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·6 settembre 2025

Lautaro si racconta: «Se oggi sono capitano di una squadra come l’Inter è anche grazie a…»

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Lautaro si racconta: «Se oggi sono capitano di una squadra come l’Inter è anche grazie a…». L’argentino così sui suoi ricordi d’infanzia

Arrivano altre dichiarazioni rilasciate da Lautaro Martinez, nella sua lunga intervista concessa a France Football. Qui il capitano dell’Inter si racconta a partire dalla sua infanzia prima al momento nel quale è diventato capitano del club meneghino.

IL REGALO INDIMENTICABILE RICEVUTO DA BAMBINO? – «Quello che mi ricordo di più sono le mie prime scarpe da calcio, azzurre e bianche, come la bandiera argentina. Un regalo speciale e importante perché i miei genitori si sono impegnati moltissimo per regalarmelo. Rimarrà impresso nella mia memoria per sempre, visto che ho avuto un’infanzia difficile».


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COME MAI? – «Mio padre era un calciatore, ha giocato in diverse città. Quando è tornato a Bahía Blanca, i miei genitori erano disoccupati e ci trovavamo in una situazione finanziaria difficile. Non avevamo praticamente alcuna entrata economica. Dovevamo scegliere tra pagare l’affitto e mangiare. Poi un amico ci ha prestato una casa e ci abbiamo vissuto per due anni. Sono davvero grato a tutte quelle persone che ci hanno aiutato, e anche ai miei genitori, perché hanno fatto tutto il possibile per assicurarsi che non ci mancasse mai nulla. Quei momenti lasciano segni profondi. Oggi apprezzo tutto e anche ogni piccola cosa ha valore. A quel tempo i miei genitori pensavano a noi più di tutto il resto perché potessimo mangiare e a volte non mangiavano loro. Vivrei comunque la stessa infanzia perché quella quotidianità mi ha fatto crescere e imparare».

MANIACO DELL’ORDINE? – «Sì, lo sono. Mi piace molto l’ordine, che tutto sia pulito, perfetto. La pulizia è una delle mie terapie. Quando sono un po’ stressato, passo l’aspirapolvere, pulisco i tavoli, al punto che mia moglie mi dice di calmarmi! Lo faccio fin da bambino. I miei genitori lavoravano sempre e a me piaceva che la casa fosse in ordine. In questo modo, quando tornavano, non dovevano pulire. Ho cercato di dare una mano. Sono stato cresciuto in questo modo e lo faccio ancora oggi perché mi piace».

È DA QUESTA EPOCA CHE NASCE LA RABBIA E LA DETERMINAZIONE CHE VEDIAMO IN CAMPO? – «Sì, certo. In campo do tutto quello che ho. Questo è il momento per il quale mi sono preparato, per il quale ho perso tempo con la mia famiglia, i miei figli. Ogni partita è unica, la vivo con grande responsabilità. A volte la mia famiglia mi dice che sono un po’ pazzo, che sto esagerando, ma è il mio modo di vivere il calcio. Se oggi sono capitano di una squadra come l’Inter, è anche grazie a questo passato che mi ha reso forte».

COSA C’È DI DIVERSO DAL RAGAZZO CHE È CRESCIUTO A BAHIA BIANCA A OGGI? – «Probabilmente ora ho un po’ più di capelli grigi. (Ride.) Molte cose sono cambiate, soprattutto economicamente, e posso restituire alla mia famiglia tutto ciò che mi ha dato. Questo è ciò che mi rende più orgoglioso. Dopo tutti questi anni di sacrifici, abbiamo ottenuto la nostra ricompensa: poter condurre una vita diversa e dare ai miei figli l’opportunità di studiare. Quindi, in verità, Lautaro è cambiato un po’. Ho cercato di mantenere i valori con cui sono stato cresciuto: umiltà, rispetto, lavoro e sacrificio. Mia moglie ed io cerchiamo di trasmetterli ai nostri figli, anche se sono nati in una realtà diversa»

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