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Marco Alessandri·25 giugno 2024
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Marco Alessandri·25 giugno 2024
L’Italia di Spalletti trova il primo vero acuto di Euro 2024 e lo fa nel momento del bisogno, quando ormai a crederci erano rimasti in pochi. Il gol di Zaccagni, bellissimo, qualifica gli azzurri agli ottavi di finale, dove ad aspettarci c’era la Svizzera. Sabato, alle 18, sarà un’altra battaglia, ma certo ci arriveremo con uno spirito ben diverso dopo ieri sera.
Il match con la Croazia ha vissuto momenti differenti, più partite all’interno della stessa. Prima il loro dominio iniziale, poi la reazione con l’occasione di Bastoni nel primo tempo. Nella ripresa il rigore parato da Donnarumma e il successivo 1-0 di Modrić, che sembrava poter mettere fine al sogno italiano, almeno finché Zaccagni non ha estratto il coniglio dal cilindro. A Berlino ci andiamo noi e fa bene Spalletti a ricordare che, in un girone con Spagna e Croazia, non fosse per nulla scontato.
Per alcuni giorni, dal terribile ko contro la Spagna, ascoltando l’opinione generale sembrava che l’Italia non potesse esistere senza la difesa a 3. Pronto, detto: Spalletti ha sorpreso tutti nel match da dentro o fuori con la Croazia, schierando un classico 3-5-2 e mettendo quasi tutti gli interpreti nei ruoli che occupano nei rispettivi club. Risultato? Dimarco tra i peggiori in campo, Pellegrini sostituito al 45′, produzione offensiva deludente.
Si è visto poco gioco sugli esterni, dettaglio che il cambio di modulo avrebbe dovuto agevolare, soprattutto dalla parte di Dimarco. Abbiamo sofferto il palleggio croato, la posizione di Modrić e l’ottima chiusura degli spazi centrali, in un match che il ct Dalić aveva impostato alla perfezione. Difficile immaginare come ci presenteremo alla sfida contro la Svizzera, ma certo non è da escludere un ritorno a un modulo con difesa a 4, come nelle idee di Spalletti.
Non ha vissuto la miglior stagione della propria carriera? Vero. È stato uno dei peggiori nella disfatta contro la Spagna? D’accordo. Ma Federico Chiesa non può non giocare in questa Nazionale. A Lipsia, ieri, Spalletti ha messo nella mischia lo juventino quasi per disperazione, subito dopo aver subito l’1-0 di Modrić.
Il classe ’97 non ha stravolto il match, ma è comunque riuscito ad abbassare Gvardiol, non permettendo al gigante del City di spingersi in avanti. Nei 26 in rosa, Chiesa è probabilmente l’unico insieme a Zaccagni che punta l’uomo e che, quindi, può creare superiorità. Una sua palla d’oro all’87’ avrebbe potuto portare al pari ben prima rispetto alla magia del laziale, se solo Scamacca fosse arrivato sul pallone. In generale, l’ex Fiorentina è uno degli uomini di maggior talento in mano a Spalletti, che da qui in avanti farà bene a non rinunciarci.
Difficilmente verrà ricordata in positivo la fase a gironi dei due centrocampisti. Spalletti riporta l’italo-brasiliano in cabina di regia, sperando di ricavarci geometrie sulla falsa riga di quanto accade con Rodri nella Spagna o Çalhanoglu nell’Inter. La realtà, però, è che oggi il giocatore dell’Arsenal è lontano anni luce dai due colleghi, e si limita a gestire il possesso senza mai verticalizzare. Così la manovra azzurra rallenta fino allo sfinimento e non è un caso che con l’ingresso di Fagioli arrivi il pari.
Ancora peggio, però, Pellegrini, sostituito all’intervallo dopo 45′ da dimenticare. Il romanista si perde subito l’uomo in copertura, sbaglia appoggi dei più semplici e, in generale, sembra quasi estraneo alla causa. Certo, non è che faccia meglio Frattesi, che allarga subito il braccio in area e consegna ai croati il rigore, ma almeno poi lotta su ogni pallone.
Chi, invece, la grande occasione l’ha sfruttata eccome è Mateo Retegui. In un’epoca in cui alla Nazionale mancano i vari Vieri, Inzaghi, persino Balotelli, Retegui capisce l’importanza del match e ingaggia duelli con ogni avversario, pressando per 90’+8 minuti e finendo senza più fiato in corpo.
Per potenziale e tecnica, il titolare resta Scamacca, che però anche ieri non è entrato con la voglia di spaccare il mondo che ci si aspetterebbe da chi, dopo due gare da titolare, viene messo in panchina nel match decisivo. Dovrà stare attento l’attaccante dell’Atalanta, perché l’Europeo vive di momenti e se Retegui dovesse ripetere la buona prestazione della Red Bull Arena anche contro la Svizzera, a quel punto diventerebbe difficile portargli via il posto.
Il gol di Zaccagni, arrivato sull’ultimo pallone della partita, può portare alla svolta tanto attesa, quanto meno dal punto di vista mentale. L’arcobaleno disegnato dall’esterno laziale è una vera boccata d’ossigeno, che ci ricorda come anche dalla panchina possano arrivare soluzioni per Spalletti.
Una rete giunta quando ormai gli schemi erano saltati e serviva solamente gettare il cuore oltre l’ostacolo. L’Italia lo ha fatto, nel momento più difficile, regalandosi la notte più bella. Da qui, allora, parte l’Europeo degli azzurri.
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