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·30 dicembre 2025
Juventus, il bilancio di questo 2025: 3 cose da tenere e 3 cose da buttare | Primo tempo – VIDEO con Paolo Rossi

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Se il 2025 dovesse avere un titolo, sarebbe “La Grande Metamorfosi”. Per la Juventus, gli ultimi dodici mesi sono stati un ottovolante emotivo e tecnico che ha visto avvicendarsi sulla panchina più bollente d’Italia tre guide radicalmente diverse, trasformando la Continassa in un laboratorio a cielo aperto.
L’anno si è aperto nel segno di Thiago Motta. Quello che però doveva essere il progetto della definitiva consacrazione si è scontrato con una realtà fatta di risultati altalenanti e un’identità tattica che, pur affascinante, faticava a tradursi. La separazione a marzo è stata la logica conseguenza di un ciclo che non era mai partito.
Il cambio ha portato la scossa elettrica: Igor Tudor. L’ex difensore bianconero è stato chiamato per restituire “cattiveria” all’ambiente. Il suo regno, però, è stato breve e tormentato. Dopo aver conquistato l’accesso alla Champions nel finale della scorsa stagione, la scintilla non è scoccata e la dirigenza ha dovuto correggere la rotta in autunno.
A rimettere i cocci insieme ci ha pensato Luciano Spalletti. Arrivato a stagione in corso, il tecnico di Certaldo ha normalizzato l’ambiente. Ha ridato fiducia a Yildiz, ha gestito il rientro fondamentale di Bremer e ha inanellato una serie di vittorie che hanno riportato la Juve in quota. Il 2025 si chiude dunque con una certezza: dopo aver cercato l’identità nel futuro (Motta) e nel passato (Tudor), la Juventus l’ha trovata nel presente, affidandosi alla saggezza e al pragmatismo del toscano.









































