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·17 febbraio 2025

La famiglia Doris incassa: dividendi in crescita da Mediolanum

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Meno mattoni e titoli di Stato e più Borsa e private equity per la famiglia Doris, proprietaria di Banca Mediolanum. A tre anni dalla scomparsa di Ennio Doris, il figlio Massimo con la sorella Annalisa Sara e la vedova Lina Tombolato hanno impresso un nuovo corso alla Finprog, la cassaforte della famiglia. Il capitale della holding dopo la chiusura dell’eredità è oggi nelle mani dirette di Massimo e della sorella ciascuno con il 40,9%, l’11,6% è dei due eredi ciascuno al 50% in proprietà indivisa mentre il restante 6,3% fa capo alla madre.

Dentro Finprog – spiega Affari&Finanza de La Repubblica – c’è un tesoro che vale oltre 1,34 miliardi di euro di patrimonio netto e 1,5 miliardi di attivo. Di questo la parte rilevante è la quota in Banca Mediolanum pari al 23,1% del capitale votante.


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Il bilancio di Finprog chiuso allo scorso giugno ha visto l’utile balzare da 87 a quasi 135 milioni, perché la cedola incassata dalla partecipazione nella banca è aumentata anno su anno da 74,5 a 104,3 milioni, cui s’è aggiunto il dividendo arrivato dallo 0,96% di Mediobanca di cui i Doris sono soci anche come Gruppo Mediolanum con un altro 3,49%. Entrambe le quote fanno parte del patto di consultazione che si riunirà il 19 febbraio per valutare l’offerta di Mps sull’istituto guidato da Alberto Nagel.

La voce delle attività finanziarie immobilizzate è salita anno su anno da 1,1 a 1,3 miliardi perché, fra l’altro, Finprog ha acquisito un pacchetto di oltre un milione di titoli proprio di Mediobanca incrementando così la partecipazione anno su anno dello 0,2%.

La relazione sulla gestione spiega inoltre che nell’esercizio sono stati fatti investimenti finanziari per 158 milioni, di cui 63 in titoli quotati, 36 milioni in quote di fondi e partecipazioni non quotate e 75 milioni in obbligazioni.

Va segnalato che la voce degli attivi non immobilizzati, che nello scorso esercizio era balzata a 26,6 milioni per massicci acquisti di Btp, s’è più che dimezzata a 11,8 milioni dopo le vendite dei titoli di Stato italiani. Un’altra operazione di disinvestimento ha riguardato la voce delle cosiddette “immobilizzazioni immateriali”: sono stati infatti ceduti due immobili per un corrispettivo totale di 19,1 milioni con una plusvalenza di circa 6 milioni.

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