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·2 giugno 2019
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Sergio Leonel Agüero Del Castillo, il 2 giugno 1988, vide la luce presso l’ospedale Piñero di Buenos Aires. Non vi elencherò tutte le sue reti/medie gol, in fondo quelle le si trovano benissimo su Transfermarkt. Mi soffermo piuttosto sul suo background: secondo di sette figli, la sua famiglia era poverissima tant’è che l’ascesa di Sergio è stata un grandissimo sostegno economico per tutti. Ed è dalla sfera familiare che ha origine il soprannome meglio identificante di ogni altro, ossia quel “El Kun” che compare anche sulla sua schiena in campo, tributo al cartone preferito dell’argentino: Kum Kum il cavernicolo. A proposito della sua vita privata si sa poco, lui stesso spiegherà il motivo in un intervista pubblicata dal Mundo Albiceleste: “They’ve spoken about everything and I have never come out and confronted someone because it’s not my style. I also understand that top coaches or journalists can say whatever they want: they are in their rights to give their opinions about football”. Si sa che è vegetariano (lo confidò lui stesso nel 2015 al Mundo Deportivo, in seguito ad un consulto col medico italiano Giuliano Poser) e si ritiene convenzionalmente che il nuovo regime alimentare adottato abbia contribuito ad alleviare i problemi muscolari di cui soffriva dalla nascita. Un altro punto chiave del suo carattere è la timidezza, sfociante nella riservatezza ma allo stesso tempo tendente all’introversione. Dimenticatevi di quanto appena detto, però, a proposito del suo comportamento in campo. A 15 anni ecco il debutto con l’Independiente, rompendo il record di Maradona del quale anni dopo si fidanzerà con la figlia: Giannina, la secondogenita di Diego, darà a Sergio il pargoletto Benjamin nel febbraio 2009. Nel palmarés di Agüero un oro olimpico, il primo trofeo europeo dell’Atlético dal 1962 (Europa League, obviusly) e un finale di partita unico in cui l’ansia dei tifosi citizens si tramutò in una rimonta da consegnare alla storia. E alle statistiche, sicché il ManCity vincerà la Premier. Oggi Agüero compie 29 anni, e abbiamo scelto di ricordarlo mediante quello che in vita sa far meglio: i gol. Ne abbiamo accuratamente selezionati cinque, buona visione e ancora feliz cumple all’attaccante.
Dentro la pancia del Ciudad de La Plata, casa di Estudiantes e Gimnasia, non cominciò solo un torbido mese di luglio ma anche la Copa América del 2011. Quella ospitata dall’Argentina, quella su cui pendevano come al solito aspettative altissime sulla nazionale albiceleste, quella in cui Leo Messi sarebbe stato chiamato a regalare una gioia ai suoi connazionali. E invece, La Pulga regalò nient’altro che prestazioni fatte da luci e (molte) ombre: la disfatta era lì, dietro l’angolo, tant’è che alla fine a festeggiare furono Forlán e Suárez. Nel match inaugurale della manifestazione, la piccola Bolivia era passata in vantaggio con Rojas (erroraccio di Banega) ma un grandissimo gol del subentrato Kun (out Lavezzi) ristabilì in parità la contesa. Finì così: con Agüero a guidare l’assalto finale dei suoi ma invano. Ma questo gol, questa perla, questa giocata risolutiva da parte di un grandissimo calciatore, resta. E la trovate immortalata dai video che la ripropongono: la qualità delle immagini sarà un po’ scarsa, ma non sminuisce la bellezza di questo gesto tecnico.
Salto in avanti di quasi cinque anni, fino al 19 aprile 2016. Siamo all’Etihad, alias City of Manchester, dove i padroni di casa demoliscono i malcapitati Magpies. Il volto sconsolato di McClaren in conferenza stampa è tutto un programma: passata in vantaggio grazie a Mitrovic, la sua squadra era stata annichilita da ben sei reti. Tutte quante le trovate qui: nel giro di 20′ esatti tutta la potenza di un reparto offensivo atomico si era palesata offrendo uno spettacolo per gli occhi. Roba da Lewandowski. La prima rete, di Agüero, è una marcatura da rapace d’area, di un falco che si avventa sulla preda così come il Kun si avventa sulla torre di un collega: il colpo di testa magari non sarà perfetto esteticamente, ma poco importa. La seconda è un inno alla buona sorte, che è sì generosa ma solo con gli audaci. Sergio è audace, perchè dal limite dell’area solo un folle avrebbe perseguito nella sua azione individuale non allargando il gioco. E invece eccolo lì, ad accentrarsi e scaricare una parabola deviata che prende la direzione opposta rispetto a quella verso la quale era stata generata. La terza è un morbidissimo lob a concludere uno scatto in profondità dopo un passaggio che probabilmente solo un visionario avrebbe potuto effettuare. C’è tempo per la quarta, la rete più bella della giornata timbrata dalla volée di De Bruyne, e poi via con la quinta: un perfetto connubio tra la calma e la tempesta. Prima Sergio tiene palla e attende l’ispirazione, poi quando è il momento non ci pensa né uno né due e fa partire un fendente a giro che dal suo destro va a baciare il palo interno. Ognuna delle cinque reti del Kun assume pertanto un preciso significato. Scegliete quella che volete (io personalmente propendo per quest’ultima) ma il messaggio è che ben pochi attaccanti siano completi come lui. Giusto, dimenticavo: la sesta riprende il leit-motiv della prima, con tanto di inserimento e spaccata vincente. Proprio completo, Sergio. Innegabile, no?
Il 25 novembre 2014, Agüero risultò decisivo contro il Bayern Monaco in un match vinto all’Etihad (3-2). Poco meno di due anni dopo, la storia si ripete con la comune provenienza geografica dell’avversario. Non più i bavaresi bensì i Fohlen: cambia poco per il Kun, che quando vede tedesco si agita come un toro al colore rosso (non ai Mondiali però…). Il 14 settembre sempre nella ridente Manchester c’è una sfida da segnare sul calendario col circoletto rosso: l’esordio di Pep Guardiola. Il solito barçamorfismo ammirato all’Allianz Arena, oltre che il Camp Nou, era finalmente sbarcato oltremanica. Un 4-1-4-1 criptico vedeva un centrocampo affollato come le strade di una metropoli nelle ore di punta, ma una sola, unica, forte certezza. Sergio davanti. E infatti il Kun andrà per tre volte a segno nel poker con cui André Schubert aveva fatto mestamente ritorno in patria. Al minuto 8′ la solita puntualità sottoporta è valsa l’antipasto, al 27′ la freddezza è valsa il primo, al 77′ il suo effervescente funambolismo è valso il secondo con contorno. Il dolce lo metterà Iheanacho al 91′, ma il resto della cena era stata gentilmente offerta dal Kun. Che nel frattempo ha pure trovato il tempo di piazzare un assist colossale a Gundogan (che aveva ricambiato procurandosi il rigore trasformato dal 10). Ottimo Sommer, il portiere ospite, che aveva evitato altre tre o quattro portate specie dicendo no a Sterling. In ogni caso, sicché devo scegliere uno, scelgo l’ultimo: che ne dite di finalizzare, dopo quasi 80′ di partita, saltando l’estremo difensore avversario dinanzi a buone 32mila persone abbondanti e appoggiare in rete col tipico british aplomb?
Andando nemmeno troppo oltre i primi risultati, su Youtube troverete senza troppa fatica una compilation stilata dal canale ufficiale dei citizens che raccoglie i cinque migliori gol di sempre segnati all’Old Trafford: Ian Brightwell (1990), Craig Bellamy (2009), Mario Balotelli (2011, con tanto di “Why always me?”), Edin Dzeko (stesso derby) e Sergio Agüero. E’ l’8 aprile 2013, e nell’Olimpo dei gol nella stracittadina finisce una perla assoluta. Yaya Touré vede il Kun al limite dell’area e lo serve, Sergio fa una buona decina di metri in progressione in cui salta con nonchalance tre quarti della difesa dei red devils, poi decide di sparare un bolide sollo il sette. Il fatto che sia la rete dell’1-2 definitivo, e che il City si sia portato a casa quel derby, aumenta e non di poco il coefficiente d’importanza di questa rete. Di ottima fattura, con una perfetta avanzata (Welbeck, Jones e Ferdinand rimasero intontiti per molto, secondo me): così, al 78′, si consumò la rete più bella mai messa a segno dai blu nel tempio rosso di Manchester. Una rete, peraltro, molto simile alla prossima di cui vi parlerò.
Sarò brevissimo. Come, direte voi? Semplice: scriverò poche righe, lasciandovi però il compito di guardare fino alla fine questo video. E’ inutile leggete le cavolate che troverete da qui fino in fondo: ma utilizzate 5 minuti della vostra preziosissima giornata per vederlo, perchè rappresenta meglio di ogni altra cosa la quintessenza di uno dei gol che resteranno nella storia della Premier League. Emozioni allo stato puro. Se non è venuto a tutti un infarto, c’è davvero mancato poco. La vittoria dello United contro il Sunderland è stata accompagnata da attimi di trepidante attesa: se fosse finita 2-2 all’Etihad, lo United sarebbe stato campione. E invece no. E invece Agüero ha segnato. E vi dirò di più, ha messo a segno una rete fantastica. Prima di lui, solo il 1968 con l’ultimo titolo ai citizens: la catena dell’oblio andava spezzata. E chi meglio del genero di Maradona, uno con la 10 sulle spalle, avrebbe potuto deciderla? Gli eterni secondi di Manchester, i cugini poveri dei Red Revils, stavano perdendo il primo match dell’anno. La profezia di Sir Alex Ferguson si stava avverando, stavano lasciando lo scudetto in casa loro. Nei minuti di recupero, Dzeko accorciò per il 2-2. E il Kun salì in cattedra: ricezione, avanzata, slalom, salto di due uomini e gran tiro. Dopo 44 anni, l’Inghilterra tornava ad essere blu, e non solo per il sangue della regina. “Il più grande finale di stagione nella storia del campionato inglese” ratificherà la BBC. Se si fosse trattato di uno sceneggiato, di uno screenplay da teatro, difficilmente sarebbe riuscito meglio. E ancora feliz cumple, Kun!