al nucleo storico, con il rischio di un eccessivo logorio fisico e mentale di quest’ultimo. Non mancano poi le accuse di una certa “testardaggine” tattica, con il 3-5-2 che, sebbene abbia portato grandi successi, è visto da alcuni come un modulo a volte troppo rigido, incapace di adattarsi fluidamente alle diverse fasi della stagione o agli avversari più ostici, soprattutto in Europa dove il risultato traumatico nella finale d Monaco ha lasciato scorie.

Dall’altro lato della barricata, però, si erge un nutrito gruppo di tifosi che esprime gratitudine e riconoscimento per il lavoro svolto da Inzaghi. “Non dimentichiamo da dove venivamo e cosa ci ha fatto vincere Simone“, scrive un tifoso su X, “Scudetto, Coppe Italia, Supercoppe, due finali di Champions che nessuno osava sognare. La riconoscenza dovrebbe venire prima di tutto“. Per questi sostenitori, le eventuali difficoltà dell’ultima annata sono da attribuire più a fattori esterni – infortuni, un mercato non sempre all’altezza delle aspettative o la forza degli avversari – piuttosto che a demeriti specifici del tecnico. Essi temono che un cambio in panchina possa portare a un periodo di instabilità, vanificando il lavoro di costruzione degli ultimi anni. “Chi meglio di Inzaghi ora? Rischiamo di fare come il Milan post-Allegri“, avverte un altro commentatore, paventando scenari di incertezza.

In mezzo a queste due correnti principali, si collocano i più riflessivi, coloro che, pur riconoscendo i meriti e i limiti dell’allenatore, analizzano la situazione con maggiore distacco. Per costoro, il problema potrebbe risiedere in un fisiologico “fine ciclo, un esaurimento naturale della spinta propulsiva che ogni allenatore porta con sé. Forse, semplicemente, le idee del tecnico e le ambizioni del club hanno smesso di viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda, o la dirigenza stessa cerca nuovi stimoli per alzare ulteriormente l’asticella.

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