Calcionews24
·10 dicembre 2024
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Intervistato dalla Gazzetta dello Sport in vista di Bayer Leverkusen Inter, l’ex attaccante nerazzurro, Jürgen Klinsmann, ha avvisato la squadra di Simone Inzaghi sui pericoli che si troverà davanti stasera alla BayArena, per la sfida del 6° turno di Champions League.
QUESTO È ANCORA IL LEVERKUSEN DEI MIRACOLI? – «Era impensabile poter tenere la vecchia media, la scorsa stagione la squadra ha fatto qualcosa di irripetibile: non è normale vincere una Bundesliga senza perdere, un piccolo contraccolpo psicologico era prevedibile, logico. Così si spiega qualche pareggio di troppo, ma adesso si sono rimessi a correre tutti e anche in Champions possono arrivare tra le prime 8. Purtroppo, in campionato si sono ritrovati un Bayern arrabbiato e affamato: quando in Baviera partono a 300 all’ora, poi difficilmente falliscono l’obiettivo. Ma, in ogni caso, anche un’eventuale stagione senza vittorie non toglierebbe nulla al percorso di Xabi Alonso».
XABI ALONSO HA FATTO BENE A RESTARE? – «Ha fatto la cosa migliore e non solo per la macchina che ha costruito con tanto lavoro. Apprezzo il suo stare con i piedi per terra e l’essere sempre elegante pure in quello che dice. Il Bayer è una squadra da guardare, studiare nei dettagli, osservare nei movimenti offensivi. Resta pericolosissima, ma questo lo sa tutto il mondo, figurarsi Inzaghi, che come Xabi sta al livello dei migliori d’Europa. Se fosse andato subito al Real o al Liverpool, Alonso avrebbe sentito la pressione del dover vincere immediatamente in Europa, mentre a Leverkusen nessuno gli chiede altri miracoli. Un anno in più d’esperienza lì è come il miele, fa bene».
IL GIOCATORE SU CUI L’INTER DEVE METTERE IL BOLLINO ROSSO? – «Scontato, Florian Wirtz: sta diventando il giocatore tedesco di riferimento in questa epoca. In avanti manca Boniface e vediamo se ci sarà Schick, ma in termini di leadership nessuno è come Xhaka: è il capo, il boss, l’uomo spogliatoio».
SULLA FINALE DI EUROPA LEAGUE VINTA DALL’ATALANTA – «Saranno partite molto diverse, qui siamo in un gruppo complesso. All’Inter manca poco per passare il turno: riuscirci battendo una squadra come il Bayer, dimostrerebbe ancora di più il livello raggiunto. I nerazzurri possono sembrare meno dominanti dell’anno passato, io invece li vedo semplicemente più concentrati sulla Champions, che è il primo obiettivo. L’ambiente, non solo i tifosi ma anche i giocatori, tutti si sono convinti di poter arrivare un’altra volta in fondo. È una bella pressione sulle spalle, ma Inzaghi mi pare bravo a gestirla. In campionato è virtualmente primo e in Champions sta lassù. Infatti, non han una sola squadra forte, ne ha almeno due».
COME MI SPIEGO I PERIODI DI DIGIUNO DA GOL DI LAUTARO? – «Perché, c’è qualcuno che si preoccupa? Io lo vedo più sciolto dell’inizio: la gamba sta tornando quella giusta della Coppa America e di conseguenza arriveranno i gol. Con Lautaro si va sul sicuro, e poi quest’anno Thuram aiuta a “compensare”. È diventato un bomber: è una bellezza vederlo in area. I gol non sono mai casuali, ma figli di un miglioramento continuo. A Mönchengladbach rischiava di perdersi sulla fascia, ora è perfetto per stare in mezzo da centravanti».
XABI ALONSO HA DETTO CHE CALHANOGLU È TRA I TOP DEL RUOLO – «Lo è di diritto. Ormai dopo tanti anni da voi, è pure un po’ italiano e a Leverkusen non sarà tradito dai ricordi tedeschi… Non ho mai parlato con Calha, non so come si comporti nello spogliatoio, se si faccia sentire o meno, ma in campo vuole sempre la palla, come fanno i grandi giocatori, quelli con carattere».
CALHANOGLU SAREBBE POTUTO ESSERE TITOLARE NELLA GERMANIA? – «Magari quando a inizio carriera ha scelto di giocare per la Turchia, qualche dubbio poteva starci, ma adesso sarebbe un titolarissimo con la maglia tedesca, non ci sono dubbi».
COME MAI BISSECK IN NAZIONALE NON GIOCA? – «Beh, lui mi piace tantissimo, sta scalando la classifica dei miei preferiti… Ma che potenza ha? E quanto può migliorare? Già l’anno scorso mi chiedevo perché non fosse ancora stato convocato. Spero succeda presto e, senza Pavard, avrà molte più occasioni».
SU MIO FIGLIO? – «A Cesena ha aspettato tanto, può sembrare strano ma il cognome non lo ha aiutato nel crearsi una propria carriera… Ha giocato da titolare le ultime sei e pian piano tutti capiranno che non sta in campo perché è un “figlio di”, ma perché ha talento vero. Ha 27 anni, l’obiettivo è tornare nel giro della nazionale Usa. E sa cosa gli ripeto sempre? “Guarda Buffon, pensa a Buffon, ricorda Buffon”. Ha tempo prima di arrivare ai 40 anni…».