Calcio e Finanza
·5 febbraio 2025
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La Lazio fa sul serio sul progetto del nuovo stadio Flaminio. E anche il patron biancoceleste Claudio Lotito ora vuole accelerare sul piano.
Il numero uno della Lazio, nonché senatore di Forza Italia, nei giorni scorsi ha infatti inviato una lettera al sindaco della capitale Roberto Gualtieri, mettendo nero su bianco gli obiettivi per il progetto stadio. “Il nostro auspicio è che la fase preliminare si esaurisca entro la fine del 2025, per accedere alla fase definitiva nella prima parte del 2026 e all’inizio dei lavori nella seconda parte del 2026. Questo ci consentirebbe di concludere i lavori nella prima metà del 2029”, come riportato dall’edizione di Roma del quotidiano La Repubbllica. Un obiettivo che permetterebbe di “consegnare alla città uno stadio internazionale per gli Europei di calcio 2032”, come garantito da Lotito.
La Lazio quindi punta a inaugurare il proprio stadio a pochi mesi di distanza rispetto alla Roma, che ha messo nel mirino il 2028. Sul fronte economico, la società biancoceleste stima un costo di 392,6 milioni di euro più Iva per la realizzazione del nuovo Flaminio. Un impegno finanziario significativo, che si prevede di ammortizzare in “un periodo non inferiore a 80 anni”. Per questo motivo, la Lazio chiede una concessione di almeno “non inferiore ad anni 90”. Per quanto riguarda la gestione quotidiana dello stadio, dovrebbe intervenire Legends, un’azienda specializzata in consulenza per grandi eventi sportivi, già in contatto con il club capitolino.
Sul piano dell’accordo con il Comune, secondo la Lazio l’intesa non dovrebbe limitarsi alla sola struttura progettata da Pierluigi Nervi per le Olimpiadi del 1960, ma estendersi anche ad “altri spazi o strutture sportive di Roma Capitale”, con l’obiettivo di affiancare allo stadio “un vero e proprio centro servizi capace di esaltare la composizione di un quartiere allargato che comprenda anche l’opera del Villaggio Olimpico”. Insomma, il club di Formello sembra determinato a portare avanti il progetto.
Come in ogni grande progetto romano, però, anche quello del Flaminio dovrà fare i conti con una serie di vincoli. Nella stessa lettera in cui definisce le tempistiche e i costi dell’investimento, Lotito torna sulla questione delle eventuali criticità archeologiche. Se la Roma aveva rinunciato all’idea del Flaminio proprio per la tutela rafforzata della zona, preferendo poi l’opzione Pietralata, il presidente laziale non intende fare passi indietro. Tra i documenti allegati alla lettera, riemerge il piano di conservazione del Flaminio redatto dalla Paul Getty Foundation, già noto dai tempi della giunta Raggi.
Tra gli accorgimenti previsti, si parla di una “delocalizzazione dei parcheggi” (che non verranno realizzati sotto l’impianto) e di misure per proteggere il Villaggio Olimpico sia dal traffico che dall’inquinamento acustico. Infine, la questione delle catacombe di San Valentino, situate vicino alla collina dei Parioli, ma al di fuori del “perimetro di intervento”. Lotito rassicura che “nell’area interessata dai possibili futuri lavori di costruzione, le scelte tecnico-realizzative sono tali da evitare qualsiasi operazione di escavazione profonda e rilevante”. Per questo verranno utilizzati micropali, evitando scavi troppo invasivi.