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·23 ottobre 2025

La Cassazione su Berlusconi: «Mai provata attività di riciclaggio della mafia»

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Era l’ultima occasione per sostenere la tesi secondo cui Cosa Nostra avrebbe investito su Silvio Berlusconi, prima accompagnandolo nella sua ascesa imprenditoriale e poi attraverso i rapporti e l’amicizia con Marcello Dell’Utri.

Ora quella possibilità è definitivamente tramontata: la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura generale di Palermo contro la decisione della Corte d’appello, che aveva respinto la richiesta di applicare la sorveglianza speciale e la confisca dei beni nei confronti dell’ex senatore.


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Di fatto, la Cassazione mette un punto fermo su una vicenda giudiziaria lunga decenni: come già stabilito in appello, non è mai stata dimostrata in sede processuale alcuna attività di riciclaggio di denaro di Cosa Nostra all’interno delle aziende berlusconiane, né agli inizi del gruppo, né negli anni successivi.

La decisione ha suscitato grande soddisfazione nella famiglia Berlusconi. Barbara Berlusconi, in un messaggio poi ripreso da tutto Forza Italia, ha parlato di «fine di una persecuzione giudiziaria e politica vergognosa, costruita sul nulla, che ha colpito mio padre e i suoi collaboratori fin dal suo ingresso in politica». Ha aggiunto che, pur nella gioia per la sentenza, resta «l’amarezza per le accuse assurde e infondate» che suo padre ha dovuto sopportare per anni.

In sostanza, la Cassazione ha confermato la ricostruzione della Corte d’appello di Palermo, che aveva smontato uno dei pilastri dell’accusa: l’idea che Berlusconi avesse pagato Dell’Utri per comprare il suo silenzio su presunti rapporti con la mafia siciliana. I giudici scrivono che «è infondata e illogica la tesi secondo la quale Berlusconi avrebbe versato denaro a Dell’Utri per ottenerne il silenzio su accordi mai provati con Cosa Nostra».

La decisione della Suprema Corte riguarda anche i familiari di Dell’Utri, per i quali la Procura aveva chiesto le stesse misure. Già in precedenza, anche il tribunale di Palermo aveva respinto quella ricostruzione, definendola «semplicistica e non dimostrata» e ricordando che i rapporti tra Berlusconi e Dell’Utri si basavano su un legame di amicizia e riconoscenza, confermato dallo stesso Berlusconi anche nelle sue disposizioni testamentarie, e che giustificava i flussi economici verso l’ex senatore.

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