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·22 ottobre 2025
Lazio, attacco in crisi: un digiuno di goal così non si vedeva da oltre vent’anni

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La Lazio si è riscoperta solida, ma anche un po’ spenta: come riporta Il Corriere dello Sport, dopo sette giornate di campionato e i numeri raccontano una squadra che sta cercando di trovare equilibrio e compattezza, ma che ha smarrito la brillantezza offensiva.
L’astinenza dal goal comincia a farsi sentire dopo 4 partite su 7 chiuse senza segnare e che evidenziano un dato che non si vedeva da oltre vent’anni. Per trovare un inizio di stagione così povero di goal bisogna tornare indietro alla stagione 2001-2002, quando la squadra, guidata da Zaccheroni, rimase a secco in 5 delle prime 7 partite; e a quella 1993-1994 di Zoff, stessa frequenza e medesimo senso di frustrazione. La squadra costruisce, ma fatica a concretizzare e l’ultima sfida di Bergamo è stata emblematica in questo senso. Gli uomini di Sarri hanno dimostrato grande attenzione in difesa, ma poca incisività e cinismo in attacco: è mancato il guizzo, l’invenzione, la spinta di chi rompe gli equilibri. D’altronde, questa non è solo un’idea, ma lo confermano i numeri: nelle ultime 8 partite di campionato, la Lazio non ha segnato in 5. Lo stesso numero di volte in cui era rimasta a secco nelle precedenti 44 gare di campionato, un’inversione di tendenza evidente che suona più che altro come un campanello di allarme. L’anno scorso, con Baroni in panchina, dopo 7 giornate, la Lazio aveva segnato ben 14 reti, con una media di 2 a partita: gli attaccanti producevano molto di più e la prima partita senza goal era arrivata solo all’ottava giornata, proprio contro la Juventus, la prossima avversaria che arriverà sabato all’Olimpico.
Sarri sta lavorando per fornire un’identità chiara alla squadra, ritrovando l’equilibrio e il giusto approccio. L’anno scorso, dopo 7 giornate, la Lazio aveva, oltre che segnato 14 reti, anche incassato 10 goal, senza mai riuscire a mantenere la porta inviolata. Adesso, il palleggio c’è, la costruzione anche, ma manca spesso la verticalità e la cattiveria sotto porta. Sembra quasi che la squadra di Sarri assuma un atteggiamento fin troppo prudente, molto consapevole, ma meno incisivo e spettacolare: un processo di adattamento è necessario, a maggior ragione dopo tutte le difficoltà - tra mercato bloccato ed infortuni - che hanno attanagliato l’ambiente biancoceleste. È chiaro a tutti, infatti, che per tornare ad alti livelli, non basta sapersi difendere bene, ma soprattutto tornare a far male all’avversario.









































