Lautaro: «Vivo per il gol! Quando vinci non ti vuoi fermare. E sul settimo posto al Pallone D’Oro…» | OneFootball

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·22 dicembre 2024

Lautaro: «Vivo per il gol! Quando vinci non ti vuoi fermare. E sul settimo posto al Pallone D’Oro…»

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Lautaro: «Vivo per il gol! Quando vinci non ti vuoi fermare. E sul Settimo posto al Pallone D’Oro…» La lunga intervista al capitano dell’Inter

Cosi il capitano dell’Inter, Lautaro Martinez, in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera:

CALCIO COME MEDICINA- «Il sogno di diventare calciatore come mio padre l’ho sempre avuto. Ma a 15 anni ho fatto una settimana in prova al Boca Juniors e mi hanno cacciato, dicendomi che non avevo né velocità, né potenza. Quando sono tornato a Bahia Blanca ho detto a papà che volevo divertirmi, lasciare il calcio e cominciare a lavorare. A fine anno è arrivato il Racing, offrendomi un altro provino: ho detto se mi volete vengo, ma prove non ne faccio più. E mi hanno preso».


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TESTA CALDA- «All’esordio in prima squadra ho preso due gialli in due minuti per due scivolate: vivevo tutto come una battaglia, perché volevo sempre dimostrare qualcosa. Gli psicologi mi sono serviti tantissimo: a essere più tranquillo, a pensare due-tre secondi in più alle cose e anche nel dialogo con l’allenatore. Dettagli che fanno la differenza».

VIVERE A BRERA«È molto comodo per me, anche perché gestiamo un ristorante lì vicino. Esco poco, vado al parco coi bambini, cerco di frequentare posti riservati, perché non è facile girare tra la gente. Sono stato in cima al Duomo per il film sullo scudetto ed è stato bellissimo».

PASSIONE PER IL VINO- «Non ancora (ride), ma è una cosa in cui credo molto. Non l’ho mai detto a nessuno, ma quando ero al Mondiale due anni fa ho perso tutta la vendemmia per un incendio nel deposito: ventunomila bottiglie sono andate in fumo! Me l’hanno raccontato solo a torneo finito, per non farmi perdere la concentrazione. Ma anche queste sono esperienze che ti rafforzano. E i progetti attorno ai vigneti a Mendoza crescono: ci saranno albergo, spa, palestra, negozio».

MANCANZA DI GOL- «Sono un attaccante e vivo per il gol. Però si deve anche analizzare la partita che uno fa. E io in questi mesi sto giocando più lontano dall’area, perché mi piace far salire la squadra: è una cosa che sto aggiungendo al mio gioco e mi sento bene così».

POSIZIONE THURAM- «Sì, Marcus sta più centrale e più avanzato, ma non è una cosa studiata: nasce dalla nostra intesa in campo. L’anno scorso spesso era lui che arretrava un po’ o si allargava, adesso tocca a lui fare più gol».

PREPARAZIONE ESTIVA«Dopo la vittoria della Copa America sono tornato qualche giorno prima dalle ferie per l’infortunio di Taremi e ho avuto qualche difficoltà: il corpo a volte ti presenta il conto. Adesso però sto meglio».

SEGNALI- «Sì, può essere. Quello è stato un segnale importante e dobbiamo continuare a lavorare sull’intensità. Anche perché il campionato quest’anno è ancora più difficile ed equilibrato. Quando ho detto quelle cose, la squadra si divertiva in campo e si vedeva. E forse finora abbiamo dato la sensazione di divertici un po’ meno. Ma sappiamo sempre cosa fare, come trovare il compagno: Inzaghi ci lascia libertà di esprimerci al massimo».

SETTIMO POSTO AL PALLONE D’ORO- «Ci sono vari aspetti, ma credo di aver fatto un anno importante, non solo perché sono stato capocannoniere in Copa America e in serie A, ma anche per il modo di giocare».

SENTIRSI SOTTOVALUTATO- «A volte sì. Però i trofei di squadra hanno un peso diverso».

CHAMPIONS O SCUDETTO?- «E io voglio tutto. Quando inizi a vincere, non ti vuoi fermare perché sai quanto è bello essere ripagati del lavoro fatto. E questa mentalità voglio trasmetterla anche nelle partitelle. Ho avuto la fortuna di vincere il Mondiale e pensavo che non ci fosse più niente dopo: ma c’è tanto altro».

INZAGHI- «Secondo me sì. Il suo segreto è che continua a volte a pensare come un calciatore, quindi ci capisce tantissimo e vive le cose come noi. Per me poi la fortuna è doppia, perché lui è stato attaccante e quindi mi lascia la testa libera e il sorriso. Sono cose molto positive. Io con Conte ho imparato tantissimo e lo ringrazio. Con Inzaghi sento di essere cresciuto a livello altissimo».

NAPOLI DI CONTE«Nessuna delle due. Sappiamo che il Napoli è forte, come del resto altre avversarie. E noi facciamo il nostro cammino: secondo me è la strada giusta e ci porterà grandi cose».

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