Juventus, messaggio della dirigenza a Tudor: retroscena importante in vista della Lazio. Cosa è successo | OneFootball

Juventus, messaggio della dirigenza a Tudor: ecco il retroscena in vista della partita contro la Lazio. Cosa è accaduto

Un digiuno che dura da un’eternità, una crisi che non si vedeva da 16 anni. La Juventus non sa più vincere. La sconfitta onorevole del Bernabéu contro il Real Madrid ha allungato a sette la striscia di partite consecutive senza successi (cinque pareggi e due sconfitte), un’astinenza che dura ormai dal lontano 13 settembre, giorno del pirotecnico 4-3 contro l’Inter. Un momento nerissimo, che mette Igor Tudor sulla graticola e la dirigenza di fronte a un bivio.

Come ai tempi di Ranieri: l’incubo del 2009

Per ritrovare una Juventus così in crisi di risultati bisogna tornare indietro nel tempo, alla stagione 2008/09. Allora, tra aprile e maggio, la squadra guidata da Claudio Ranieri mise in fila una striscia ancora peggiore, otto partite senza vittorie. Un record negativo che la Signora di oggi rischia clamorosamente di eguagliare in caso di mancato successo domani sera all’Olimpico contro la Lazio.

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Fiducia a tempo: la dirigenza chiede una svolta

La situazione è delicata, ma la società, per ora, fa quadrato attorno al suo allenatore. Dopo un confronto con la squadra al gran completo, la dirigenza ha ribadito la fiducia a Tudor, ma a una condizione ben precisa: che la rotta cambi, e in fretta. Come riportato da Repubblica, il messaggio è chiaro: serve una vittoria contro la Lazio per scacciare la crisi e rilanciare una stagione che rischia di prendere una piega pericolosa.

Lazio, la partita della verità

L’ultimatum è lanciato. La trasferta dell’Olimpico contro la Lazio di Maurizio Sarri, a sua volta in piena emergenza infortuni, diventa così la partita della verità. Per Igor Tudor non ci sono più alibi. Serve una svolta, servono i tre punti. La Vecchia Signora è chiamata a dare risposte concrete e immediate, per evitare che una crisi preoccupante si trasformi in un tracollo. La pazienza della dirigenza ha un limite, e la sfida di Roma è l’ultima chiamata.