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·27 ottobre 2025

La Bce accelera sull'Euro digitale: debutto fissato per il 2029

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Secondo le ultime stime della Banca Centrale Europea sarà il 2029 il momento giusto per introdurre l’Euro digitale, un nuovo strumento destinato a portare la moneta unica nell’era virtuale. A riportarlo è l’edizione di questa settimana di Affari & Finanza.

E’ da sottolineare che non si tratterà di una criptovaluta, né di un sostituto delle banconote e delle monete tradizionali, ma di un mezzo di pagamento elettronico gratuito e garantito dall’Eurosistema, concepito per affiancare il contante e rendere più sicuri ed efficienti gli scambi nell’area Euro.


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Una decisione che ha un obiettivo duplice: da un lato, offrire a cittadini e imprese uno strumento digitale universale, semplice e accessibile, utilizzabile anche senza connessione a internet e con la stessa immediatezza del contante. Dall’altro, rafforzare la sovranità monetaria europea in un contesto in cui i pagamenti elettronici sono oggi veicolati in larga misura da infrastrutture private, dalle carte di credito e debito su circuiti internazionali come Visa e Mastercard, fino ai wallet dei colossi tecnologici, da Apple Pay a Google Pay e PayPal.

Negli ultimi 10 anni i pagamenti digitali sono cresciuti a doppia cifra, trainati dalla diffusione degli smartphone e dai cambiamenti delle abitudini dei consumatori, accelerati dalla pandemia. Ma il rovescio della medaglia è che l’Europa resta fortemente dipendente da operatori esteri. Per la Bce, dotarsi di un’infrastruttura pubblica diventa, quindi, una scelta non solo economica ma anche politica: significa presidiare la catena del valore dei pagamenti e garantire che ogni cittadino europeo abbia accesso a un mezzo digitale gratuito, sicuro e universalmente accettato.

Euro digitale cos’è? Come funziona lo strumento

L’Euro digitale sarà custodito in un portafoglio elettronico (wallet) gestito da banche e intermediari autorizzati, ma sempre sotto la garanzia della moneta di banca centrale. Potrà essere utilizzato sia online sia offline, senza costi per gli utenti, per micropagamenti quotidiani come un caffè al bar o per trasferimenti più consistenti tra privati. Inoltre, nelle intenzioni dell’Eurosistema, potrà essere impiegato anche per i pagamenti con la pubblica amministrazione, contribuendo a ridurre il divario digitale e a garantire un accesso uniforme al sistema dei pagamenti in tutti i Paesi membri.

Per arrivare al traguardo del 2029, la Bce ha avviato una lunga fase di sperimentazioni con istituzioni, banche e fintech. Il percorso non è privo di ostacoli. Uno dei punti cruciali è la tutela della privacy. I cittadini dovranno avere la certezza che i loro dati restino protetti e che l’Euro digitale non diventi uno strumento di sorveglianza sui consumi. Per questo motivo si discute della possibilità di fissare limiti alle transazioni o soglie massime di deposito, così da conciliare riservatezza, stabilità del sistema bancario e contrasto al riciclaggio. Al tempo stesso, sarà fondamentale mantenere un equilibrio con gli operatori privati già protagonisti dei pagamenti elettronici, che vedono l’arrivo dell’Euro digitale come una possibile concorrenza.

L’idea della Bce è invece quella di costruire un ecosistema complementare, in cui banche e fintech restino i canali di distribuzione, offrendo ai clienti wallet digitali integrati con i servizi già disponibili. Un altro nodo riguarda la sicurezza informatica. Garantire che i pagamenti restino sempre disponibili e al riparo da rischi di attacchi o malfunzionamenti sarà essenziale per costruire la fiducia dei cittadini.

Per questo motivo, la Bce sta valutando modelli ibridi che combinino la robustezza dei sistemi centralizzati con la flessibilità delle tecnologie distribuite. L’esperienza delle criptovalute, pur con tutte le differenze del caso, ha già dimostrato come le architetture basate su registri distribuiti possano garantire resilienza, ma anche come i rischi di cyber-attacchi e truffe restino elevati.

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