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·29 ottobre 2019

La promozione del Mjällby ha una storia assurda dietro

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Listerlandet è una penisola a sud-est di Sölvesborg delimitata da un golfo e una baia. Appartiene politicamente alla contea di Blekinge e i confini naturali sono così impercettibili che per delimitare con esattezza la città di Hällevik dovettero prendere come unità di misura una socken, la parrocchia. Oggi però, parlando di Hällevik, vengono in mente altre cose: il museo del pesce, un festival di musica jazz e le coste balneabili che nel 2015 fecero raddoppiare la popolazione, da 800 a 1600. Un motivo supplementare è il Mjällby Allmänna Idrottsförening che, con 17 vittorie in 29 giornate, con un turno d’anticipo, è stato promosso in Allsvenskan. La trasferta di domenica a Varberg (secondo a -2) servirà solo per determinare un mero, indifferente primato.

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L’AIF Mjällby nacque nel 1939 dalla fusione di due società, il Listers IF e l’Hälleviks IF, ma solo il 23 agosto 1941 si dotò di un campo, acquistato da un agricoltore del posto, tale Axel Bengtsson, che oltre a 2250 corone svedesi vide recapitare 150 SEK d’affitto e un abbonamento annuale alle gare casalinghe dei gialloneri. Quel terreno fu oggetto di migliorie tra 1950 e 1952, quando il Mjällby si spostò a Sölvesborg prima di tornare a casa il 28 giugno 1953, allo Strandvallen. Di qui negli anni Settanta si festeggiò il raggiungimento della Superettan e – nel 1979 – dell’Allsvenskan. Malgrado aspettative importanti (e un record di pubblico alla prima giornata, 8438 spettatori alla gara col Kalmar), il Mjällby retrocedette a fine anno. Fu un duro colpo per la città, che accusò il colpo complici i giornali dell’epoca: «Festen över… En gång aldrig mer!» scrivevano, facendo innegabilmente capire come la festa fosse finita e mai i gialloneri sarebbero tornati lì.


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Si sbagliarono invece di grosso, sebbene sia nel 1983 che nel 1985 la promozione fosse stata scontata con una retrocessione a fine anno. Di nuovo, nei primi anni Duemila, il Mjällby toccò con un dito l’Allsvenskan sfumata: l’ambiente soffrì e nel 2002 la retrocessione portava i gialloneri in terza serie. Di qui il ritorno in Superettan nel 2004, la promozione in Allsvenskan del 2009 e una storica permanenza – la prima – per due anni di fila nell’Olimpo del calcio svedese. Il 6° posto nel 2010 sorprese tutti, ma a Listerlandet fu solo l’inizio di un quinquennio in Allsvenskan, sotto tre allenatori (Peter Swärdh, Lars Jacobsson e Anders Linderoth), con rispettivamente sesto, decimo, dodicesimo, undicesimo e quindicesimo posto. Nel 2014 la magia ciclica parve svanita, nel giro di due anni il Mjällby era tornato in terza serie. Ma il finale è quasi scontato, per una realtà così folle del calcio svedese: promozione a fine 2018 in Superettan e oggi, dopo una sola stagione, biglietto per la nona apparizione giallonera in Allsvenskan.

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Trascinato dal suo 33enne capitano David Löfquist, 252 presenze e 16 reti in giallonero, nato a Sölvesborg , una parentesi al Parma nel 2012 e il curioso soprannome di Löken (“cipolla”), il Mjällby s’è regalato un sogno che il centrocampista Charbel Georges, cugino di Jimmy Durmaz, ha così sintetizzato: «È così dannatamente divertente perché siamo un club così piccolo, siamo quelli che lavorano di più, ecco perché ce l’abbiamo fatta». A quel punto l’ha interrotto il difensore Jesper Löfgren, a cui è stato chiesto come intendesse festeggiare la promozione: «Massa alkohol», è stata la risposta, traducibile con «un sacco di alcool». Del resto ci si aspettava una crescita (nel 2008 allo Strandvallen è stata portata l’illuminazione, nel 2010 è stato costruito uno stand extra con poco meno di 1000 posti in più ed è stato pavimentato in erba artificiale prima della rizollatura del 2013) ma in pochi si sarebbero attesi un’impennata di simili dimensioni.

Pare che l’entusiasmo irrefrenabile avesse colpito tutti e così si fossero col tempo fatte promesse curiose in stile Asterix e Obelix. L’allenatore dei portieri Jesper Gustavsson ha raccontato di come, a fine settembre, anche il direttore sportivo Hasse Larsson ne avesse annunciata una: «Ora dovrà nuotare fino al golfo di Hanö». Non si sa come festeggeranno i tifosi, i Sillastrybarna. Di certo c’è che l’ex squadra di Mattias Asper (portiere di AIK, Malmö, Real Sociedad e ovviamente Mjällby) e Christian Wilhelmsson (“Chippen”, convocato per il Mondiale 2006 e tre Europei, l’ultimo dei quali nel 2012) può continuare – lecitamente – a sognare. Anche perché stavolta, a differenza del 1979, i giornali non hanno parlato di feste irripetibili. Hanno evidentemente imparato la lezione, dunque hanno prudentemente aperto con un «Det här är ett nytt stycke historia, Mjällby är tillbaka i allsvenskan». Ovvero: «Questo è un nuovo pezzo di storia, il Mjällby è tornato in Allsvenskan».

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