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·14 maggio 2025

L'Arabia investe 600 mld negli USA: Trump da Bin Salman con Elkann e Infantino

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Donald Trump e Mohammed bin Salman hanno firmato ieri un’intesa definita «partenariato economico strategico», con la promessa da parte dell’Arabia Saudita di investire 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Come riporta l’edizione odierna de Il Corriere della Sera, questo accordo consente a Trump di mostrare agli elettori americani che ha mantenuto la promessa di attrarre investimenti stranieri.

Secondo quanto dichiarato dalla Casa Bianca, tra le intese raggiunte figurano: la «più grande vendita di armi» mai avvenuta tra i due Paesi, del valore di 142 miliardi di dollari, che comprende missili e programmi di addestramento; un’intesa sui minerali strategici; contratti per imprese americane impegnate nella realizzazione di infrastrutture in Arabia Saudita; la vendita di 30 aerei passeggeri della Boeing; e protocolli d’intesa nei settori spaziale, energetico e sanitario.


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Particolare attenzione è stata riservata all’intelligenza artificiale: l’azienda saudita DataVolt investirà 20 miliardi di dollari in centri dati sul suolo americano. Inoltre, secondo il comunicato ufficiale, colossi come Google, Oracle, Salesforce, AMD e Uber metteranno sul piatto altri 80 miliardi per tecnologie «trasformative nei due Paesi». Altri accordi sono ancora in fase di definizione.

Dei 2.500 partecipanti al Forum sugli investimenti di Riyadh, circa una trentina sono stati invitati a un pranzo privato con il principe ereditario e il presidente americano. Dopo il rituale del caffè, molti si sono messi in fila per stringere la mano ai due leader e scambiare qualche parola. Tra gli invitati, i vertici del sistema bancario e industriale statunitense, inclusi i CEO di quattro delle dieci maggiori aziende americane, e il presidente di Stellantis, John Elkann.

Diversi amministratori presenti hanno affrontato negli ultimi anni le tensioni legate ai dazi. Larry Fink, presidente di BlackRock, ha riconosciuto che «i prossimi 90 giorni saranno ancora complessi», ma durante il suo intervento ha aggiunto: «Non mi interessano i prossimi 90 giorni. Mi interessa dove finiranno i capitali in seguito». Ha poi osservato che «i mercati sono stabili, ma ci sarà volatilità finché non emergerà un nuovo equilibrio, ovvero quando sarà chiaro come gli Stati Uniti ridisegneranno le regole del commercio».

L’Arabia Saudita, ormai uno dei principali investitori globali nell’intelligenza artificiale, ha accolto al pranzo anche alcuni dei protagonisti del settore: Elon Musk (xAI), Sam Altman (OpenAI), Jensen Huang (Nvidia), Ruth Porat (Alphabet), Andy Jassy (Amazon). Musk, intervenuto al Forum, ha presentato i robot umanoidi «ottimisti» sviluppati da Tesla — ne ha mostrato uno mentre ballava sulle note di YMCA davanti al presidente e al principe — affermando che «aumenteranno la produttività» e che i robotaxi «trasporteranno le persone in autonomia». Ha inoltre annunciato un accordo con Starlink per «rinnovare» i settori marittimo e aeronautico sauditi.

Un altro accordo di grande rilevanza riguarda la fornitura all’Arabia Saudita di chip avanzati per l’intelligenza artificiale prodotti da Nvidia. Sia l’Arabia Saudita che gli Emirati Arabi Uniti desiderano importare questi semiconduttori dagli Stati Uniti. Fonti americane riferiscono che l’amministrazione Trump è pronta ad approvare la fornitura, nonostante le preoccupazioni legate alle relazioni tra Riyadh e Pechino. In passato, Biden aveva limitato l’esportazione di chip verso alcuni Paesi per impedire che finissero nelle mani della Cina, ma Trump ha revocato quella misura e si appresta a introdurne di nuove. Tra le ipotesi c’è quella di un controllo diretto da parte del governo americano sui data center sauditi che impiegano tecnologie statunitensi.

Anche per questo motivo, l’Arabia Saudita prende tempo prima di aderire formalmente ai Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica — a cui si sono recentemente uniti gli Emirati): pur avendo partecipato a un incontro del gruppo in Brasile la settimana scorsa, Mohammed bin Salman preferisce non irritare Trump. Tuttavia, Riyadh ha bisogno sia della Cina, suo principale acquirente di petrolio, sia degli Stati Uniti, essenziali per la difesa e l’innovazione tecnologica.

Quel che è certo è che, con Trump, gli investimenti sauditi negli USA cresceranno. Durante il Forum, la conduttrice ha annunciato la firma di 145 accordi per un totale di 300 miliardi di dollari. Tuttavia, alcuni economisti mettono in dubbio che si possa davvero arrivare a 600 miliardi, per non parlare dell’ipotesi di un trilione. Con progetti monumentali come Diriyah Gate — polo culturale e turistico dove Trump e bin Salman hanno cenato — e le infrastrutture da costruire in vista dell’Expo 2030 e dei Mondiali 2034 (al Forum era presente anche Gianni Infantino, seduto accanto al principe), l’Arabia Saudita sta cercando anche di attrarre capitali stranieri.

Intanto, il regno ha deciso di abbassare i prezzi del petrolio, in linea con le richieste di Trump, pur mantenendo il primato di primo esportatore al mondo. Ma ciò ha un costo: secondo le stime, Riyadh si avvierà verso un deficit di bilancio di circa 70 miliardi di dollari. Questo, però, non sembra frenare le ambizioni del principe, che continua a fare promesse. Per Trump e bin Salman, questi sono solo dettagli. Già nel 2017 Trump aveva rivendicato di aver ottenuto miliardi di dollari in investimenti — alcuni reali, altri ancora sulla carta — molti dei quali, in realtà, già avviati durante l’amministrazione precedente. I due leader sembrano condividere la stessa visione.

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