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·27 ottobre 2025
Lazio-Juventus, la rivincita silenziosa di Toma Basic

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·27 ottobre 2025

Certe storie non fanno rumore, ma si prendono la scena quando meno te l’aspetti. Toma Basic ne sa qualcosa. Per mesi sembrava fuori da tutto: dalle rotazioni, dai piani, persino dal discorso tecnico della Lazio. Un giocatore silenzioso, che Maurizio Sarri (prima di lui Baroni) aveva progressivamente accantonato, e che molti davano ormai in uscita. Poi, una notte di ottobre contro la Juventus, la parabola si è rovesciata.

Al nono minuto, su un pallone gestito male da Jonathan David, Basic controlla, guarda appena la porta e calcia: secco, preciso, inesorabile. È il gol che decide la partita, ma che rappresenta anche un piccolo riscatto personale. Perché Basic non ha mai alzato la voce, non ha mai cercato alibi. Ha aspettato. E quando l’occasione è arrivata, non ha tremato.
C’è qualcosa di emblematico nel suo modo di stare in campo. Basic non incanta, non trascina, ma tiene insieme. È uno di quei centrocampisti che fanno il lavoro invisibile e sporco, quello che si nota solo quando manca. Ieri sera, invece, si è notato eccome. Ha dato equilibrio, ha corso, ha chiuso linee di passaggio e - finalmente - ha deciso. Qualche giorno fa, Sarri lo aveva elogiato per le caratteristiche morali. Ieri lo ha ribadito: "Basic va solo ringraziato".
La Signora, invece, sembra intrappolata in un limbo. In campionato, non vince dal 13 settembre, dal 4-3 contro l'Inter: più che una crisi è un’involuzione, tanto che la panchina di Tudor è appena saltata. La squadra difendeva bassa, non costruiva, non rischiava, e improvvisava sulle giocate dei singoli. Lazio-Juventus è stata dunque la fotografia di due stati d’animo diversi: chi ha provato a rimettersi in piedi e chi non sapeva più dove metterli quei piedi.
La Lazio - nonostante le mille difficoltà - ha giocato di nuovo una partita brillante, una partita vera. Con coraggio, compattezza, e un pizzico di fortuna in più rispetto alle precedenti. In un momento in cui tutto sembrava fermo, il gol di Basic ha riacceso qualcosa: un senso di squadra, di appartenenza, di possibile ripartenza. E per lui, per il croato in maglia 26, è arrivata quella serata che ogni professionista sogna e nessuno programma. Una rivincita silenziosa: non costruita ma meritatissima.









































