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Diego D'Avanzo·21 novembre 2025
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Diego D'Avanzo·21 novembre 2025
L'Italia affronterà in casa il 26 marzo l'Irlanda del Nord (qui l'analisi della nostra avversaria): un "dentro o fuori" per arrivare alla finale dei Playoff.
Si tratta di una situazione già vista, un dejà-vu che era finito male per l'Italia: una sconfitta per 2-1 proprio contro l'Irlanda del Nord che ci costò il Mondiale del 1958, anche a causa di una maxi-rissa e degli eventi impensabili nel calcio di oggi.

L'Italia degli anni '50 riscuote dei buoni risultati in campo internazionale ma gli Azzurri faticano: se nel Mondiale del 1954 usciamo al 1° turno, le squadre italiane (Fiorentina e Milan) raggiungono la finale di Coppa Campioni nel 1957 e '58, battute solo dal Real Madrid.
Per il Mondiale del 1958 la Nazionale viene affidata a 5 uomini tra dirigenti di Lega, presidenti di Serie A ed ex giocatori (Angelo Schiavio, icona del Bologna) per fare le convocazioni: ad allenare la squadra c'è Alfredo Foni, bi-campione d'Italia con l'Inter. Tante teste che pensano, troppe, dirà qualcuno in seguito.
Nel girone di qualificazione ci troviamo davanti Portogallo (ancora lontano da essere la grande squadra degli anni '60) e l'Irlanda del Nord che si rivela la sorpresa del turno.
L'Irlanda del Nord perde contro di noi all'Olimpico ma poi vince 3-0 in casa del Portogallo, mentre noi perdiamo 3-0 proprio contro i lusitani a Lisbona. Una disfatta a cui possiamo rimediare battendo nuovamente l'Irlanda del Nord.

Arriva il momento di andare a Belfast: 4 dicembre 1957. La nebbia sul Regno Unito è fittissima e l'arbitro ungherese Zsolt rimane bloccato a Londra. Come primo mestiere non fa neanche l'arbitro: è un manager dell'opera di Budapest, ma la carriera internazionale non gli è preclusa.
Il giorno dopo il meteo non cambia e l'Irlanda del Nord suggerisce di cambiare arbitro: viene proposto Mitchell che, però, è nordirlandese. Il conflitto di interessi non piace agli Azzurri che rifiutano di giocare.
Per questo la partita viene declassata: da ufficiale diventa amichevole, per accontentare gli spettatori che avevano già acquistato il biglietto. Pagare per una gara fondamentale e poi guardare un'amichevole? Il pubblico - ovviamente - accoglie malissimo la Nazionale.
Le due squadre si "picchiano" dall'inizio alla fine e i resoconti dell'epoca si attaccano a vicenda: Ferrario (difensore della Juve) e Chiappella (leggenda della Fiorentina) sicuramente danno dei calci un po' a tutti, e così fanno anche i nordirlandesi.
Ogni fallo dei padroni di casa viene acclamato dal pubblico, nel finale c'è un'invasione di campo e i tifosi corrono per prendere gli italiani, tanto che il radiocronista Nicolò Carosio commenta in diretta: "Picchiano i nostro giocatori”. La partita finisce 2-2 ma il risultato non conta.
La polizia carica con i manganelli il pubblico per sedare la tensione. Una partita senza valore ufficiale diventa "La Battaglia di Belfast": soltanto il preludio alla sconfitta vera e propria.
L'Italia infatti torna a giocare il 15 gennaio 1958 a Belfast: questa volta l'arbitro originario è presente e gli Azzurri perdono 2-1. Nessuna polemica ma puro merito del Nord Irlanda.
La colpa viene scaricata sull'allenatore: Alfredo Foni, famoso per aver vinto col catenaccio in Serie A ma che in Nazionale si è affidato a un antiquato 3-2-2-3 (WM) interpretato dagli oriundi sudamericani in un giorno gelido di gennaio, nell'Irlanda del Nord.
Troppi oriundi, (fortissimi tra l'altro: Ghiggia, Schiaffino, Da Costa e Montuori) pochi campioni italiani (Boniperti e Pascutti però erano in carriera), caos nelle convocazioni, interferenze della stampa o un senso di rivalsa dei padroni di casa? La verità sta nel mezzo.
All'epoca (e non solo) la colpa viene rimbalzata da un dipartimento all'altro. Risultato? Niente Mondiali... e in quel momento era soltanto la prima volta.
📸 Keystone









































